Tutti evocano la banlieue, intanto Milano continua tranquillamente a prosperare

Dopo le proteste per la morte di Ramy Elgaml, molti hanno paragonato il Corvetto ai quartieri pericolosi delle periferie francesi. Ma la città sta cercando di allargare il centro sempre di più per cacciare il degrado fuori dalle mura

Piuttosto che le cronache da Corvetto, a due passi da casa mia, preferisco leggere gli splendidi fumetti di Paolo Bacilieri con le storie di Scerbanenco. Sono più realistici. In queste trame di mala milanese degli anni Sessanta, infatti, il disegnatore tratteggia la topografia della città nei dettagli, così da farmi assistere a uno spericolato inseguimento che passa proprio di fianco all’arco di Porta Romana, ritratto così bene che sembra fotografato. È lo stesso arco attorno al quale adesso fervono aperitivi ed eventi, dove gli affitti costano carissimi, dove i supermercati hanno clienti gourmet.

In mezzo secolo dunque la ricchezza e l’edilizia hanno soppiantato il crimine, trasformando Porta Romana da periferia a centro città e spostando la frontiera dell’inciviltà un po’ oltre: prima verso piazzale Lodi, che adesso è il pianerottolo della Fondazione Prada; poi verso Brenta, dove ora vado a passeggiare felice senza bisogno di giubbotto antiproiettile, quindi magari verso Corvetto, o addirittura verso Rogoredo. Mentre tutti strillano evocando la banlieue, Milano continua tranquillamente a prosperare, lavorando e costruendo, così che il centro si allarghi sempre più e il degrado venga definitivamente cacciato fuori dalle mura. Alla fine, a salvare questa città, saranno proprio i due elementi che tutti sostengono l’abbiano resa invivibile: i soldi e le gru.

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