Il Paris FC è ai vertici della Ligue 2, il Paris basketball comanda l’Eurolega al debutto. Dalla moda all’Nba, due sogni diversi con diverse propulsioni. Ma un obiettivo in comune: ridare entusiasmo a una città annoiata dalla monotonia del Psg
Il Paris Saint-Germain ha forse stufato. Almeno i parigini, sopraffatti dal monologo di una squadra che annichilisce la concorrenza in patria e resta impalpabile – non importa quanto spenda, quanti campioni attragga – in Europa. E allora ecco che si fa largo un’altra Parigi sportiva. Inesplorata, sperimentale, ma meritevole di curiosità per il semplice fatto di raccontare una storia che non si sa come andrà a finire. Tanto più che si svolge su due piani, paralleli e indipendenti: nel momento in cui scriviamo, il rifondato Paris FC è in testa alla classifica di Ligue 2 e il neonato Paris basketball comanda quella di Eurolega. I primi promettono “presto il derby contro il Psg, magari sotto la guida di Jurgen Klopp”. I secondi, da debuttanti assoluti nella competizione, hanno già schiantato il Barcellona e il Panathinaikos campione in carica. In una parola, sorpresa. Quel che al Parco dei Principi s’era smesso da tempo di provare.
Non ingannino il nome e l’emblema: a parte la Torre Eiffel stilizzata su campo scuro, i due nuovi Paris non hanno altro in comune. L’alternativa calcistica, dopo decenni di dilettantismo e qualche stagione di onesta cadetteria, si deve all’iniziativa dell’uomo più ricco del mondo: Bernard Arnault, che entro il 2027, attraverso la multinazionale del lusso Lvmh, controllerà insieme alla famiglia l’80 per cento della società. Il restante 20 spetta invece a Red Bull, che investe nel calcio da due decenni – da Lipsia a Salisburgo, passando per New York – ed è stata coinvolta nell’operazione proprio “per le sue eccezionali competenze di settore”. Non guasta che dal mese prossimo sarà proprio Klopp a tenere le redini calcistiche del gruppo austriaco. E in campo “l’effetto Louis Vuitton” è già sotto gli occhi di tutti, con la squadra che viaggia spedita verso la promozione: tra i suoi giocatori più rappresentativi, finora, l’ex centrocampista del Sassuolo Maxime Lopez (ha già tracciato il paragone fra le due realtà). Le partite casalinghe si disputano al Charléty, un piccolo impianto da 20mila posti: per la Ligue 2 va benissimo, più avanti servirà scomodare gli Arnault. “Senza un nuovo stadio, moriremo”: lo dicono gli sceicchi del Psg, riguardo al ben più imponente Parco dei Principi. Amen.
A canestro invece, è tutta questione di un sogno matto americano. La storia risale al 2018, quando David Kahn, ex presidente dei Minnesota Timberwolves, decide che Parigi deve avere il suo club di basket. Un vuoto effettivamente maiuscolo: fino ad allora la squadra dell’Ile-de-France è il Nanterre 92, a quasi un’ora dalla capitale. L’imprenditore sceglie la via più impervia, creando una società ex novo. Promette di arrivare in Eurolega entro il 2022: senza pandemia di mezzo ci sarebbe riuscito. Complice la blanda concorrenza della pallacanestro francese, la crescita del Paris è sbalorditiva: prima divisione nel 2021, primi trofei – Coppa di Lega più Eurocup – già quest’anno. Il salto nel massimo torneo continentale poteva implicare quantomeno una fase di transizione. Il tempo di due sconfitte nelle prime gare: poi il Paris ne ha vinte 10 delle successive 11. Una schiacciasassi inattesa: il coach è il brasiliano Thiago Splitter, alla sua prima esperienza europea, le stelle della squadra T.J. Shorts e Maodo Lo (ottimi giocatori, in nessun modo fenomeni). Non c’era modo migliore per inaugurare la nuova casa del club, il palasport di Porte de la Chapelle inaugurato per le Olimpiadi. Parigi sta imparando a goderselo. Questo e ogni altro sbocco sportivo: il Psg non va più di moda.