Si vede che non esiste in Russia una base di consenso interna dei cittadini ed esterna degli alleati alla guerra di aggressione dell’Ucraina a differenza di quanto accaduto in occidente durante le due guerre mondiali
L’economia russa dipendeva e dipende in misura notevole dall’andamento delle materie prime non rinnovabili, sia ai fini interni sia ai fini esteri. Nel primo caso, perché una parte cospicua delle entrate dello stato trae origine dai redditi che si formano a partire dalle materie prime. Nel secondo, perché la vendita all’estero delle materie prime finanzia le importazioni. Il flusso delle esportazioni russe è stato di molto maggiore del flusso delle importazioni, e quindi, grazie a un saldo commerciale positivo, la Russia ha potuto accumulare delle riserve cospicue. Il bilancio dello stato russo, inoltre, era passato nel giro di pochi anni da un disavanzo a un avanzo. Si era così ridotto il debito pubblico. Grazie al modesto debito pubblico e grazie alle cospicue riserve valutarie accumulate, la Russia ha ottenuto lo spazio, o meglio gli strumenti finanziari, per perseguire la ricerca imperiale della sovranità politica e militare.
Dall’inizio della guerra il bilancio dello stato russo, da un lato, deve trasferire del reddito alle famiglie per le pensioni e per ridurre l’onere del maggior costo dei mutui in presenza di tassi di interesse elevati, nonché per gli stipendi dei dipendenti pubblici, dall’altro, deve finanziare il cospicuo sforzo bellico. Se la guerra fosse durata poco, come era nelle intenzioni del Cremlino, non sarebbero sorti dei problemi maggiori. Ma così non è stato. L’espansione del bilancio pubblico, per acquisire il consenso della maggioranza della popolazione e per finanziare una guerra che dura da molto tempo e che diventa sempre più costosa, non può che avvenire in deficit, perché le entrate dello stato non possono, in un contesto di guerra, essere sufficienti. L’espansione del bilancio pubblico può avvenire con una maggiore offerta di obbligazioni o di moneta. Escludiamo, per l’agire delle sanzioni, dal flusso di acquisti di attività finanziarie russe l’estero, nella fattispecie dei paesi democratici. Escludiamo anche, perché non si ha traccia, l’acquisto di attività finanziarie russe da parte delle altre autocrazie. Le quali ultime non hanno certamente i mezzi finanziari delle democrazie, ma che forse neppure vogliono assumere il rischio che avrebbero sottoscrivendo il debito russo.
All’interno della Russia, se sono i privati a comprare le obbligazioni, allora la moneta defluisce dalle famiglie alle casse del Tesoro, e la quantità di moneta nel sistema resta invariata. Se, invece, i privati non comprano le obbligazioni, ecco che, volente nolente, deve arrivare la Banca centrale che le compra, nel caso russo indirettamente, come vedremo, generando nuova moneta, che defluisce dalla Banca centrale al Tesoro. La Banca centrale russa presta alle banche di credito ordinario i mezzi monetari per acquistare il debito pubblico che finanzia il consenso e la guerra. Questo meccanismo è diverso da quello del Quantitative Easing, dove era la Banca centrale europea che acquistava le obbligazioni che erano già nel bilancio delle banche di credito ordinario. Con il finanziamento indiretto del bilancio pubblico da parte della Banca centrale si ha l’ammissione che le banche e le famiglie russe non lo vogliono comprare. Lo slancio patriottico, almeno sotto il profilo finanziario, non si sta manifestando. Lo slancio patriottico nella versione dell’acquisto da parte dei propri cittadini di obbligazioni c’è stato nei paesi occidentali nelle due guerre mondiali. Anche un finanziamento da parte degli alleati di una parte delle obbligazioni c’è stato nelle due guerre. Con la Prima guerra il finanziamento statunitense degli alleati anglo-francesi li ha spinti a chiedere un risarcimento eccessivo al paese sconfitto, la Germania. Con la Seconda guerra il finanziamento statunitense dello sforzo bellico dell’alleato britannico a consentito ai primi di spingere i secondi a ritirarsi dalle avventure coloniali, ai tempi dell’occupazione del canale di Suez.
Insomma, si vede che non esiste in Russia una base di consenso interna dei cittadini ed esterna degli alleati alla guerra di aggressione dell’Ucraina. Una nota finale. Nel caso della sottoscrizione di obbligazioni il consenso è misurabile e non sembra proprio esserci. Nel caso dei sondaggi o di quanto si racconta nel sistema mediatico il consenso si manifesta, ma può essere manipolato nel primo caso, oppure essere solo verbale nel secondo.