A pochi giorni dal video del carro funebre, il leader definisce il Movimento come progressista indipendente. E sul simbolo non vede nessun rischio: “È del Movimento 5 stelle. Lo dico da avvocato. Il mito di Grillo si è consumato”
“Il mito di Grillo si è consumato”. Così il leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, in una intervista a la Stampa, alle porte della seconda tornata di votazioni nell’assemblea degli iscritti. Pochi giorni fa il comico genovese e fondatore del M5s aveva pubblicato un video in cui, guidando un carro funebre, annunciava la completa scomparsa dei valori originari del Movimento, di cui lui risulta ancora garante.
“Sicuramente non è una bega personale tra lui e me, come un po’ distortamente alcuni la rappresentano” spiega Conte, secondo cui “la questione è politica. Ed è semplice: da un lato c’è il passato e dall’altro c’è il futuro”. Quel progetto originario del Movimento, richiamato polemicamente dal comico nel suo video, “non c’è più da tempo, ci dobbiamo dire la verità con grande onestà intellettuale”. Mentre “I valori, quelli sì sono vivi. A partire dalla difesa della legalità e dall’intransigenza morale. Ma le forme di applicazione sono state ampiamente superate. Mi limito a ricordare che non fui io a dire ‘Draghi è grillino’”.
Conte nota come l’indicatore della caduta dell’importanza originaria di Beppe Grillo sia proprio “il voto degli iscritti sulla sua defenestrazione. Mi ha sorpreso negli esiti e anche per l’entità, e mi ha fatto capire quanto Grillo si sia staccato dalla sua comunità”. Un segnale che denota come “lui in questi tre anni non sia mai riuscito a esprimere una traiettoria alternativa”. Ma di parricidio neanche l’ombra: “Ha deciso la base. Io stesso, in consiglio nazionale, ho avanzato dei dubbi sul fatto di far votare il quesito che aboliva il ruolo di garante. Ma ha prevalso il rispetto della volonta’ degli iscritti. Nel nuovo Movimento che sta nascendo nessuno può essere Sopraelevato”.
D’altronde, il rapporto tra l’ex premier e il comico è sempre stato sostanzialmente “paritario”: “Non sono stato mai figlio di Grillo. Ho una storia diversa. È lui che mi ha chiesto di dare una mano” prosegue “E comunque, da parte mia, sono sempre stato molto rispettoso della sua storia: non ho mai risposto a invettive e battute velenose”. Nel video di martedì, poi, Beppe Grillo ha esortato i contiani a farsi un proprio simbolo e andare avanti. Ma per Conte l’ipotesi che il fondatore ostacoli le sue mosse rivendicano la proprietà del logo pentastellato è “impossibile, perchè il simbolo è del Movimento 5 stelle. Lo dico da avvocato. Il rischio non c’è”.
Grillo ha accusato il tradimento dei valori originari del Movimento, accusando chi lo dirige di averlo trasformato in un “partitino progressista”. Conte però traccia una linea ben precisa tra i dem e i pentastellati, definendoli piuttosto dei “progressisti indipendenti”. Conte dà ragione a Romano Prodi, il quale sottolinea come il movimento non sia propriamente di sinistra: “Infatti la mia comunità non si definisce di sinistra, ma progressista”. Quelli di sinistra, spiega “votano la commissione Ursula, noi no. Mandano le armi a oltranza in Ucraina, favorendo l’escalation, noi no. Aggiungo: queste cose il Pd le ha votate assieme a Giorgia Meloni. Per questo ci definiamo “progressisti indipendenti”. Perché siamo un’altra cosa, del tutto nuova e originale”.
Una separazione così netta dal primo partito di opposizione che spinge il leader a dire che “se il Pd non cambia idea”, qualora si votasse domani il movimento correrebbe da solo. “È la logica conseguenza della nostra coerenza. Questi punti per noi sono assolutamente discriminanti”. Ma nessun nuovo Ulivo “Noi vogliamo definire un percorso alternativo a questa destra, fondato sulla chiarezza: il no senza se e senza ma alle armi per costruire un nuovo ordine multipolare; politiche sull’immigrazione che rappresentino una terza via tra l’accogliamoli tutti della sinistra e gli slogan di odio e senza soluzioni del governo; la lotta alle diseguaglianze, aumentate con Giorgia Meloni”.