Un sondaggio condotto da The Harris Poll per il Guardian evidenzia come il 76 per cento degli intervistati creda che ci sarà un aumento del costo dei prodotti. Scetticismo anche tra gli elettori del GoP
Il 69 per cento degli americani ritiene che i dazi sulle importazioni minacciati da Donald Trump, se implementati, provocheranno un aumento dei costi dei prodotti. A dirlo è un sondaggio basato sulle risposte di 2.112 adulti statunitensi, condotto dal 14 al 16 novembre 2024 dalla società americana The Harris Poll in esclusiva per il Guardian. Il rischio dei rincari è piuttosto concreto per il 79 per cento degli elettori democratici, così come per il 68 per cento degli indipendenti e anche per il 59 per cento dei repubblicani. Un dato, quest’ultimo, che evidenzia quanto le misure di politica economica eccessivamente protezioniste siano impopolari anche fra coloro che hanno scelto il tycoon come prossimo presidente degli Stati Uniti.
Neanche il tempo di sedersi nello studio ovale, e già la scorsa settimana Trump ha annunciato sul suo social Truth che avrebbe applicato una tariffa del 25 per cento su tutti i prodotti importati da Canada e Messico qualora i due paesi (partner commerciali fondamentali per gli States) non si fossero abbastanza impegnati per frenare l’arrivo di Fentanyl e di immigrati in territorio statunitense, unito a un dazio ulteriore del 10 per cento per la Cina. L’annuncio ha gettato le basi per uno scossone diplomatico e commerciale di notevoli dimensioni, in cui è il consumatore finale a trovarsi in mezzo senza particolare margine di manovra.
Durante la campagna elettorale, in una lettera aperta in opposizione al candidato repubblicano firmata da oltre 350 economisti e docenti universitari americani si sottolineava la possibilità che “una larga parte dell’impatto delle tariffe da lui proposte” sarebbe ricaduta “sui consumatori sotto forma di prezzi più alti”. Un’affermazione, continua il sondaggio, con cui sono d’accordo circa il 76 per cento degli intervistati, confermato anche dalle stime elaborate dal think tank statunitense Peterson Institute for International Economics, secondo cui una tariffa generalizzata del 20 per cento combinata con una del 60 per cento sui prodotti cinesi proposte da Trump in varie dichiarazioni costerebbero alla famiglia americana media oltre 2.600 dollari all’anno.
Rincari che rischiano di influenzare pesantemente i consumi interni. Tanto da spingere molti degli intervistati ad anticipare gli acquisti prima dell’insediamento ufficiale di Donald Trump. Quasi la metà degli americani (44 per cento) sta pianificando acquisti già entro gennaio, mentre due terzi (62 per cento) ritengono di dover rimodulare i propri piani finanziari per il 2025 in vista di potenziali tariffe. Una tendenza particolarmente spiccata tra i giovani americani (in particolare il 66 per cento dei nati tra il 1980 e il 1994, ma anche il 59 per cento fra i nati dal 1995 al 2010), che si estende anche al 69 per cento degli ispanici e al 54 per cento degli americani neri.
A fronte di questi numeri emerge una divergenza di opinioni tra l’enorme massa di elettori che hanno indicato l’imprenditore newyorkese alle urne di inizio novembre e lo scarso apprezzamento di uno degli strumenti cardine della Trumpeconomics. Uno scollamento che si nota dal fatto che solo il 51 per cento degli elettori di destra ha fiducia sull’impatto positivo dei dazi sull’economia, affiancato dal 27 per cento degli indipendenti e il 20 per cento dei democratici.