La pantomima sul canone

Salvini e Tajani litigano, e hanno entrambi torto. I contribuenti ingannati. C’è un solo modo per ridurre la tassa-Rai: privatizzare. Ma la destra non vuole

Nel governo Matteo Salvini e Antonio Tajani stanno litigando sulla riduzione del canone tv. Il vicepremier della Lega vuole ridurre, anche il 2025, la tassa da 90 a 70 euro che serve principalmente a finanziare la Rai; mentre il vicepremier di Forza Italia vuole mantenere tutto così com’è. Sembra impossibile, ma hanno entrambi torto.

Dal lato della Lega perché, come al solito in Italia, la battaglia anti-tasse viene fatta con degli artifici contabili: occultando le tasse, anziché abbassando la pressione fiscale. Nel 2024, infatti, la riduzione di 20 euro del canone per un solo anno è stata compensata con un trasferimento di 430 milioni di euro alla Rai da parte del Tesoro. Vuol dire, in sostanza, che il costo per la fiscalità generale è lo stesso, ma a sostenerlo sono principalmente quelli che non evadono le tasse (come al solito).

Dal lato di Tajani, la posizione storica di Forza Italia è semplicemente a tutela del duopolio Rai-Mediaset: ridurre il canone vuol dire, in prospettiva, aprire alla possibilità di alzare il tetto pubblicitario della Rai, danneggiando di conseguenza la raccolta pubblicitaria di Mediaset.

In nessuno dei due casi i contribuenti ne escono vincitori, al massimo ingannati. E il motivo è che in nessuno dei due casi si affronta la causa delle tasse: la spesa pubblica. Questo vale in generale in Italia quando si parla di fisco, ma anche nello specifico: se si vuole ridurre il canone, bisogna ridurre la spesa che serve a finanziare la Rai. Ma un taglio lineare, in un’azienda di stato ingessata come la Rai, con molta probabilità produrrebbe solo un deficit che poi toccherebbe all’azionista ripianare: sempre lo stato. Ma una soluzione c’è ed è anche banale: privatizzare. Se non tutta la Rai, almeno uno dei tre canali. Una politica che sarebbe nel programma di un centrodestra liberale: privatizzare e liberalizzare. Ma è ovvio che la destra italiana non lo farà mai: da un lato per i partiti vorrebbe dire perdere il controllo sulla tv di stato cedendone un pezzo al mercato, dall’altro significherebbe fare un dispetto a Mediaset allargando la concorrenza.

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