Cara Meloni, sul patto Europa-Mercosur è meglio ascoltare Milei

Se l’Italia decide di non allinearsi al “no” francese il cammino dell’accordo firmato dall’Ue con i paesi del Sud America diventa rapido e sicuro. Un’occasione per Meloni per tenersi buoni due amici come Milei e von der Leyen

Ora Giorgia Meloni deve scegliere tra il caro amico Javier Milei, il presidente argentino, e i compagni di strada occasionali in Europa. L’accordo tra l’Unione europea e i paesi del Mercosur (di cui fa parte l’Argentina di Milei) è stato firmato, malgrado proteste e obiezioni. Ursula von der Leyen è andata a Montevideo a sancire l’accordo e lo ha difeso politicamente. “In un mondo sempre più diviso – ha detto – lanciamo un messaggio: dimostriamo che le democrazie possono accordarsi. Crediamo che la cooperazione porti progresso e prosperità”. Von der Leyen sembra divertirsi (e noi con lei) a passeggiare tra le contraddizioni dei governi europei, subito emerse con la reazione sprezzante di Emmanuel Macron, pronto a prendere le distanze dicendo che la firma “impegna solo la Commissione”. Meloni non è stata così dura. Forse anche per lasciare uno spazio di dialogo con Milei, ospite d’onore a giorni alla festa di Atreju, e nuovo presidente del Mercosur.

Milei ha dato sostegno pieno all’accordo con l’Europa, in cui vede l’uscita da decenni di chiusura economica che ha impoverito l’Argentina. Anzi, ha attaccato il Mercosur per il troppo protezionismo e per aver perso decenni a trattare: “Ci siamo chiusi nel nostro acquario e ci sono voluti vent’anni per concludere l’accordo con l’Ue”. La sua difesa del libero scambio, per usare una parola che di solito Meloni non ama, è “ideologica”. È la scelta di chi crede nella forza del mercato, dell’iniziativa privata e nella spinta competitiva della concorrenza. Ma paradossalmente è la prima risposta concreta e alternativa al commercio internazionale che sta per disegnare il loro alleato Donald Trump, che con il suo protezionismo danneggerebbe sia Roma sia Buenos Aires. Se l’Italia decide di non allinearsi al “no” francese il cammino dell’accordo diventa rapido e sicuro. Forse si leveranno le proteste di alcune categorie, come la Coldiretti, ma per Meloni può essere l’occasione giusta fare l’interesse nazionale ed europeo. Oltre a rafforzare i rapporti con due amici come Milei e von der Leyen.

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