Il Festival è la Rai (non è Sanremo)

Una sentenza del Tar rilancia l’idea che lo si possa trasmettere su altre reti

Ieri il Tar della Liguria ha dichiarato illegittimo l’affidamento “diretto” alla Rai, da parte del Comune di Sanremo, dell’organizzazione del Festival della canzone italiana. Cosa questo esattamente significhi dal punto di vista tecnico e giuridico, si vedrà a breve. Secondo alcuni significa che dalla prossima edizione del Festival (quella del 2026) il comune di Sanremo dovrà fare una gara aperta ad altri operatori televisivi per la messa in onda. Secondo la Rai invece, che ha emanato una nota, non significa questo: “Nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi”.

Qualunque sia, alla fine, l’interpretazione corretta della sentenza del Tar, restano tuttavia dei fatti incontrovertibili.

Il primo dei quali, che non sta in un codice di procedura ma nella storia d’Italia e nel buon senso, è che il Festival è della Rai. Di più: il Festival è la Rai. Ancora di più: il Festival esiste ed è il Festival proprio perché lo trasmette la televisione pubblica che lo ha fatto diventare un fenomeno nazionalpopolare. Nato negli anni ‘50 il Festival non era nulla prima che arrivasse la Rai con le sue telecamere. Al punto che il Festival della canzone italiana potrebbe persino essere spostato via da Sanremo (luogo inadatto secondo tutti i discografici italiani e secondo tutti gli operatori del settore) e restare ancora Festival della canzone italiana, mentre non sarebbe più il Festival della canzone italiana se a trasmetterlo fossero Amazon o Mediaset. Tanto è vero che a nessuno è mai seriamente venuto il pensiero di rivolgersi al comune di Sanremo per fare un offerta. A nessuno tra i maggiori operatori televisivi privati. Alla Rai basterebbe infatti lanciare un nuovo Festival della Canzone, a Roma o a Milano o a Napoli, e Sanremo se lo dimenticherebbero tutti. La minaccia di un spostamento di Sanremo su altre emittenti, finora, in realtà è stato solo un tentativo di “estorcere” più denaro alla Rai da parte di diverse amministrazioni comunali sanremesi negli ultimi anni. Ma la città di Sanremo è sacrificabile, mentre la Rai è immanente.

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