La Commissione Ue promuove il governo Meloni sul Patto di stabilità

Via libera da Bruxelles al progetto di legge di bilancio 2025 e alla traiettoria fiscale che l’Italia dovrà seguire nei prossimi anni. Ora servirà attuare tutte le riforme promesse dal governo e gli investimenti. Gentiloni ottimista sulla possibilità di creare nuovo debito comune per la difesa

Bruxelles. Il governo di Giorgia Meloni ha superato a pieni voti la prima prova con le nuove regole del Patto di stabilità e crescita. La Commissione oggi ha dato il suo parere positivo al progetto di legge di bilancio e alla traiettoria fiscale per i prossimi anni, comprese le riforme e gli investimenti proposte dal governo per ottenere il prolungamento dei tempi di aggiustamento da 4 a 7 anni. Contrariamente a quanto era accaduto con il vecchio Patto di stabilità – rimasto sospeso dal 2020 fino al 2023, prima per il Covid, poi per la guerra della Russia contro l’Ucraina – l’Italia si trova fra i primi della classe. La proposta di legge di bilancio 2025 è “in linea” con le raccomandazioni dell’Ue, perché la spesa netta rientra nei limiti definiti dalle nuove regole, ha detto la Commissione. Lo stesso vale per il piano di bilancio a medio termine perché “soddisfa” i requisiti del nuovo quadro stabilendo “un percorso di bilancio credibile per garantire che il livello del debito sia posto su un percorso discendente sostenibile o mantenuto a livelli prudenti”.

La procedura per deficit eccessivo contro l’Italia è stata lanciata. Ma questa volta dalla Commissione non c’è alcuna richiesta aggiuntiva. Il governo dovrà mettere in opera quanto ha promesso di fare: un aggiustamento strutturale del deficit dello 0,6 per cento nel 2025 e 2026 (quando dovrebbe uscire dalla procedura per deficit eccessivo) e dello 0,5 per cento negli anni successivi, nonché le riforme della giustizia, del catasto e della pubblica amministrazione. Lo sforzo fiscale è simile a quello che realizzava l’Italia con le vecchie regole. Ma l’aumento del debito post pandemia avrebbe costretto a un’austerità molto più significativa. Grazie al nuovo Patto di stabilità i tempi sono più lunghi e l’aggiustamento più morbido. “Un atteggiamento di serietà nei confronti dei conti pubblici che è indispensabile non è necessariamente legato a una riduzione dello spazio degli investimenti. E’ successo negli anni dell’austerity, dieci anni fa, non deve succedere in questi anni”, ha detto il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, alla sua ultima conferenza stampa prima della fine del mandato.

I giudizi espressi dalla Commissione appaiono paradossali. Oltre all’Italia, i paesi in linea con le regole sono Grecia, Cipro, Lettonia, Slovenia, Slovacchia, Croazia e Francia. Alcuni sono sotto procedura. Altri sono diventati famosi per non aver mai rispettato le regole. Estonia, Germania, Finlandia e Irlanda – paesi spesso inseriti tra i falchi della politica fiscale – “non sono completamente in linea”. I Paesi Bassi sono l’unico caso di paese “non in linea”, perché la spesa netta annuale e pluriennale è superiore al tetto fissato dalle nuove regole. La Commissione ha raccomandato al governo olandese – dove il partito di estrema destra del Pvv di Geert Wilders è l’azionista di maggioranza – di adottare un percorso fiscale molto più rigido. “Non sono io ad aver voluto regole rigide”, ha ironizzato Gentiloni. In realtà, dietro a questi giudizi si nascondono anche situazioni molto diverse. I paesi ad alto debito saranno costretti a sforzi fiscali molto più significativi. Il nuovo parametro è quello del tetto all’aumento della spesa netta. Per la Francia è fissato al 1,1 per cento del pil, per l’Italia al 1,5 per cento. Nel caso dei Paesi Bassi è al 4,2 per cento, mentre per l’Irlanda sale al 5,3 per cento. I governi di Parigi e Roma saranno costretti a fare politiche restrittive per i prossimi sette anni. Quelli dell’Aia e Dublino, invece, potranno portare avanti politiche espansive.

Il nuovo Patto di stabilità era stato pensato per promuovere crescita e investimenti, garantendo al contempo una riduzione del debito sostenibile. Pochi paesi hanno ascoltato la prima parte dell’appello della Commissione. Solo cinque stati membri hanno votato per chiedere l’estensione del periodo di aggiustamento da 4 a 7 anni (oltre all’Italia, Finlandia, Francia, Spagna e Romania). Il problema di come finanziare la montagna di investimenti di cui l’Ue ha bisogno per la doppia transizione climatica e digitale e il rafforzamento della difesa. Gentiloni si è mostrato ottimista sulla possibilità che venga creato un nuovo debito comune per la difesa. “Penso che la difesa potrebbe essere uno dei settori in cui questo tipo di sforzo comune per obiettivi comuni diventerà possibile. Sappiamo le ragioni. Se mi chiedete quando, direi nel 2025”, ha detto Gentiloni.

Leave a comment

Your email address will not be published.