La Rai manda in tilt il governo. Meloni a Tajani: “Non tengo Salvini”. L’asse Mediaset-Cairo. La Lega: “Fi è già con il Pd”

Il governo va sotto sul canone, Meloni infuriata sta con Salvini per mandare segnali a Mediaset e ai suoi programmi. L’editoria si coalizza contro il taglio del canone. Il ruolo del Mef

Roma. E’ nata Forza Cologno, Gasparri è il fisioterapista. Forza Italia vota con il Pd, per non ridurre il canone Rai, Meloni e Salvini votano per ridurlo. Il governo va sotto. Palazzo Chigi vale 20 euro, il previsto taglio. C’è vento del nord, inciucione Super League di editori e sinistra: Mediaset + Cairo + Pd + FI + Elkann. Ahó. Oggi arriva a Roma Fidel Chopin Confalonieri. La Lega: “I Berlusconi si preparano a governare con il Pd”. Sorte, segretario FI lombardo: “Io ho già sposato una comunista”. Il mattino ha l’oro in bocca e Tajani il groppone. L’emendamento cesoia Rai, di Salvini, viene avallato da Evita Melon e Tajani è straziato nel cuore. Quando è solo canta a Marina Berlusconi: “No, non mi lasciare, non mi devi rovinare, Meloni e Belloni, no, no, no”.



Neppure il caffellatte. Alle nove di mattina, a Meloni va di traverso la bevanda. Al Senato, in commissione Bilancio, il Milton Friedman di Forza Italia, nonché l’io “vojo fare l’editore”, Claudio Lotito, il Rizzoli della Cassia, insieme a Damiani di FI, vota contro l’emendamento Rai, del Salvini frisella (ha dichiarato che a fine carriera sogna di fare il sindaco di Milano. Fuga a Como!). Risultato: emendamento bocciato. 12 voti contrari (opposizioni + FI) e 10 favorevoli (Lega e FdI). Il governo dà parere favorevole alla cesoia Lega. Lo dà il Mef, attraverso la sottosegretaria Albano di FdI. Forza Italia: “E’ una sberla, doppia sberla di Evita Melon”. Gasparri: “Oggi è una grande giornata, aboliremo il numero chiuso a medicina. Sono solo normali contrasti”. La senatrice di Italia viva, Raffaella Paita, che potrebbe fare il ministro per i Rapporti con il Parlamento, anticipa e twitta: “Sono andati sotto. Ufficiale: in commissione Bilancio la maggioranza non c’è più. Quando le opposizioni si uniscono, senza veti, ottengono risultati in Parlamento”. Elly Schlein è felice (“al governo sono allo sbando”) e ogni volta che è felice, alla Camera, appare Marco Damilano, il frate arcobaleno, con gli occhi a cuoricino e il rosario di Prodi, per intonare: Ave Elly, gratia plena, Franceschini tecum. Al Senato, i cronisti acchiappano Lotito che sbraita, Borghi fa Borghi, la Lega per rappresaglia fa saltare l’emendamento sulla sanità di Occhiuto, di FI. Si amano alla grande. Per decisione del presidente Ignazio La Russa, lungo il corridoio del Senato, alle pareti, ci sono le tele di Amintore Fanfani che tutti i senatori pensano essere orribili (non hanno il coraggio di dirlo). Evita Melon prende in mano la situazione e fa sapere, con un off (chissà se c’è la modalità stand-by) che “l’inciampo della maggioranza sul tema del taglio del canone Rai non giova a nessuno”. Tradotto: Antò, amo fatto ‘na figura… Ma lei perché ha dato parere favorevole alla Lega? A Tajani, che incontra a Fiuggi, per il G7, gli spiega, fonti off/on: “Lo vuoi capire che Salvini non lo teniamo?”. Va lasciato spurgare come le melanzane. Forza Italia on: “Meloni voleva dare un segnale alla famiglia Berlusconi, a Mediaset, a Forza Cologno. E’ arrabbiata per le uscite sulle banche di Tajani, su Unicredit”. La mossa di Meloni è concordata con Giorgetti, che in queste settimane, è attaccato da Tajani e con lui la Ragioneria. Era stato Giorgetti a dire che il taglio del canone sarebbe entrato in manovra, e allora perché non c’era ed è servito l’emendamento Lega? Ahi, ahi. Nelle stesse ore, Simona Agnes, la presidente Rai designata da Tajani, viene bocciata per la quinta volta, in Vigilanza (al voto non si presenta nessuno) e FI pensa: “Come fa Antonio a spiegare alla famiglia, a Gianni Letta, che non riesce a eleggere Agnes? Lo aveva promesso”. Tony Marano, il presidente facente funzioni Rai, il leghista della sciatica del sabato sera, raccontano comincia a piacere tanto, ma tanto a Evita Melon. La sua proposta di non fare condurre i direttori Rai l’avrebbe ritenuta geniale perché finalmente qualcuno spiega a Sigfrido Ranucci, il Wagner Rai, come si campa. Tié. Lei, Evita Melon, riduce il canone-maremoto: “Se riusciamo a ottenere il cessate il fuoco in Libano, penso che anche il canone Rai lo possiamo risolvere”. Tajani, alla Camera, con il nuovo abito grigio, fa finta che è solo una questione da nulla, tipo: parcheggio prima io, o tu?, e dice: “Io non prendo ordini da nessuno. Abbiamo sempre detto che avremmo votato contro un taglio che vale un euro e mezzo. Noi siamo sempre stati coerenti”. Noi, chi? Forza Cologno? Da FI confidano che Evita Melon non gradisca ultimamente i palinsesti informativi di Mediaset guidati dal direttore-allenatore, Mauro Crippa, l’Helenio Herrera, “El Mago”. Chi fa parte della rosa di Forza Cologno? Oggi Gasparri fa i suoi stati Generali sull’editoria, al Senato, ormai pinacoteca Fanfani. Convoca ospiti Urbano Cairo, il Faraone, Confalonieri, l’ad della Rai, Rossi. Se la Rai ha meno canone, la Rai è destinata ad avere più pubblicità, più pubblicità significa che finirà per costare meno la pubblicità sia su Mediaset sia su La7. Si è capito cosa sta accadendo? A Cairo il numero 10, a Confalonieri la casacca uno, Rossi il sette, Tajani il 9. Non è politica. Sono i quarti di finale della coppa Pil: banche, editoria, pubblicità. Si gioca a Milano. Salvini non il protagonista. E’ solo il bagarino.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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