Il Wall Street Journal rivela che l’Onu non rinnoverà il contratto della keniota Alice Wairimu Nderitu perché ha posto le vite degli israeliani sullo stesso piano di quelle dei palestinesi. L’ultima parola sul suo licenziamento spetterà al Segretario Generale
L’ex commissario dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i palestinesi, Pierre Krahenbuhl, ha incontrato i leader delle organizzazioni terroristiche palestinesi durante il suo mandato, ha rivelato UN Watch. L’incontro ha avuto luogo a Beirut nel 2017 alla presenza di esponenti di Hamas, della Jihad islamica palestinese e del Fronte per la liberazione della Palestina. Krahenbuhl aveva avvertito i presenti di mantenere private le discussioni sull’Unrwa, agenzia che dopo il 7 ottobre è accusata da Israele di collusioni con Hamas. “Se riusciamo a raggiungere questo obiettivo, significa che siamo uniti e nessuno può separarci”, avrebbe detto Krahenbuhl.
Le Nazioni Unite hanno perso da tempo credibilità, ma il loro assalto a Israele sta toccando nuovi minimi orwelliani. L’Onu non rinnoverà il contratto di Alice Wairimu Nderitu, la keniota che è Consigliere speciale per la prevenzione del genocidio, rivela il Wall Street Journal. L’ultima parola sul suo licenziamento spetterà al Segretario Generale António Guterres, che ha l’autorità di rinnovare o interrompere i contratti dei dipendenti delle Nazioni Unite. La biografia all’Onu di Nderitu la descrive come una “voce riconosciuta nel campo della costruzione della pace e della prevenzione della violenza”. Ha ricoperto quel ruolo dal 2020. Nderitu non è un’alleata dichiarata di Israele. Ha chiesto un cessate il fuoco a Gaza. Ma il suo “peccato” agli occhi dei funzionari pubblici internazionali è quello di dare valore alle vite degli israeliani e dei palestinesi, condannare la barbarie del massacro di Hamas e chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani. E così sarebbe in procinto di essere licenziata perché è rimasta ferma nella sua convinzione che la guerra di Israele con Hamas non costituisce genocidio.
Il suo ufficio ha pubblicato un documento guida su “quando riferirsi a una situazione come ‘genocidio’”. Tale definizione, ha affermato Nderitu, include la Shoah, il genocidio in Ruanda, il massacro serbo dei musulmani bosniaci e potrebbe includere le uccisioni etniche che si stanno verificando in Sudan. La campagna di autodifesa di Israele non si qualifica come tale. La guerra contro Hamas ha causato vittime, ma la strategia di Israele mira a smantellare un regime terroristico, non a eliminare un gruppo etnico. Ma non è questo che la cricca antisraeliana all’Onu vuole sentirsi dire. Nderitu non è un’altra Francesca Albanese o Leila Zerrougui, l’inviata dell’Onu per i bambini e i conflitti armati, che ha inserito l’esercito israeliano nella lista nera di paesi e organizzazioni che causano regolarmente danni ai bambini assieme ad al Qaida, ai nigeriani di Boko Haram, all’Isis e a paesi come il Congo e la Repubblica Centrafricana. Nderitu non è neanche Sarah Douglas, vice capo della pace e della sicurezza delle donne delle Nazioni Unite, apparsa in un video da casa accanto a un poster palestinese e il cui account sui social ha diffuso centinaia di tweet anti-Israele prima che lo cancellasse, secondo UN Watch.
Nella sua unica dichiarazione sulla guerra di Gaza, Nderitu ha denunciato le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre e non ha mosso alcuna critica demonizzante a Israele, sebbene abbia affermato che “i civili innocenti non dovrebbero mai pagare il prezzo di un conflitto di cui non hanno alcuna responsabilità”. Il 14 novembre, il Comitato speciale delle Nazioni Unite per indagare sulle pratiche israeliane ha pubblicato un rapporto a sostegno delle accuse di genocidio. Il comitato sta prendendo spunto dall’austriaco Volker Turk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha trascorso un anno dal 7 ottobre ad attaccare Israele. Le sue affermazioni sono spesso riprese dal Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres e dai critici di Israele. Il comitato è composto da stati membri come Malesia, Senegal e Sri Lanka. Senegal e Malesia sono nazioni musulmane con una storia di ostilità verso Israele. Chiunque abbia un minimo di integrità non può sopravvivere all’Onu. O canti dallo stesso spartito antioccidentale e antisraeliano o te ne vai.