Le Pen continua ad alzare la posta in gioco e a porre linee rosse al primo ministro francese

Michel Barnier sta cercando in tutti i modi a convincere la leader del Rassemblement national a non staccare la spina al governo entro Natale. Ha respinto “l’ultimatum” lanciato da Le Pen, che però continua a sembrare intenzionata a far saltare il banco

Il primo ministro francese, Michel Barnier, sta provando in tutti i modi a convincere la leader del Rassemblement national (Rn), Marine Le Pen, a non staccare la spina al governo entro Natale. In un’intervista al Figaro, il capo dell’esecutivo ha fatto marcia indietro su due “linee rosse” che erano state poste da Le Pen: niente aumento delle tasse sull’elettricità nella legge di bilancio 2025 e risparmi significativi sull’Aide médicale d’État, il dispositivo di assistenza sanitaria agli immigrati irregolari. Ma nonostante le concessioni, giovedì sera, Le Pen ha avvertito Barnier che “ci sono ancora delle difficoltà”, e che “ha tempo fino a lunedì” per apportare le ultime correzioni. Tra le modifiche reclamate dalla leader sovranista, figura al primo posto l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione dal primo gennaio 2025.

Bardella, che giovedì ha definito una “vittoria” i passi indietro di Barnier, ha chiesto anche una “stretta sui migranti” e “misure forti per rilanciare la competitività delle nostre piccole e medie imprese”. Insomma, la lista è lunga. E l’impressione è che Rn voglia alzare sempre di più la posta in gioco dinanzi a un premier in grande difficoltà. Barnier, ieri, a margine di una visita a una fabbrica di Limoges, ha respinto “l’ultimatum” lanciato da Le Pen. “Non sono in questo stato d’animo nei confronti delle forze politiche del Parlamento. Sono in uno stato d’animo di rispetto e dialogo”, ha dichiarato Barnier. Che incontrerà nuovamente Le Pen lunedì con la speranza di trovare un punto di equilibrio. La capogruppo dei deputati Rn sembra tuttavia intenzionata a tirare dritto per la sua strada, a far saltare il banco. Il suo vero obiettivo è spingere il presidente Macron alle dimissioni e anticipare le elezioni presidenziali. Tutto prima del 31 marzo, giorno della sentenza sull’affaire dei fondi Ue che potrebbe condannarla a cinque anni di ineleggibilità.

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