Lo show dei sovranisti che scoprono gli effetti pericolosi del sovranismo

Economia, commercio, finanza, immigrazione, difesa: perché in tanti campi anche i patrioti al governo devono temere che il trumpismo trionfante favorisca un’ondata di sovranismo in Europa. Che sarebbe un problema enorme per l’Italia

Patrioti di tutto il mondo: disunitevi. Fateci caso. La vittoria elettorale di Donald Trump avrebbe dovuto scatenare gli entusiasmi sovranisti in Europa, e soprattutto in Italia. Ma a tre settimane dal trionfo alle elezioni, i sovranisti europei, soprattutto quelli italiani, sembrano essere terrorizzati, quasi paralizzati, dalle conseguenze del trumpismo e dalla possibilità che la vittoria del prossimo presidente americano favorisca un’ondata di sovranismo in Europa. Essere patrioti, a parole, e anche essere sovranisti, a chiacchiere, può funzionare, ma quando ti trovi al governo la realtà poi ti indica una direzione diversa. E se ti trovi alla guida di un governo come quello italiano, per quanto tu possa essere sovranista, a parole, non puoi non renderti conto di quanto l’aumento del sovranismo in Europa possa essere un problema enorme per un paese come l’Italia. I casi sono molti ma si possono provare a tenere tutti insieme. Qualche esempio. Avere più sovranismo in economia, per cominciare, significherebbe avere un’Europa meno solidale.

E per un paese molto indebitato, come l’Italia, e bisognoso di soldi europei, avere un’Europa più sovranista e meno solidale sarebbe più un problema o più un’opportunità? Risposta esatta. Avere più sovranismo nella finanza, per continuare, per un paese come l’Italia significherebbe ritrovarsi di fronte ad altri casi incredibili come quelli vissuti da Unicredit, per esempio, la cui espansione in Germania, verso Commerzbank, è stata bloccata in nome del sovranismo tedesco. Un’Europa più sovranista e meno solidale, in finanza, sarebbe più un problema o più un’opportunità, per l’Italia? Esatto. Stessa storia, naturalmente, quando si parla di immigrazione, e anche qui non ci vuole molto a capire che avere maggior trumpismo, maggior nazionalismo, maggior sovranismo in Europa, significherebbe avere minore solidarietà, tra i paesi membri, maggiori muri che si alzano nei paesi europei e maggiore difficoltà a far transitare in Europa gli immigrati che sbarcano in Italia ma che desiderano andare in altri paesi. Un’Europa più sovranista e meno solidale, sull’immigrazione, sarebbe più un problema o più un’opportunità? La stessa storia, in fondo, riguarda il commercio, riguarda i dazi, e anche qui la domanda è ovvia: avere maggiore sovranismo nel mondo, maggiore trumpismo, per un paese come l’Italia, che vive di esportazioni, sarebbe più un problema o più un’opportunità? La stessa storia, in fondo, riguarda l’Ucraina, se ci si pensa, e riguarda la difesa di una democrazia aggredita, e per un europeo avere più sovranismo in America altro non significa che avere minore protezione in Europa, e anche qui la domanda è sempre la stessa: per un paese come l’Italia, che fa parte di un’Europa che con la Russia ci confina, essere meno protetti dalle follie putiniane è più un problema o più un’opportunità? E per stare sullo stesso tema, se vogliamo, ci sarebbe un altro spunto di riflessione non male: per un paese come l’Italia che negli ultimi anni ha speso poco sulla Difesa, non riuscendo neppure a raggiungere il minimo del due per cento del pil nelle spese militari previsto dalla Nato, avere un’America isolazionista, decisa a proteggere l’Europa solo a condizione che tutti i paesi europei diano un contributo equo alla Nato, è più un problema o un’opportunità? L’imbarazzo dei vecchi patrioti di fronte ai nuovi patrioti è evidente, è latente, e non è un caso che i patrioti italiani che guidano il governo, i patrioti alla Meloni, per così dire, siano oggi costretti a guardarsi allo specchio, a farsi due conti e ad allontanarsi sempre di più dall’internazionale dei patrioti antieuropeisti, i Salvini, le Le Pen e gli Orbán, affidandosi sempre di più all’internazionale degli europeisti, compreso il Pd, per proteggere il proprio interesse nazionale, e dimostrando che per i sovranisti al governo dei grandi paesi dell’Europa festeggiare il trumpismo, augurandosi che vi sia un’ondata di sovranismo in Europa, ricorda molto la storia dei tacchini che in festa si affrettano per arrivare puntuali a tavola nel Giorno del ringraziamento, e farsi allegramente spolpare.

  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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