Dalla parte di Scholz sul mandato di arresto a Netanyahu

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Da grillini a contini il passo è breve.

Roberto Alatri

L’importante è che non cambi la sostanza: Movimento 5 per cento.



Al direttore – A Grillo non mancò il coraggio ma l’apriscatole.

Jori Diego Cherubini



Al direttore – Appoggio l’idea avanzata da Giuliano Ferrara di sollecitare il governo italiano a ritirarsi dalla Corte penale internazionale, in risposta all’inaccettabile mandato di cattura internazionale emesso contro il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant.

Antonello Are



E a questo proposito è da segnalare e da elogiare il governo tedesco, almeno su questo, che sul tema ha usato parole che il resto d’Europa dovrebbe tenere a mente: “Le istanze del procuratore capo della Corte penale internazionale saranno ora esaminate dal comitato dei giudici competenti. Bisogna verificare se le prove citate sono sufficienti per emettere un mandato di cattura”. Non era mai successo che un mandato di cattura della Corte dell’Aia spaccasse i firmatari dell’accordo. Viva Scholz.



Al direttore – Apprezzo la battaglia che state facendo (questa come molte altre): mi riferisco in particolare all’articolo di Ferrara del 22 novembre. Se le forme della giustizia internazionale devono tramutarsi nel suo opposto, appoggio de facto a terroristi e massacratori, allora meglio rinunciare alla Corte penale internazionale e arnesi analoghi: troppo alto il rischio che finiscano ostaggio di chi in realtà la giustizia la combatte. Summum ius, summa iniuria? No grazie. Cordiali saluti.

Andrea Furcht



Al direttore – E’ apprezzabile l’attenzione che il Foglio dedica ai temi della concorrenza e del libero mercato in relazione agli orientamenti che potrebbe o dovrebbe assumere la nuova Commissione Ue, tenendo conto, in particolare, del report di Draghi diffusamente osannato, anche in questo campo, ma che già sembra dimenticato ora che si dovrebbe passare alle realizzazioni. Il punto centrale è quale sarà l’ambito di riferimento – se nazionale, europeo o internazionale – che verrà assunto per valutare concentrazioni, intese, posizioni dominanti, eccetera; quale, in particolare, sarà il ruolo che verrà attribuito al prezzo per il consumatore, avendo presente che la presidente dell’americana Federal Trade Commission, Lina Khan, considerata molto competente in materia, ritiene che si possa arrivare a considerare negativamente anche concentrazioni che sarebbero favorevoli ai consumatori in termini di prezzi, ma che presentino altri problemi. Ovviamente qui siamo nel campo dei “check and balance” che non si sa quale fine faranno con l’imminente Amministrazione Trump-Musk.

Angelo De Mattia



Al direttore – Il 25 novembre è stata la Giornata internazionale per l’eliminazione delle violenze sulla donne. Un problema devastante, “protetto dall’omertà sociale nei confronti di crimini che vengono considerati cultura corrente, spesso dalle donne stesse, inconsapevolmente condizionate dal contesto in cui vivono”. Ci sono uomini che nel 2024 sono ancora capaci di utilizzare tra le mura domestiche la forza bruta o la parola devastante. Ma la violenza non è solo fisica o verbale: c’è da riflettere anche su una violenza subdola a cui spesso sono soggette le donne, quando sono costrette a dover scegliere se affermarsi in azienda o fare le mamme. Questa giornata diventa così un’occasione importante per riflettere sul valore delle donne anche nel mondo del lavoro: non abbiamo bisogno di quote rosa, ma di un impegno reale e costante per creare ambienti di lavoro equi e inclusivi.

Andrea Zirilli

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