C’è un grande complotto contro l’Italia, per farci sembrare un paese normale

La dietrologia non ci piace, ma la verità ormai è sotto gli occhi di tutti: il mondo si sta diabolicamente organizzando per fare dell’Italia un paese normale. Il caso Francia ma non solo. Indizi su un miracolo trasversale

Non siamo complottisti, lo sapete, non ci piace la dietrologia, non ci piacciono le verità alternative, non ci piacciono le storie che mettono al centro congiure e cospirazioni. Ma per una volta, ci scuserete, dobbiamo fare un’eccezione, dobbiamo buttarci su questo filone e dobbiamo necessariamente prendere atto che nel mondo vi è una macchinazione indiscutibile, internazionale, finalizzata a portare avanti, in modo spietato ma evidente, un clamoroso complotto contro l’Italia, il cui fine ultimo è organizzare una trama indicibile per trasformare incredibilmente l’Italia in quello che raramente è stata negli ultimi anni: un paese normale. Il complotto internazionale, diabolico, è in azione da tempo e ci sono vari elementi che ci possono permettere di sostenere una tesi così ardita. Il primo elemento è un elemento per così dire di sistema e se si ha la pazienza di osservare gli equilibri della politica europea non si farà fatica a sostenere che vi deve essere un complotto internazionale, globale, se oggi l’Italia, un paese storicamente instabile, ingovernabile, fragile, appare essere, al cospetto di paesi come la Francia (governi che saltano), come la Spagna (governi senza maggioranza), come la Germania (governo che collassa), un’oasi di stabilità, di governabilità, di certezze sul futuro. Il secondo elemento è un elemento per così dire politico e riguarda una dinamica che pochi paesi possono avere la possibilità di rivendicare. Una dinamica che coincide con un trend: in quale altro paese al mondo, nel globo terracqueo, esiste una dinamica all’interno della quale i partiti che crescono sono quelli più europeisti mentre quelli che decrescono sono quelli più populisti?

E’ un complotto, è evidente, è un complotto per rendere l’Italia un paese normale, cosa quasi impossibile, ma è un complotto che si compone anche di altri puntini. Quale altro paese può vantarsi di avere come leader più estremista un leader che risponde al nome di Giuseppe Conte, e per quanto Conte possa essere un populista con i fiocchi considerarlo un estremista alla Le Pen è onestamente troppo. E ancora. Quale altro paese può vantarsi di avere un partito come Fratelli d’Italia passato nel giro di pochi anni dall’essere un partito populista anti europeista, impegnato a raccogliere firme per uscire dall’euro, a essere un partito in Europa così vicino al mainstream da essere arrivato a votare la nuova Commissione europea insieme con i socialisti e i centristi ultras dell’europeismo? E ancora. Quale altro paese può vantarsi di avere un numero così ampio di partiti che nei due anni di guerra in Ucraina hanno finora votato sempre a favore della difesa di un paese aggredito dalla Russia putiniana? Pochi, è un complotto, non c’è dubbio. E quale paese ancora può avere la fortuna di avere una leader movimentista, a sinistra, barricadera, potenzialmente populista, che in nome della realpolitik sceglie di mettere costantemente da parte i suoi tratti gruppettari, barricaderi, per provare a mettere insieme le molte anime in pena del suo partito, ovvero il Pd? E ancora, sempre per parlare di politica, ma quale altro paese ha un tasso così basso di populismo, nei fatti, non a parole, da aver trasformato le esperienze dei partiti anti populisti, quelli di centro, in esperienze senza grande futuro, in esperienze tramontate non per i limiti delle leadership ma per una difficoltà oggettiva nel descrivere il paese come presidiato da forme pericolose di populismo estremista? E ancora, altro segno del complotto, quale altro paese ha la fortuna di avere il principale partito della maggioranza e il principale partito dell’opposizione che votano insieme, senza scannarsi, per il presidente della Commissione europea, cosa che non è successa in Francia, cosa che non è successa in Germania? E quale altro paese europeo, quale altro grande paese europeo, può vantarsi di avere una maggioranza certa, stabile, cosa che non può garantire la Spagna, che ha un governo di minoranza, e cosa che può garantire a metà la Francia, che ha un presidente saldo ma un governo senza maggioranza, e cosa che fino a chissà quando non può permettersi la Germania, costretta ad andare al voto in anticipo e che chissà quando avrà un governo stabile, anche dopo le elezioni? E ancora, l’elenco potrebbe essere interminabile, quale altro paese può vantarsi di avere una destra estrema che a parole fa paura, come quella guidata da Salvini, ma che con i fatti somiglia più a Giancarlo Giorgetti che a Marine Le Pen? E quale paese, ancora, altro segno di un complotto evidente, può vantarsi di avere una pace sociale come quella italiana, pace interrotta solo dagli scioperi del venerdì, dagli scioperi generali, scioperi che avvengono in un paese che ha sì problemi di salari ma che sta attraversando il momento più felice della sua storia quando si parla di occupazione? E quale altro paese, dominato da partiti che in passato hanno masticato allegramente il populismo, ha la fortuna di avere una serie di anticorpi innati contro il populismo, come le imprese, come il ceto produttivo, che grazie alla capacità che hanno nel dare un valore aggiunto al pil attraverso le esportazioni faranno di tutto e di più per impedire al governo potenzialmente trumpiano di assecondare le isterie del trumpismo quando si parlerà di economia e quando si parlerà di protezionismo?

Non siamo complottisti, lo sapete, ma non c’è altra spiegazione per decifrare il fenomeno rispetto a quella che abbiamo enunciato all’inizio del nostro articolo e di fronte a un paese dove i populisti diventano agnellini, dove gli estremisti mordono solo a parole, dove gli anti europeisti non vanno di moda, dove i trumpismi non trovano sbocchi, sarebbe un peccato cedere al complottismo di governo, per così dire, e rendere meno efficace il gran complotto mondiale che ha contribuito a trasformare l’Italia in un paese normale.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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