Slitta il decreto giustizia: Forza Italia divisa sui maggiori poteri alla procura antimafia contro gli spioni

E’ slittato al prossimo Consiglio dei ministri l’esame del decreto giustizia. Gli azzurri divisi sul rafforzamento della procura nazionale antimafia nelle indagini sugli accessi abusivi ai sistemi informatici. Le critiche, discutibili, di Gasparri

E’ slittato al prossimo Consiglio dei ministri l’esame del decreto giustizia previsto nel Cdm di ieri sera. Ufficialmente, come specificato in una nota, il rinvio è avvenuto su richiesta del vicepresidente del Consiglio e capodelegazione di Forza Italia al governo, Antonio Tajani, vista l’assenza per diversi impegni dei ministri del partito azzurro. Fonti di FI, consultate dal Foglio, restituiscono uno scenario diverso basato sullo scarso coinvolgimento del partito nell’elaborazione dei provvedimenti: “Vorremmo confrontarci prima, e non solo dopo l’approvazione dei testi in Cdm”. La richiesta di far slittare l’esame del decreto giustizia sarebbe dunque un messaggio critico di Tajani al governo per il metodo usato finora. La verità, però, è che dentro Forza Italia si registrano posizioni discordanti su uno dei punti centrali del decreto: il rafforzamento dei poteri della procura nazionale antimafia nelle indagini sugli accessi abusivi ai sistemi informatici. Una delle novità principali previste dal decreto legge giustizia riguarda il contrasto agli accessi abusivi ai sistemi informatici in uso alle forze dell’ordine e alle varie pubbliche amministrazioni. Il pensiero va a quanto emerso dal caso Striano e dalla vicenda della società Equalize.

In questo ambito, il decreto pensato dal governo introduce l’arresto obbligatorio in flagranza per gli autori degli accessi abusivi, ma soprattutto rafforza il coordinamento da parte della procura nazionale antimafia delle indagini che rientrano nel perimetro della sicurezza nazionale cibernetica. Secondo il testo, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo “eserciterà le funzioni di impulso nei confronti dei procuratori distrettuali per il coordinamento delle attività di indagine” sui crimini che riguardano l’accesso abusivo ai sistemi informatici di interesse militare o relativi all’ordine pubblico o alla sicurezza pubblica.

Anche se il rafforzamento dei poteri, meramente di “impulso”, della procura nazionale antimafia è sempre stato uno dei pallini di Forza Italia (a differenza del centrosinistra, che ha sempre assecondato la magistratura associata e ha visto questa prospettiva come una menomazione dell’autonomia delle singole procure), la misura è stata fortemente contestata dal presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri: “Dopo il caso Striano, non mi sembra proprio il caso di potenziare nemmeno il potere di impulso di questa procura, sulla quale stiamo indagando nella Commissione Antimafia. Che da Via Giulia si pretenda un aumento di poteri, quando ancora si deve rendere conto dei poteri in mano esercitati negli anni passati, in particolare durante la gestione De Raho, mi sembra stupefacente”.

Proprio ieri pomeriggio, pochi minuti prima dell’annuncio dello slittamento dell’esame del decreto, Gasparri era di nuovo intervenuto sull’ipotesi di potenziamento dei poteri della procura nazionale antimafia in materia di reati informatici, con un comunicato molto netto: “La bozza del decreto inerente a questo tema non può passare senza un esame approfondito dell’intero Cdm”. Poco dopo, appunto, la notizia del rinvio del decreto.

La posizione di Gasparri non sarebbe in realtà dominante all’interno di Forza Italia. D’altronde, è noto che lo scandalo che ha travolto la procura nazionale antimafia riguarda una lunga serie di accessi abusivi alle banche dati in uso alle forze dell’ordine compiute dal finanziere Pasquale Striano tra il 2019 e il 2022. Dopo il suo insediamento nel giugno 2022, il nuovo procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, ha profondamente rinnovato la struttura interna, sul piano sia organizzativo che dell’infrastruttura tecnologica, per porre fine a una situazione di colabrodo per la protezione delle informazione riservate.

Il tutto, come spiegato da Melillo in commissione Antimafia, è avvenuto in seguito a un’approfondita ispezione che lui stesso fece svolgere poche settimane dopo la sua entrata in servizio, che rivelò “preoccupanti vulnerabilità” dei sistemi informatici.

Con una procura nazionale antimafia rinnovata sia nel suo vertice sia nella sua organizzazione interna nel settore della sicurezza informatica, non si comprende per quale ragione – come sostiene Gasparri – bisognerebbe opporsi a un rafforzamento del coordinamento delle indagini in materia di accessi abusivi ai sistemi informatici più importanti del paese.

In fondo, proprio un miglior coordinamento potrebbe evitare che alcuni procuratori conducano iniziative giudiziarie che poi magari finiscono per rivelarsi infondate.

Il “caso Striano”, insomma, non può diventare lo slogan per bloccare ogni tentativo di rafforzamento del ruolo della procura nazionale antimafia, in linea proprio con le richieste della magistratura associata e le sue correnti. Un paradosso per Forza Italia. Più che un confronto nella maggioranza, urge un chiarimento all’interno del partito guidato da Tajani.

  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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