Il lettore e lo spettatore

La recensione del libro di Andrea Tagliapietra edito da Donzelli, 313 pp., 35 euro

Due sono le figure che circoscrivono, fin dal titolo, questo saggio di Andrea Tagliapietra: il lettore e lo spettatore. Quanto basta per attirare la nostra attenzione. Il dipinto di Edward Hopper posto in copertina – un particolare di “People in the Sun” (1960) –, ben esemplifica il tema. E’ lo stesso quadro che Tagliapietra descrive e commenta nelle pagine d’introduzione al volume. Cinque figure dipinte siedono di fronte a qualcosa che sembra attrarre la loro attenzione. Il cielo è azzurro. La luce irradia la tela. Cosa guardano? In verità, uno dei cinque, l’uomo seduto nella parte leggermente retrostante, pare non essere molto interessato alla scena. Il suo sguardo è posato sulle pagine di un libro. Eccole le due posizioni, ben definite. Il lettore e lo spettatore si presenta dunque come un denso excursus, una riflessione sulla variabilità di queste condizioni, poste agli estremi di uno spettro che Tagliapietra interroga, analizza, misurandone la distanza e i possibili punti di dialogo. Il mondo è uno spettacolo. Una possibile catastrofe (o un naufragio con spettatore). Attraverso molteplici esempi – figure dipinte, dettagli, pagine filosofiche, letterarie, perfino film – nel saggio si esaminano queste due “figure dell’esistenza”. Incontriamo così il Seicento olandese, e in particolare Vermeer, con la famosa “Veduta di Delft”, forata da quel piccolo lembo di muro giallo di cui scriverà Proust. E poi le giovani dipinte negli interni di una stanza, intente a leggere sotto gli occhi di Cupido, o di una carta geografica, immerse in atmosfere ultramarine. L’atmosfera è avvolta nel silenzio. Il capitolo seguente verifica il passaggio cruciale dalla lettura a voce alta (più vicina all’antichità: Svetonio ci informa che Ottaviano, sofferente di insonnia, per riaddormentarsi si serviva del servigio di lettori), a quella silenziosa. Come data cruciale di questo passaggio Tagliapietra indica i Lumi, l’alba della “modernità”. In uno spazio che si fa sempre più intimo e privato, la lettura modula l’immagine di sé e degli altri tramite l’assorbimento e l’immedesimazione nei personaggi. Entriamo nel dominio del fantasmagorico. Tra terremoti, visioni apocalittiche, il lettore si fa spettatore. La modernità è esperienza umana votata allo spettacolo. Leggere? Vedere? Assorbimento? Immagini? “Un essere umano assorto nella lettura è come un libro richiuso nella sua copertina”, scrive Tagliapietra. Impenetrabile. Perso tra scritte e figure. Ci ricorda una pagina di Diderot sul meccanismo della memoria. Il cervello, diceva, è quella massa di cera sensibile e vivente, soggetta a tutte le forme cangianti. E aggiungeva: “Ecco il libro. Ma dov’è il lettore? Il lettore è il libro stesso”. Chiuso, probabilmente.

Andrea Tagliapietra


Il lettore e lo spettatore


Donzelli, 313 pp., 35 euro

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