Il rapporto speciale del ministero israeliano della Diaspora disegna una rete che connette il pogrom di Amsterdam con i terroristi che operano nella Striscia: tutto ruoterebbe attorno alla “Fondazione comunità palestinese”
Da giorni, nei Paesi Bassi, c’è un elefante nella stanza che politica e autorità locali faticano a manovrare: il rapporto speciale sulle “organizzazioni olandesi legate a Hamas, coinvolte nel pogrom di Amsterdam”. 27 pagine redatte dal ministero israeliano della Diaspora, che aggravano ulteriormente il quadro della situazione. “In pratica, secondo il governo Netanyahu non si sarebbe trattato di rivolte spontanee ma di una vera e propria azione terroristica sul suolo europeo. Quella notte ha sdoganato una nuova caccia agli ebrei”. Freek Vergeer è criminologo e ricercatore al Centro per l’informazione e la documentazione di Israele (Cidi), un ente indipendente che da cinquant’anni monitora l’antisemitismo in Olanda. “In questo periodo più che mai”, dice al Foglio, “e questo dossier presenta aspetti di grandi interesse. Dal punto di vista investigativo, è ancora difficile avere prove legali sulla responsabilità indiretta di Hamas. Ma chi ha innescato gli attacchi è senz’altro vicino ai terroristi sulla Striscia”.
Il ministero israeliano ha tracciato la rete che connette i fatti di Piazza Dam fino a Ismail Haniyeh, il volto di Hamas ucciso in Iran lo scorso luglio. Tutto ruoterebbe attorno alla Fondazione comunità palestinese (Pgnl), “organizzazione ombrello di ogni altra nei Paesi Bassi”, diretta a lungo da Amin Abou Rashed: il capo della Conferenza dei palestinesi in Europa, spesso ritratto insieme a Haniyeh e arrestato nel 2023 per finanziamenti illeciti per conto di Hamas (circa 11,9 milioni di euro). “Dopo nove mesi di carcerazione preventiva”, spiega il criminologo, “è stato rilasciato su cauzione dal tribunale olandese per insufficienza di prove. Ma l’attività di propaganda del Pgnl resta incessante”. Fino alla vigilia di Ajax-Maccabi, con l’appello via social “per prepararsi alla vera violenza”. Secondo Israele, a “coordinare le operazioni” sarebbe stato Mohamed Kotesh, un altro pezzo grosso del Pgnl, proveniente dallo stesso campo profughi di Rashed e che dopo il linciaggio ha parlato ai canali di Hezbollah. “Dai video di Amsterdam – aggiunge Vergeer – ho intravisto alcuni aggressori in tenuta da battaglia di Hamas. Il confine tra fanatismo e terrorismo è sottile”.
Il rapporto israeliano segue “un primo documento segreto: già a maggio si analizzava il tessuto olandese e le ong affiliate a gruppi pericolosi”, sottolineano dal Cidi. “Persiste un preoccupante problema strutturale, dalle strade al web. Fino ai proseliti nelle università: l’influenza degli ambienti culturali alimenta il grido dei social, sostenendo il terrore attraverso gli strumenti della democrazia. Anche se, sotto sotto, i veri violenti ritengono gli intellò dei ciarlatani”. E’ il paradosso che pone la sinistra ultraprogressista al fianco della sharia. “Nel mondo accademico e nelle grandi città con impronta migratoria, Amsterdam soprattutto, il sentimento è molto forte. L’atmosfera ghettizzante: oggi gli ebrei olandesi non si sentono più sicuri. Un attacco simile era nell’aria. Da tempo monitoravamo le chat su Telegram: che le forze dell’ordine siano cascate dalle nuvole è imbarazzante”. E non si scomodi il parafulmine dell’antisionismo, quando si tratta di antisemitismo. “La gente è andata a caccia di ebrei: è provato dal materiale al vaglio degli inquirenti. Storicamente un pogrom ha conseguenze più gravi, ma l’approccio è stato quello”. Come dice l’ambasciatore israeliano nei Paesi Bassi, è un miracolo che non sia morto nessuno. “A chi sostiene che le aggressioni siano state contro i tifosi israeliani: le prossime saranno contro gli ebrei olandesi”. Finora impunemente.
“La politica parla, Wilders su tutti”, continua Vergeer. “Ma restano chiacchiere: oltre alla superficialità della polizia, dobbiamo fare i conti con una quadro normativo inadeguato. Oggi i venti antisemiti soffiano per tutta Europa, ma altrove, in Germania, la legge è più stringente. Qui invece non ci saranno grosse condanne per la notte di Amsterdam: la nostra tolleranza, le nostre libertà di pensiero e manifestazione, ci si stanno rivoltando contro”. E la politica, all’Aia, lamenta l’interferenza israeliana. “Magari eccessiva. Ma è anche una reazione emozionale a un background storico che fa stare sull’attenti: la sentenza della Corte penale internazionale non fa che esacerbare dei rapporti diplomatici già complessi”. Come può rispondere il Cidi, nel suo piccolo? “Continuando a informare i cittadini. E’ doveroso prendere le distanze da quel che succede a Gaza. E lo è altrettanto spiegare che si tratta di una guerra contro Hamas: chi vive in Olanda non può essere accusato di nulla. Siamo in regolare contatto coi partiti, il Parlamento ora discute una nuova stretta contro l’antisemitismo. Ma la situazione potrebbe già essere fuori controllo: le violenze che registriamo ogni anno sono aumentate. E continuano ad aumentare”.