Ventiquattro sale, duemiladuecento metri quadrati in quella che fu una dimora nobiliare tra le più prestigiose della città. E’ un luogo destinato ad assumere un ruolo di rilievo in ogni ricerca che verta attorno al poeta inglese divenuto simbolo del nazionalismo romantico
Nel centro di Ravenna la storica sede di Palazzo Guiccioli è stata riportata all’originale splendore e ospita da domani la prima esposizione dedicata a George Byron (1788-1824), nonché la prima sede italiana della Byron Society: non solamente un museo, ma un luogo destinato ad assumere un ruolo di rilievo in ogni ricerca che verta attorno al poeta inglese divenuto simbolo del nazionalismo romantico. Ventiquattro sale, duemiladuecento metri quadrati in quella che fu una dimora nobiliare tra le più prestigiose della città, per un ampio percorso attraverso ambienti ricolmi di memorie di epoca risorgimentale. Qui Lord Byron giunse, poco più che trentenne ma già celebre, nel 1819, seguendo il volontario esilio che lo aveva portato a spostarsi in Italia, attratto da quello che con toni segnatamente romantici aveva definito “il fatal dono della bellezza”: Milano, Venezia e poi – in seguito all’incontro con Teresa Gamba Guiccioli – a Ravenna, dove soggiornò e scrisse (tra queste mura lavorò anche al Don Juan) fino al 1821.
Sarebbe stata proprio la giovane e alcinesca moglie del conte Guiccioli, che Byron aveva voluto raggiungere fin su la marina dove ’l Po discende, a diffondere la memoria dell’inquieto, passionale poeta, fissandone i caratteri in pagine biografiche in cui tuttavia avrebbe individuato tratti eccessivamente personali per consentirne la pubblicazione. Tratti che oggi i visitatori possono ripercorrere di sala in sala, incontrando uno stile espositivo che coniuga la dimensione museale della conservazione di testimonianze materiali (tra cui il personale scrittoio da viaggio del poeta) a quella della narrazione che, favorendo l’immedesimazione, riveste ogni oggetto di luce inedita. L’ambizioso progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna ha permesso che fossero riportati alla luce i dettagli di questo rinomato salotto, restituendo i raffinati apparati decorativi per lungo tempo sottratti allo sguardo da strati di intonaco e persino gli affreschi che lo stesso Byron commissionò per lo studiolo nel quale lavorava alle sue opere. Ogni ambiente appare denso di suggestivi richiami al passato, ed è curioso pensare che dove ora c’è la caffetteria stava il cavallo con il quale Byron compiva lunghe passeggiate nella vicina pineta, presso cui egli incontrò i carbonari con i quali si appassionò alla politica, votandosi agli ideali dell’indipendenza nazionale. “Con l’inaugurazione del complesso museale – racconta il presidente della Italian Byron Society Ernesto Giuseppe Alfieri – offriamo ai visitatori la possibilità di ‘camminare’ attraverso quel secolo, sulle tracce di Lord Byron, di Teresa Gamba Guiccioli e degli uomini e delle donne che sognarono e fecero l’Italia unita”.
Questo prestigioso omaggio a Lord Byron, in occasione del bicentenario, ci svela un ulteriore volto di una città che, già capitale imperiale romana e poi cuore dell’Exarchatus, raduna in sé una straordinaria commistione di pagine di storia, dall’epoca ostrogota a quella bizantina con i suoi inestimabili tesori musivi, fino – come non ricordarlo – a un Trecento in cui fu strettamente legata al genio dantesco. Al fallimento dei moti rivoluzionari, Byron esita a lasciare Ravenna, ma poi raggiunge Teresa a Pisa e a Genova, salpando infine verso un rischioso viaggio per schierarsi al fianco dei patrioti greci contro l’imperialismo turco. Lei non l’avrebbe più rivisto, ma garantì la custodia di innumerevoli memorie che costituiscono, oggi, il cuore di questa esposizione.