La recensione del libro di Georges Simenon edito da Adelphi, 168 pp., 16 euro
“C’è una Francia che non conoscono ed è una Francia che forse è la più bella, la più varia e la più ricca”, dice Georges Simenon in uno dei suoi reportage giovanili, quando viaggiatore si esercita a fare il sociologo del popolo che lo ospita. Questa Francia sconosciuta, che anche loro non conoscono, è quella fluviale, quella legata all’acqua che scorre tra le regioni dell’esagono. Perché, si chiede Simenon, i bambini sanno tutte le marche delle macchine in città ma non riconoscono un cartello lungo una chiusa? “Non si tratta solo di una Francia sconosciuta, è tutto un mondo sconosciuto, una vita sconosciuta”. E così invita i francesi a prendere una barca, che costa meno di una motocicletta, e a girare il paese via acqua.
Simenon, in questi scritti – che dopo L’America in automobile, e altri, creano una sotto collana reportagistica a sé stante nel catalogo Adelphi – parla anche dei suoi mesi vissuti proprio sui fiumi, in barca, e del suo primo guscio di noce dove viveva con moglie, domestica (e poi amante) e “Olaf, un cane danese di ottanta centimetri di altezza al garrese, del peso di sessanta chili”. Simenon nel ’24, già stanco di Parigi dopo due anni a fare da “galoppino” a uno scrittore mediocre, parte. Sono costretti a mangiare scatolette di sardine e dormire in tenda sulla riva. Una volta in slip il giovane Simenon va a cercare l’acqua potabile per cinque chilometri. Ma non c’è modo migliore di vedere il paese, dice. Si sente la campana della prima messa e si vedono gli uomini in pantofole che escono di casa per innaffiare le rose, si gioca a Belote con gli abitanti dei paesini, si viene invitati dalle signore a mangiare il capretto. Dopo un po’, a vivere così, “non giocate più con l’acqua. La amate. E per amarla non c’è affatto bisogno di una barca grande, di uno yacht costoso, di un equipaggio. Si può navigare per tutta la Francia con una canoa come con una barca di venti metri”.
E’ una Francia “vergine”, dove le chiuse – che vedremo poi nei gialli di Maigret – hanno una poesia unica. In Francia ci sono quindicimiladuecentocinquantaquattro (15.254) chilometri di vie navigabili, cioè di fiumi e di canali, e tutti hanno il diritto di usarli come si usano le strade”. La Francia diventa una grande Venezia. Si può arrivare a Le Havre o a Marsiglia, a Brest o alle pendici del Massiccio centrale, attraversando canali così stretti che sembrano giocattoli. Quella che si vede passando tra i canali è una Francia “sorridente”, piena di risorse. E per tutta la vita queste immagini sono state per lo scrittore la grande benzina per le ambientazioni delle sue storie. “Mi bastava concentrarmi per pochi minuti perché sorgesse dalla mia memoria, in ogni particolare, un paesaggio al quale non avevo minimamente prestato attenzione… E il romanzo si scriveva da sé”.
Georges Simenon
Una Francia sconosciuta
Adelphi, 168 pp., 16 euro