Da quando Donald Trump ha vinto le elezioni, il capo del governo italiano non ha perso occasione per deludere i follower del trumpismo
Trumpismo di Meloni, ma dove? È ancora presto, naturalmente, e il tempo per mostrare una direzione diversa c’è. Ma finora, da quando Donald Trump ha vinto le elezioni, il capo del governo italiano non ha perso occasione per deludere i follower del trumpismo. E anche negli ultimi giorni, passato in giro per il sud America a margine del G20 in Brasile, Meloni ha offerto in almeno tre segnali utili per dimostrare che l’Italia proverà a difendere il suo interesse nazionale anche dagli accessi del trumpismo.
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Il primo punto è stato annotato martedì, quando Meloni ha difeso la scelta fatta dall’amministrazione uscente americana di dare all’Ucraina la possibilità di utilizzare tutte le armi ricevute dall’America per colpire il territorio russo. Il secondo punto è stato annotato poche ore dopo, quando Meloni ha detto che sui dazi americani, che Trump vuole aumentare, vigilerà chiedendo all’Europa non di fare di meno, come vorrebbero i trumpiani italiani, ma di fare di più. Il terzo punto riguarda un’altra partita europea, quella della Commissione. La prossima settimana il Parlamento voterà la fiducia a Ursula von der Leyen e il partito di Meloni, piuttosto che inseguire i trumpiani europei che Ursula non la voteranno, voterà, insieme agli anti trumpiani, la fiducia a una Commissione il cui compito principale sarà contenere i trumpismi americani.