La crisi dell’Automotive vista dalla regione rossa della Motor Valley: “Questo governo ha fatto scelte incomprensibili dal punto di vista industriale. Ma anche l’Europa deve adottare una strategia che non uccida il tessuto produttivo”
Più che preoccupato si dice “allarmato”. Il nuovo presidente Michele De Pascale (Pd) deve ancora insediarsi alla guida dell’Emilia-Romagna ma ha già una crisi di cui occuparsi, quella dell’Automotive, uno dei più importanti settori industriali del sistema produttivo della regione. Un pezzo della partita si gioca in Italia, dove secondo De Pascale l’assenza di politiche industriali va avanti da decenni e oggi c’è un governo che fa addirittura passi indietro. L’altra, altrettanto determinante, è quella in corso a Bruxelles. “Qualsiasi strategia di decarbonizzazione non può prevedere la deindustrializzazione e quella attuale corre questo rischio. Questo dev’essere chiaro anche in Europa”, dice al Foglio.
In Emilia-Romagna Stellantis ha due stabilimenti. Oltre alla storica sede della Maserati a Modena, dove proprio ieri si è recato in visita il presidente del gruppo John Elkann, nel cuore della Motor Valley che ospita anche Ferrari, Lamborghini e Ducati, c’è anche la Vm Motori in provincia di Ferrara. Poi c’è tutta la componentistica, che fa della regione la terza in Italia per numero di imprese e che risente non solo delle tribolazioni di Stellantis ma anche della crisi Volkswagen. Si capisce perché le discussioni in corso a Bruxelles sulle possibili modifiche dei regolamenti europei sul bando alle auto diesel e benzina possono avere un impatto concreto sulla regione. Ed è proprio il predecessore di De Pascale uno dei nuovi europarlamentari che meglio conoscono il tessuto produttivo emiliano-romagnolo. “Stefano Bonaccini è più preparato di me dopo dieci anni di guida della regione”, dice l’ex sindaco di Ravenna, che suggerisce due strade da percorrere: “Allentare la curva e quindi darsi obiettivi meno sfidanti oppure mantenere gli obiettivi e garantire molti più investimenti pubblici per poterli raggiungere in tempi brevi senza compromettere la competitività delle imprese”. Soprattutto, aggiunge, “bisogna essere laici: tutto ciò che non è laico rispetto all’utilizzo delle tecnologie è sbagliato”. L’equazione decarbonizzazione uguale elettrico, insomma, non è propriamente corretta. “E’ parziale”, precisa lui. “Sarebbe una follia non essere protagonisti di un enorme investimento sull’elettrico. Ma perché non valutare tempi, modi e anche soluzioni alternative rispetto ad altri pezzi della nostra produzione industriale, tenendo fermo l’obiettivo della decarbonizzazione?”.
Un approccio che finora è mancato, mentre si andava a tutta velocità verso una sola soluzione tecnologica. Perché i socialisti e il Pd non riescono ad affermare questi princìpi? “In alcuni casi – risponde con diplomazia De Pascale – serve uno scatto di competenza, un grande bagno di umiltà e conoscenza dei settori che si ottiene solo studiando. Ma lo dico trasversalmente rispetto a tutte le forze politiche”. Lui stesso, racconta, sta studiando il dossier Automotive ora che dal comune di Ravenna si è spostato in regione (l’insediamento è previsto per il 13 dicembre). Da sindaco ha invece conosciuto da vicino le realtà industriali del ravennate, non solo l’oil&gas ma anche la chimica e il distretto della ceramica, ascoltando i problemi dell’industria energivora che soffre i vincoli dei piani green europei senza avere strumenti per sostenerli. “L’Europa – dice – deve dimostrare di avere una strategia per la decarbonizzazione attrattiva, che sia in grado di salvare l’industria senza ricadute sulle fasce sociali più deboli. Solo così potrà essere emulata in altri paesi e questo è importante perché l’Europa dev’essere un faro che dà l’esempio al resto del mondo, altrimenti nessuno ci seguirà. Noi rischiamo il deserto industriale, mentre le produzioni si spostano in altre zone del mondo che non sono attente a questi temi”.
Tornando in Italia, il primo appuntamento della nuova giunta De Pascale sui temi industriali sarà il tavolo Stellantis al ministero del Made in Italy, convocato il 17 dicembre. “La nostra proposta è quella di utilizzare il contratto di sviluppo di stabilimento per affrontare la transizione. Non sono risorse a pioggia ma investimenti legati alla competitività”, è la linea che sarà portata a Roma. “Questo governo ha fatto scelte incomprensibili dal punto di vista industriale, come tagliare le risorse del fondo Automotive, portando il paese indietro rispetto al poco che c’era prima. Depauperare questo fondo non dà certo grandi vantaggi in una relazione dialettica con Stellantis. Ma non dimentichiamo che per lo sviluppo industriale di un paese servono imprese che abbiano una visione e una progettualità. E ora è il momento che Stellantis lo dimostri”.