Una carriera di successo dalla pallavolo alla sabbia. Poi il mestiere dell’allenatrice fino ai vertici più alti del settore, dove di solito sono gli uomini ad avere la meglio. Oggi De Marinis è l’unica a guidare una Nazionale seniores di volley. E il marito fa l’assistente
Segnatevi questo nome: Caterina De Marinis. È una pioniera. Del suo sport (il beach volley), della sua professione (allenatrice) e pure del suo genere: è l’unica donna a guidare una Nazionale seniores della Federazione italiana pallavolo. Sì lo sport delle donne. Solo a parole, perché nei fatti comandano gli uomini. Tranne lei, appunto. Nel 2021 è stata scelta per allenare la coppia femminile di beach che si doveva qualificare per Parigi, ovvero Menegatti-Gottardi. Ci sono riuscite, ai Giochi 2024 sono arrivate fino agli ottavi e poi agli Europei sono salite sul podio (non avveniva da tredici anni) con la medaglia d’argento. Ora riparte il nuovo quadriennio olimpico che terminerà a Los Angeles 2028 e di coppie da condurre alla ribalta ne ha addirittura due: sarà il direttore tecnico della nazionale femminile. Prima di essere una allenatrice, De Marinis ha vinto il primo campionato italiano di beach volley (nel 1994) e si è ripetuta nel 2000, in coppia con una giovane Antonella Del Core. Ha giocato anche a pallavolo, con Napoli in A1 per quattro anni.
Come libero. Amava schiacciare però, così si è trasferita sulla sabbia. “Volevo essere sempre protagonista, intervenire in tutte le azioni. Ed è quello che succede nel beach, sport spettacolare che negli ultimi anni ha fatto dei grandissimi passi in avanti, se un tempo era la disciplina dell’estate e si giocava solo al mare, oggi la Federazione internazionale l’ha portato nelle città, si pratica tutto l’anno e grazie agli sponsor sempre crescenti garantisce uno stipendio simile all’indoor. A cui si è avvicinato per la fisicità dei sui atleti e per le giocate. E per di più, rispetto alla pallavolo, secondo me ha di bello che la durata è ridotta, un’ora di gioco al massimo. Ci sono partite di volley che io, addetta ai lavori, faccio fatica a vedere dall’inizio alla fine”. E la durata è una delle rivoluzioni a cui la pallavolo deve pensare, se vuole attirare la Gen Z. Ma nessuna rivalità tra i due sport, garantisce, che hanno la Fipav come unico riferimento. La Federazione italiana, peraltro, insieme a quella brasiliana è concorde nel permettere all’allenatore di beach di sedersi in panchina. Cosa che invece non succede nelle manifestazioni internazionali come Giochi olimpici, Mondiali o Europei. “Stento davvero a capire come sia ancora possibile accettare questa regola, ma con l’Associazione internazionale allenatori stiamo iniziando una battaglia”.
Torniamo a lei. Prima di allenare la coppia di punta della Nazionale di beach volley femminile, Caterina De Marinis è stata la rilevatrice statistica (pioniera anche in questo) della coppia argento olimpico a Rio 2016 Lupo-Nicolai mentre il marito, Ettore Marcovecchio, era il secondo allenatore. Adesso prestate attenzione. Dopo Rio, marito e moglie sono stati scelti dalla Fipav come responsabili del settore giovanile, ma la rivoluzione arriva il quadriennio dopo quando, nel 2021 appunto, affidano a lei l’incarico di allenare la coppia seniores femminile. E suo marito? “È diventato il mio assistente”. Fa una pausa. “Lo so, sono un’eccezione. Nel mio caso l’andare avanti nella carriera è coinciso con il non aver avuto figli, ci abbiamo provato, ma non sono arrivati. Per altre donne non è così, perché a un certo punto devono scegliere tra la carriera e la famiglia. Invece mio marito, allenatore come me, mi ha incoraggiata. Lo sport è ancora un mondo prevalentemente maschile e anche nel beach farsi spazio ed essere credibili è stato complicato. Pure agli occhi delle atlete. Marta Menegatti all’inizio era scettica, nella sua vita aveva avuto solo allenatori maschi, ho dovuto conquistarmi la sua fiducia”.
Ci è riuscita non solo con lei, ma anche con i suoi colleghi. Nel 2023 è stata votata (da loro) come miglior allenatrice emergente e nel 2024 ha ricevuto il premio come miglior allenatrice agli oscar del beach volley. “Considerate che nel circuito internazionale ci sono solo due prime allenatrici donne, io e la brasiliana Leticia”. Poi aggiunge. “Quando andavo a fare i primi stage in cui si condividono gli allenamenti con altri tecnici mi sentivo a disagio ad essere l’unica donna. Ma io credo in me, sono un’allenatrice preparata e piano piano ho vinto il disagio. Però no, questa disparità non è normale”. Che anche la pallavolo la prenda come esempio. Perché non è possibile che nei due massimi campionati italiani: A1 e A2 femminile e Superlega e A2 maschile, non ci sia neanche un primo allenatore donna. E che l’unica seconda allenatrice in 60 squadre di vertice sia Elisa Cella, a Brescia (A2). Che De Marinis sia la prima. Ma non l’unica.