Da Chiara Valerio a Zerocalcare, fino agli editori, autori e organizzatori. Per sciogliere un simile groviglio di idee servirebbe la mente allenata di chi legge libri, ma stanno tutti sui social
Sul caso dell’invito di Leonardo Caffo a Più Libri Più Liberi hanno tutti ragione; è questo il guaio. Abituati come siamo alla rissa da pollaio, diamo per scontato che qualsiasi dibattito sia un gioco a somma zero, e che idee diverse debbano giocoforza essere opposte e inconciliabili. Qui invece ha ragione Chiara Valerio (che non merita il linciaggio virtuale cui sta venendo sottoposta) nel sostenere che un cittadino è innocente fino al terzo grado di giudizio e che il confronto diretto e l’incontro di persona sono sempre meglio dell’ostracismo. Ha ragione chi ritiene che l’invito a un indagato per maltrattamenti sull’ex compagna sia inopportuno, tanto più in un evento nel complesso dedicato alla memoria di Giulia Cecchettin. Hanno ragione Zerocalcare e gli altri autori che hanno espresso il proprio insindacabile disagio nel partecipare attivamente all’evento, e che pertanto faranno tutt’al più un salto per il firmacopie. Ha ragione l’organizzazione della fiera, che – con il sostegno di alcuni editori, fra cui quello di Caffo – propone di mettere spazi e tempi a disposizione di incontri volti a diffondere consapevolezza su violenza e discriminazione. È un tale groviglio di affermazioni giuste che, per venirne a capo, ci vorrebbe una mente abituata alle sfumature e ai distinguo, a una certa complessità di pensiero e all’accettazione delle idee altrui anche quando non è facile digerirle. Ci vorrebbe insomma la mente di qualcuno abituato a leggere libri; a quanto pare, però, oramai i lettori stanno solo sui social.