La prima volta fu nel 1863. Poi nel 2011 Bill Clinton firmò tutte assieme ben 140 grazie, compresa quella al fratellastro minore Roger Clinton. Anche Trump firmò 26 grazie dopo aver saputo che avrebbe dovuto lasciare la Casa Bianca: tra i beneficiari Charles Kushner, suocero di sua figlia Ivanka
“Sono deluso dal fatto che abbia messo la sua famiglia prima del paese. Questo è un brutto precedente che potrebbe essere abusato dai presidenti successivi e che purtroppo rovinerà la sua reputazione”. Il governatore democratico del Colorado Jared Polis ha commentato così la decisione di Joe Biden di concedere, a 50 giorni dalla fine del suo mandato, la grazia “piena e incondizionata” al figlio Hunter, sostenendo che fosse perseguitato politicamente per colpire lui. Un provvedimento che azzera i due processi istruiti da un procuratore speciale nominato dal dipartimento di Giustizia della stessa amministrazione Biden, e di cui proprio questo mese erano attese le sentenze, col rischio di più di qualche anno di carcere. Ma la sanatoria riguarda anche tutti i reati che “ha commesso o potrebbe aver commesso o a cui potrebbe aver preso parte nel periodo dal primo gennaio 2014 al dicembre 2024”.
“Ipocrita” e “bugiardo” lo definiscono i repubblicani. “La grazia concessa da Joe a Hunter include gli ostaggi del 6 gennaio che sono stati imprigionati per anni? Che abuso ed errore giudiziario!”, lo ha provocato Trump. Trump, però, è proprio uno degli altri due presidenti degli Stati Uniti che avevano fatto la stessa cosa. E se non ci limitiamo alle sole grazie concesse a fine mandato, allora il numero sale a quattro. Addirittura, il primo fu Abraham Lincoln, 76 anni dopo l’introduzione di quella sezione 2 dell’articolo 2 della Costituzione secondo cui il presidente “ha il potere di sospendere l’esecuzione delle sentenze e di concedere la grazia in caso di crimini contro gli Stati Uniti, salvo nei casi di accusa per responsabilità d’ufficio”. Una idea di Alexander Hamilton ripresa dalle leggi inglesi, che davano il potere di concedere clemenza ai loro sudditi non solo ai sovrani ma anche ai governatori delle colonie britanniche in America. L’idea del proponente che potesse aiutare a “ripristinare la tranquillità del Commonwealth” in tempi di ribellione fu in effetti collaudata già nel 1795 da George Washington con due leader di quella “Whiskey Rebellion” che si era accesa contro una tassa al consumo.
Abraham Lincoln
Ma la prima volta che la prerogativa fu approvata a favore di un membro della famiglia fu nel dicembre del 1863, a favore della 26enne Emily Todd Helm: sorellastra della First Lady Mary Todd, ma allo stesso tempo vedova del generale sudista Benjamin Hardin Helm, caduto in combattimento tre mesi prima. Appresa la notizia, il presidente, visibilmente commosso, decise di invitare la cognata alla Casa Bianca. “Il signor Lincoln e mia sorella mi hanno accolto con il più caloroso affetto”, scrisse Todd Helm nel suo diario. “All’inizio eravamo troppo sconvolti per parlare. Ho perso mio marito, loro hanno perso il loro bellissimo figlioletto Willie, e Mary e io abbiamo perso tre fratelli combattendo con i confederati”. Il giorno dopo, la donna ricevette una lettera scritta con la grafia del presidente, in cui le concedeva la grazia totale pur senza avere mai firmato il giuramento di fedeltà richiesto ai sudisti.
Bill Clinton
Una situazione, insomma, molto sui generis. Per il caso successivo bisogna aspettare 148 anni, che saltano l’intero XX secolo e approdano direttamente nel XXI. E infatti addirittura il 20 gennaio 2001, ultimo giorno di mandato, che Bill Clinton firmò tutte assieme ben 140 grazie. Molte suscitarono polemiche, ma soprattutto quella al fratellastro minore Roger Clinton. Figlio del padre del presidente, Roger Clinton, e dell’infermiera Virginia Dell Cassidy: un musicista e attore televisivo che però ha fatto notizia molto più spesso per il suo comportamento che per la sua carriera professionale. In particolare, nel 1985 era stato arrestato e condannato per due accuse legate al traffico di droga: cospirazione per spaccio di cocaina e distribuzione di cocaina. Una volta, inoltre, ricevette orologi in regalo dai figli del capo mafioso Rosario Gambino, e alcune accuse contro di lui furono indagate dal Congresso. Ma grazie alla grazia tutto fu cancellato dai registri penali.
Donald Trump
Anche Trump firmò 26 grazie dopo aver saputo che avrebbe dovuto lasciare la Casa Bianca, anche se non proprio l’ultimo giorno. Tra i beneficiati del 23 dicembre – vero regalo di Natale – anche Charles Kushner, suocero di sua figlia Ivanka. Il padre di Jared Kushner, che era consigliere della Casa Bianca durante la prima presidenza di Trump, era stato infatti condannato nel 2004 a due anni di prigione per evasione fiscale, finanziamento irregolare di campagne elettorali e manomissione di testimoni. Queste ultime, dopo che si è saputo che Kushner aveva reagito contro il marito di sua sorella, William Schulder, che stava collaborando con le autorità contro di lui. Come ha infatti ammesso lo stesso uomo d’affari davanti alla giustizia, per sedurre suo cognato ha assunto una prostituta che ha registrato l’incontro e lo ha inviato a sua sorella.
È lo stesso Charles Kushner che a fine novembre scorso Trump ha annunciato come suo candidato a ambasciatore in Francia. “È un grande leader imprenditoriale, filantropo e negoziatore, che sarà un fermo difensore del nostro paese e dei suoi interessi”, ha scritto il presidente eletto sul suo account Truth Social. In effetti, ha donato un milione di dollari per la sua campagna elettorale.