Tarquinio si smarca dal Pd: “Von der Leyen ambigua, no a Fitto vicepresidente della Commissione”

“Ho molto rispetto per la posizione del Pd. Credo nel dialogo, ma pratico da sempre la chiarezza. Dire no a Ecr e all’inquinamento anti-europeista della maggioranza è fondamentale in questo passaggio. La presidente è stata eletta a luglio con un programma diverso”, dice l’eurodeputato eletto nelle liste dem

Salvo colpi di scena, assai improbabili, oggi Marco Tarquinio dirà no a Ursula von der Leyen e ai suoi commissari. “Sono molto critico rispetto all’assetto di questa nuova Commissione. La presidente è stata per lo meno ambigua sul ruolo di Ecr. Credo poi che sia necessario un salto di qualità, una svolta, nell’azione di pace dell’Ue. Ma su questo aspetto – dice l’eurodeputato eletto a Bruxelles con il Pd da “indipendente” – le risposte sono state insufficienti”.

L’ex direttore di Avvenire parla al Foglio alla vigilia del voto che darà il via libera alla nuova squadra che governerà l’Europa. Onorevole, cosa non la convince? “Prima di tutto la vicepresidenza attribuita a una forza di destra nazional-sovranista come Ecr. E’ una valutazione che prescinde dal nome di Raffaele Fitto, non c’è nulla di personale. E riguarda anche altri profili, soprattutto nelle materie di mia competenza. Penso ai commissari per i partenariati internazionali, per le migrazioni, per la difesa, ma anche alla politica estera e di sicurezza. E la lista purtroppo potrebbe continuare. Nei loro programmi ho trovato a motivi di dissenso e di amarezza”.

Tarquinio non lo nasconde, non crede che l’impostazione di von der Leyen risponda alle esigenze di questa fase storica, né condivide l’allargamento ai conservatori europei vicini a Giorgia Meloni e l’apertura alle destre estreme annunciata da Manfred Weber, capogruppo del Ppe. “Naturalmente ascolterò quello che dirà la presidente della Commissione. Ma ricordo che è stata eletta a luglio sulla base di una maggioranza europeista, e di un programma, in condizioni diverse da quelle che si vanno delineando ora. La maggioranza è stata formalmente amputata, il nuovo patto di coalizione comprende il Ppe, i Socialisti e i liberali di Renew. Mentre i Verdi sono esclusi, tenuti a margine”. Tarquinio torna sul ruolo di Weber che in questi giorni, parlando alla Rai, ha confermato il nuovo equilibrio europei. “Sappiamo che nel Parlamento Ue la realtà è complessa, ma tutto questo – prosegue l’eurodeputato – getta un’ombra pesante sul lavoro che dobbiamo fare e sulla coerenza che dobbiamo agli elettori”.

Eppure il Pd, salvo l’obiezione dello stesso Tarquinio e dell’altra indipendente Cecilia Strada (ieri pomeriggio anche Zan aveva qualche dubbio), sosterrà Fitto, accettando di fatto questo schema. Che ne pensa? “Ho molto rispetto per il Pd e per la posizione dialogica che sta elaborando, molto attenta a evitare contrapposizioni ideologiche. Credo profondamente nel dialogo, ma pratico da sempre la chiarezza. E in questo passaggio ritengo che dire no all’inquinamento anti-europeista della maggioranza sia fondamentale, la priorità. Soprattutto di fronte a una Commissione in cui emerge da parte di vari commissari una spinta nazionalista”. Alcuni esponenti dem hanno lasciato intendere che l’apertura ai conservatori non sarebbe un dramma ma anzi potrebbe spaccare il fronte dei sovranisti. “Il confronto è sempre positivo, lo ripeto. Ma con Ecr credo ci sia un confine. Lo stesso che risulta molto chiaro in Italia tra l’opposizione guidata da Schlein e il governo guidato da Meloni. Servono un europeismo e un solidarismo senza ambiguità”.

Per questa via, secondo Tarquinio, sarà possibile arrivare a quel cambio di passo di cui l’Ue avrebbe bisogno, soprattutto nella sua politica estera. “In modo che l’Europa smetta di essere a seguito delle decisioni altrui. Mi fa impressione che ancora in queste ore, mentre la guerra sta raggiungendo il suo acme, si parli dell’invio di truppe a Kyiv. Non si riesce a prendere un minimo di iniziativa diplomatica comune né sull’Ucraina né sul medio oriente, dove l’unico tentativo è quello della Francia, con gli Stati Uniti, per il cessate il fuoco in Libano. Mentre la tragedia di Gaza si aggrava”.

Tarquinio infine resta scettico sulle possibilità che la nuova Commissione possa davvero innestare un cambio di rotta, ma non vuole perdere la speranza. “Mi auguro davvero che von der Leyen oggi mi sorprenda e si faccia interprete di una prospettiva diversa da quella costruita finora. Con un protagonismo europeo in grado di fronteggiare anche il trumpismo di ritorno, di cui vediamo già alcuni effetti. Gli eventi vanno veloci e noi continuiamo a restare indietro. Ormai – conclude l’ex direttore di Avvenire – dovrebbe essere chiaro a tutti che guerra più guerra non fa pace. Ma davvero dobbiamo aspettare che sia Trump a dare una scossa?”.

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