Il Memorandum di Budapest ha fallito. Solo la Nato può garantire la sicurezza di Kyiv

L’Ucraina fa bene a ricordare al mondo il fallimentare risultato degli accordi del 1994 e a insistere per entrare nell’Alleanza atlantica: “I paesi che ne fanno parte non hanno subìto guerre in questi 30 anni. Noi, invece, abbiamo già affrontate due guerre”, sostiene il politilogo Mykola Davydiuk

Trent’anni fa, il 5 dicembre 1994, l’Ucraina firmò il Memorandum di Budapest insieme a Russia, Stati Uniti e Regno Unito. Successivamente si unirono anche Francia e Cina. Questo documento avrebbe dovuto garantire all’Ucraina sicurezza, sovranità e integrità territoriale in cambio della rinuncia alle armi nucleari. E l’Ucraina, a quel tempo, aveva molto a cui rinunciare: disponeva del terzo arsenale nucleare più grande del mondo. L’Ucraina rispettò i propri impegni, diventando uno stato privo di armi nucleari, ma non ne ricavò alcun beneficio. Il Memorandum rimase solo un pezzo di carta conservato negli archivi di stato. La Russia occupò la Crimea e parte del Donbas nel 2014 e iniziò un conflitto su larga scala contro l’Ucraina nel 2022. Né il Memorandum di Budapest né il diritto internazionale impedirono all’aggressore di scatenare la guerra.

Il 3 dicembre scorso, alla vigilia del 30esimo anniversario della firma di questo storico documento, il ministero degli Esteri ucraino ha pubblicato una dichiarazione in cui afferma che la mancata concessione all’Ucraina di garanzie di sicurezza reali ed efficaci negli anni ‘90 è stato un errore strategico sfruttato da Mosca, e che questo errore deve ora essere corretto. “L’Ucraina deve ricevere garanzie di sicurezza chiare e giuridicamente vincolanti, in linea con il suo significativo contributo al disarmo nucleare globale e al mantenimento della pace e sicurezza internazionale”, si legge nella dichiarazione. Segue poi una richiesta concreta, quasi un ultimatum: “Avendo alle spalle l’amara esperienza del Memorandum di Budapest, non accetteremo alternative, surrogati o sostituti della piena adesione dell’Ucraina alla Nato”, si legge nel documento che Andrii Sybiha, ministro degli Esteri ucraino, ha portato questa settimana a Bruxelles per la riunione del Consiglio Ucraina-Nato. Con sé ha portato anche l’originale del Memorandum di Budapest. La dichiarazione ha suscitato una certa sorpresa anche tra gli analisti ucraini. Nel 2024, l’Ucraina ha compiuto enormi sforzi diplomatici per firmare accordi di sicurezza con molti paesi. Finora ne sono stati firmati 27: sette con i paesi del G7, 19 con altri stati e uno con l’Unione europea.

Con l’Italia, l’Ucraina ha firmato un accordo simile il 24 febbraio 2024. Tuttavia, questi accordi non sono sostituti dell’adesione alla Nato, non garantiscono la sicurezza dell’Ucraina e non possono fermare l’esercito russo da nuovi tentativi di occupazione del territorio ucraino in caso di una tregua temporanea. Secondo gli analisti, questi accordi mirano più a fornire assistenza militare stabile. “Rappresentano comunque un grande passo avanti e un rafforzamento della difesa ucraina”, dice al Foglio il politologo Anatoliy Oktysyuk. Che considera la dichiarazione di Sybiha un passo di Kyiv per delineare una posizione negoziale più chiara. Nel frattempo, Andrii Sybiha ha chiarito a Bruxelles che l’Ucraina non sta accelerando l’adesione all’Alleanza durante la guerra, viste le posizioni di molti stati a riguardo. Tuttavia, l’adesione rimane un obiettivo strategico per Kyiv, che per ora vorrebbe ottenere almeno un invito.

Inoltre, il ministro ucraino ha discusso a Bruxelles di questioni più concrete, come i sistemi di difesa aerea che l’Ucraina potrebbe ricevere presto dai partner europei. “Trump probabilmente non sosterrà nemmeno un invito dell’Ucraina nella Nato, ma è necessario chiedere il massimo”, sostiene Oktysyuk. Anche la Germania, per ora, non vede l’Ucraina nell’Alleanza. Ma ciò non significa che non si debba discutere di questa possibilità. Il politologo osserva che una delegazione ucraina, guidata dal capo dell’Ufficio presidenziale Andriy Yermak, si è già recata a Washington per negoziare con il team di Trump. Secondo il Wall Street Journal, gli ucraini hanno già incontrato Keith Kellogg, futuro inviato speciale del presidente americano per le questioni russo-ucraine. Sempre secondo il giornale, il team di Trump ha appoggiato gli sforzi dell’Amministrazione Biden per fornire armi all’Ucraina, poiché ciò potrebbe dare agli americani leve di influenza su Mosca durante i negoziati, ma non ha mostrato particolare interesse per la proposta di adesione dell’Ucraina alla Nato.

Secondo il politologo Mykola Davydiuk, l’Ucraina ha fatto bene a ricordare al mondo come si è conclusa la firma del Memorandum di Budapest 30 anni fa: proprio per questo desidera tanto entrare nell’Alleanza. “I paesi che fanno parte della Nato non hanno subìto guerre in questi 30 anni. Noi, invece, abbiamo già affrontate due guerre”.

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