Dare il buon esempio sull’epidemia in Congo

Una malattia sconosciuta in due settimane ha già mietuto molte vittime, soprattutto fra i bambini. L’Italia ha ordinato di esercitare la massima vigilanza, anche in vista del Giubileo. Niente allarmismo, ma niente negazionismo. Un test sulla Salute per il governo (e anche per l’Oms)

Nella zona di Panzi, una località a sud di Kinshasa in Congo, si è sviluppata una epidemia sconosciuta che in due settimane ha già mietuto molte vittime, circa 70, prevalentemente bambini sotto i cinque anni. L’Italia ha lanciato l’allarme e ha ordinato agli uffici di sanità di frontiera di esercitare la massima vigilanza. Non si sa ancora se si tratti di un virus e mancano informazioni sufficienti a delineare una ipotesi fondata, ma è chiaro che il pericolo di diffusione esiste. Tra poche settimane, in occasione del Giubileo, Roma sarà raggiunta de una grande massa di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo e questa circostanza, di per se gioiosa, può diventare però l’occasione per una forte propalazione dell’epidemia, della quale non si conosce la forma di contagio. Naturalmente in queste condizioni e in assenza di informazioni è assai difficile approntare difese efficaci e si spera che le vaccinazioni possano essere efficaci anche in questo caso.

È giusto non spargere allarmismo, ancora più giusto lanciare l’allarme e cercare di approntare forme di controllo. Dovrebbe essere l’Organizzazione mondiale della sanità a intervenire tempestivamente, soprattutto per effettuare esami sul posto in modo da diradare i dubbi sul carattere del contagio e c’è da sperare che questa volta agisca con più tempestività di quanto fece in occasione del Covid. Anche l’Unione europea dovrebbe adottare misure iniziali di controllo, che sono comunque utili.

Per ora l’area del contagio anche in Congo appare circoscritta, ma la preoccupazione che vi possa essere una diffusione a macchia d’olio è comprensibile. In un mondo interconnesso non è possibile isolare un focolaio, ma si può rallentarlo con misure di prevenzione e controllo, finché non siano chiare le caratteristiche della malattia, il che è indispensabile per approntare difese farmacologiche efficaci. Qualcuno, sul tema, lamenterà l’allarmismo (che peraltro non c’è stato), ma in questo campo è sempre meglio troppa protezione che troppo poca. Niente negazionismo, niente allarmismo ma niente sciocchezze grazie.

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