La parola magica si chiama “interdittiva” è quella che il comico chiederà ai giudici per impedire all’ex premier di usare il contrassegno del M5s. Intanto fino a domenica c’è la sfida sui quesiti. Per Conte cancellare il garante dallo statuto è più importante di nome e simbolo. Così controllerà a pieno l’associazione, il salvadanaio del Movimento che può ricevere il 2xmille
“Questo simbolo che ha rappresentato sudore, cuore e coraggio in mano a queste persone mi dà un senso di disagio, fatevene un altro e andate avanti”. L’arma finale di Beppe Grillo ha un nome: interdittiva. Un’azione di reclamo del nome e del simbolo del M5s di cui il fondatore rivendica la proprietà. Un’arma da utilizzare al momento giusto: quello della presentazione delle liste elettorali al primo voto utile. Per impedire, ancor prima di un giudizio di merito, l’utilizzo del contrassegno a Giuseppe Conte. E’ questo in concreto che potrebbe accadere dopo il tanto atteso videomessaggio pubblicato ieri dal comico sui suoi canali social. Su queste colonne avevamo ipotizzato un necrologio politico, e in effetti Beppe Grillo si è presentato alla guida di un carro funebre per annunciare: “Il Movimento è morto, stramorto ma è compostabile, l’humus che c’è dentro non è ancora finito”. Chi è vicino al fondatore assicura: “E’ in possesso di pareri legali chiari che non lasciano spazio ad ambiguità: il simbolo è suo”. A Via di Campo Marzio, quartier generale del Movimento contiano, giurano però il contrario: “Sullo statuto e sul simbolo siamo blindati, non ci sono piani B”. Conte con i cronisti si autodefinisce “serafico” e anche il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri scherza così: “Pronti con un altro simbolo? Sì, si chiama Movimento 5 stelle, ha uno sfondo bianco, 5 stelle gialle e una V rossa al centro”. Eppure anche tra i parlamentari riuniti in serata da Conte come ogni primo martedì del mese la preoccupazione serpeggiava eccome. Secondo l’avvocato Lorenzo Borrè, massimo esperto di “diritto grillino” e storico legale dei dissidenti a 5 stelle, non proprio un amico di Grillo: “Anche dopo la pubblicazione della scrittura privata tra il fondatore e l’associazione M5s sembra pacifico che il diritto di proprietà sul nome e sul simbolo sia di Grillo che lo avrà anche ceduto, ma può senz’altro riprenderselo”.
L’occasione per “il ratto del simbolo” dunque potrebbe essere l’election day al quale il Viminale sta lavorando per accorpare tutte le elezioni comunali e regionali del 2025. In particolare gli occhi sono puntati sulla Campania, dove Conte sogna di esprimere un proprio candidato, l’ex presidente della Camera Roberto Fico. Non è un caso che nel video di Grillo ieri, oltre a Conte fosse chiamata in causa solo un’altra persona, Roberto Fico, appunto. Con la cancellazione del vincolo dei due mandati l’ex deputato si sogna già come successore di Vincenzo De Luca. “Ormai fanno come al Dc di vent’anni fa – attaccava ieri Grillo nel suo intervento – io ti appoggio il candidato Pd alle Regionali in Liguria e in Emilia e tu mi appoggi il ‘c’aggiafa” con l’autobus e la scorta in Campania”. Un’allusione molto chiara ai tempi in cui Fico si recava alla Camera in autobus. Cittadino tra i cittadini. Oggi invece l’ex presidente di Montecitorio è visto dai fedelissimi del fondatore come un’esponente di una filiera che si muove sull’asse D’Alema-Bettini-Manfredi-Conte e appunto Fico, che avrebbe trasformato il Movimento, per dirla con le parole del fondatore in un “piccolo partitino progressista”. Tra chi è vicino a Grillo Fico è considerato poco meno di Giuda: “Fu lui a convincere Beppe a sostenere il governo Draghi, e ora lo ha pugnalato così alle spalle”.
Accanto alla strategia legale c’è poi una strategia di comunicazione di cui il video di ieri è stato solo la prima mossa. Grillo non perderà occasione per ribadire al maggior numero possibile di ascoltatori che quello di Conte non c’entra più nulla con il M5s. Anche per questo da Via di Campo Marzio si ridimensiona tutto. Ogni eco rischia di rinforzare il messaggio del fondatore.
La sfida intanto riguarda il voto digitale che si apre domani mattina e proseguirà fino a domenica. Serve il quorum per cancellare il garante Grillo dallo statuto. Lui ieri diceva “Ho già perso”. E poi: “Se avete voglia andate a votare, altrimenti andate per funghi”. Mentre Conte invitava tutti a votare “Questa comunità non si lascia calpestare e non va per funghi”. Per l’avvocato si tratta di una sfida centrale. Simbolo e nome a parte, è per lui importantissimo avere il controllo assoluto dell’associazione, cancellando definitivamente Grillo dallo statuto. Anche se cambiasse nome infatti resterebbe quest’associazione il salvadanaio che contiene i fondi del M5s e ha diritto ad accedere al 2 per mille. Si vedrà.
L’altra domanda che resta sospesa riguarda “l’humus che non è morto”, e dunque è ancora vivo dentro al M5s citato da Grillo. E’ solo una questione di temi che possono trovare ancora spazio anche fuori dal Movimento? C’è chi giura di no. Nelle parole di Grillo ci sarebbe anche l’allusione alla possibile nascita di qualcosa di nuovo e ancora indefinito. Chi conosce bene il comico, che durante la diretta ha parlato della centralità della politica nei comuni – “E lì che si fa l’unica politica che conta –, suggerisce di guardare in Campidoglio, dove tra gli scranni dell’opposizione siede ancora un’ex sindaca e ormai silenziosissima, Virginia Raggi. C’è chi ci spera. Come l’ex senatore del Movimento Vincenzo Presutto: “Grillo ha ragione: l’humus del M5s originario è ancora vivo e pronto a riprendere quel percorso temporaneamente interrotto a causa di persone come Conte”.