All’Europa a corto di innovazione, non all’America, serve Elon Musk

Il magnate di Tesla e Space X vuole rendere più snello il governo. Ma l’America va già bene così: è l’Europa che ne avrebbe bisogno, scrive il Financial Times

Dopo aver trasformato il settore automobilistico con il suo talento, il genio della Bay Area ha provato a fare lo stesso a Washington”, scrive Janan Ganesh del Financial Times. “Aveva un record di sostegno a un partito politico diverso da quello del presidente che lo aveva nominato. Ma non importa. Se lo stato potesse adottare i metodi efficienti di questo industriale d’avanguardia, tutti avrebbero vinto. Alla fine, Robert McNamara, l’uomo della Ford diventato capo del Pentagono durante la guerra del Vietnam, è stato un tragico fallimento nel governo. Il suo nome è ancora sinonimo di applicazione errata della fredda ragione al caos della vita pubblica. Elon Musk, nella sua ricerca di razionalizzazione dello stato, farà molto meglio? E’ l’Europa che deve sperarlo, non l’America. Un continente che è esausto di idee e fiducia ha bisogno di un modello di riforma da emulare. Se non altro, Musk è sprecato negli Stati Uniti. Qualunque cosa non vada nel governo federale non ha impedito alla nazione di raggiungere un successo economico scandaloso. Le tasse sono complesse, ma competitive per gli standard occidentali. Il debito pubblico è alto, ma l’emittente della principale valuta mondiale può farla franca. L’intervento del governo, in particolare sull’Antitrust, si è irrigidito sotto Joe Biden, ma non in misura europea. Ora consideriamo l’Europa. Le sue principali economie, tra cui la Gran Bretagna, hanno oneri fiscali elevati rispetto ai loro standard in tempo di pace, per non parlare di quelli americani. A parte la Germania, hanno un debito che è uguale o superiore al loro pil, senza l’esorbitante privilegio del dollaro. Allo stesso tempo, tagliare i diritti o aumentare le tasse è un inferno politico, come sta imparando il governo laburista britannico e come Emmanuel Macron avrebbe potuto dire loro. Se la prossima tendenza intellettuale è il ripensamento del governo stesso da parte di Musk, una nazione europea in particolare se ne accorgerebbe. In generale, l’ossessione dell’élite britannica per l’America è una cosa negativa. A sinistra, ha portato all’importazione della teoria critica della razza e di altre mode. A destra, c’era l’illusione che l’America avrebbe fatto un favore al Regno Unito post Brexit sul commercio per qualche attaccamento ancestrale. L’unica consolazione della Gran Bretagna è che Francia e Italia hanno problemi simili e la Germania uguali ma leggermente distinti. La necessità di ispirazione esterna è paneuropea. Niente di tutto ciò significa che Musk la fornirà. Le forze strutturali contro una riduzione del governo sembrano imbattibili. Nel 1920, meno di un americano su venti aveva 65 anni o più. Un secolo dopo, uno su sei. E così due delle voci più consistenti della spesa federale sono l’assistenza sanitaria e la previdenza sociale. Un rapporto di Mario Draghi che prescriveva qualche investimento in più qui, qualche riforma strutturale lì, non avrebbe mai smosso il continente. L’effetto dimostrativo della trasformazione del governo degli Stati Uniti, e della conseguente crescita ancora più rapida, potrebbe. Mentre guardano oltreoceano a Musk, desiderosi di dare una spinta a una nazione già rampante, gli europei dovrebbero maledirlo come l’uomo giusto nel posto completamente sbagliato”.

(Traduzione di Giulio Meotti)

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