Conte vince il referendum sul M5s. Grillo abrogato

Tutto era nato con un sonoro “Vaffanculo” gridato in una piazza. Tutto finisce con un notaio, Giorgio Rizzo, che con gli occhiali posati sulla punta del naso legge in videocollegamento, con tanto di slide che scorrono dietro, uno a uno l’esito dei 63 quesiti che servono a far cambiare pelle al M5s. Dopo 15 anni il Movimento, con il sacro voto online e il 63 per cento dei favorevoli, ha silurato il suo fondatore, Beppe Grillo. “Da francescani a gesuiti”, commenta laconico il comico con uno status Whatsapp ancor prima che gli esiti siano noti. Il referendum sul futuro del M5s, lo aveva già capito, lo ha vinto Giuseppe Conte: raggiunto il quorum, Grillo è stato abrogato. Non solo cancellando il ruolo di garante dallo statuto, ma anche ottenendo il via libera sul superamento del vincolo dei due mandati, sulla dicitura “progressisti indipendenti”, sull’obbligo di tesseramento e persino sulla possibilità di proporre il cambio del simbolo. Il 4 ottobre di 15 anni fa nasceva, nel giorno di San Francesco, il M5s, il 24 novembre, non è Santo Ignazio di Loyola, ma di certo su una cosa Grillo ha ragione: il Movimento ha completato la sua trasformazione in partito. Dopo questo voto non solo saranno rafforzati, anche economicamente, i gruppi territoriali, ma il M5s avrà persino nello statuto una giovanile, il “network dei giovani”: giovani grillini, pardon, contini.



Nel razionalista Palazzo dei Congressi dell’Eur – che già ospitò diversi congressi di Pci e Dc, prima che in anni più recenti fosse convertito a serate di musica techno – quando il notaio legge il quesito che cancella Grillo partono gli applausi. “Non mi aspettavo che il garante si sarebbe messo di traverso, per me non è mai stato uno scontro con lui”, dice Conte, senza concedere al fondatore neppure l’onore delle armi. Come ogni referendum che si rispetti, anche questo aveva un quorum. “Lo abbiamo raggiunto, esultava già ieri Conte. “E per tutti i quesiti”, aggiungeva gongolante questa mattina. Con il 50 per cento più uno dei votanti Grillo non può fare più nulla: il suo potere di veto previsto è come lui, cancellato. Il merito? In parte anche di Vito Crimi, ex gerarca minore del grillismo della prima ora, e ora efficacissimo vicepresidente del nuovo Movimento di Conte, ribattezzato per l’occasione Vito Quorum. Ci hanno pensato lui e l’ex senatore Gianluca Perilli. Prima si sono occupati della scrematura degli iscritti non attivi, dimezzandoli. Poi hanno monitorato con attenzione tutto quello che accadeva sulla piattaforma Skyvote: “Tutto è stato certificato dal notaio e da una società esterna”, garantisce Crimi che al Palazzo dei Congressi ha allestito persino una saletta per l’“assistenza al voto”. “Tranquilli ragazzi, vi spiego io come votare”.



Nel suo discorso da nuovo padrone Conte ha tracciato il suo pantheon ideale, stando bene attento a citare personaggi che il M5s, anche quello vecchio, ha sempre amato. Da Domenico De Masi a Stefano Rodotà. Stelle che, a differenza del fondatore, non vengono cancellate, anche se Grillo, almeno su un punto, può consolarsi: lui è vivo, loro sono morti. E dunque come sarà questo nuovo partito 5 pochette guidato da Conte? Rodotà e De Masi a parte, un indizio arriva dall’ospite principale della kermesse: Sahra Wagenknecht. Ex dirigente della Linke a capo di un partito personale – letteralmente il partito di Sahra Wagenknecht – è stata la vera sorpresa della politica tedesca di quest’anno. In Turingia si prepara ad andare al governo con Cdu e Spd. La stampa internazionale la guarda come una rossobruna non proprio rassicurante. Lei e Conte anche ieri convergevano su diversi punti: dallo stop alle armi all’Ucraina, al sì a “Netanyahu criminale di guerra”. Wagenknecht piace a un teorico del sovranismo di sinistra come Stefano Fassina. Ieri l’ex viceministro del Pd si aggirava tutto sorridente per i corridoi razionalisti: “Seguo il Movimento da tanto tempo penso siano gli unici che a sinistra possono ancora intercettare i voti dei ceti popolari, devono fare come Sahra Wagenknecht che in Germania ha ripreso i voti dall’Afd e dall’astensionismo”. Dicono sia una fascista. “Gente che non capisce niente”. Wagenknecht ha anche il bollino verde di Marco Travaglio: “Li chiamano fascisti perché parlano di immigrazione, in realtà hanno un approccio adeguato alla realtà del 2024 e non alle vecchi ideologie”. Per Wagenknecht impazzisce anche Chiara Appendino: “Prova a parlare a chi si sente escluso, è un’ispirazione”. Ma c’è ance chi guarda con preoccupazione a questo avvicinamento. La senatrice Mariolina Castellone mentre Wagenknecht parla sbotta: “Madonna ma sentite che dice sull’immigrazione!”. E potrebbe non piacere anche su altre cose. Ad esempio la transizione ecologica. Nel contratto proposto a socialisti e democristiani in Turingia chiede di riaprire delle raffinerie “perché la transizione ecologica non devono pagarla i poveri”. Altro che no ai termovalorizzatori? Lei intanto ha invitato Conte a Berlino. “Ci sarò”, ha promesso lui entusiasta.

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