La Pennsylvania di Frank Lloyd Wright

Una mostra sul grande architetto al National Building Museum di Washington DC. L’evoluzione del suo rapporto con lo stato americano attraverso i suoi disegni originali

“Chi vince la Pennsylvania vince tutto”, si è detto per un paio di settimane, prima che diventasse tutta rossa. Uno spettacolare crollo del muro blu democratico che protegge solitamente l’elitaria Costa Est dai venti redneck che spirano dal Midwest. Ah, la Pennsylvania, stato che viene tirato fuori solo con la qualità di swing state, di stato chiave, perché quei 19 grandi elettori fanno un sacco gola a chi si candida alla presidenza, più di quelli del Michigan e del Nevada. C’è più di una mappa da analizzare – per ripetere all’infinito che le città la pensano in modo diverso dalle zone rurali – in questo stato cuscinetto. C’è ad esempio Frank Lloyd Wright. Ora in mostra al National Building Museum di Washington DC, vediamo tra disegni originali e video l’evoluzione del rapporto tra lo stato e l’architetto, che secondo gli esperti ha avuto un forte impatto sull’estetica pennsylveniana del Novecento. Prima di esser trascinato a Pittsburgh, FLW con un paio di divorzi alle spalle si era ritirato dalla professione. Aveva pubblicato la sua autobiografia, si era rintanato nelle valli del Wisconsin e aveva smesso di fare l’architetto, perché non c’era grande business negli anni della Grande depressione per grattacieli e palazzine. Poi però il ventitreenne Edgar Kaufmann jr nel 1934 va a trovare FLW per intervistarlo, diventa un suo pupillo e lo presenta ai genitori.

Il papà, Edgar senior, era il proprietario del più importante grande magazzino di Pittsburgh e assolda Wright per costruire una casa di campagna, per il weekend, in una sua proprietà sul ruscello Bear Run, edificio che diventerà Fallingwater, la casa della cascata, la sua opera più iconica, più celebrata – c’è già nei sussidiari delle medie – simbolo della sua capacità di rendere organico il cemento con la natura circostante. Nel 1938 FLW finisce sulla copertina di Time proprio per la casa di Mill Run road. Da lì i Kaufmann diventano i grandi patron dell’architetto e per vent’anni gli chiedono di fare dépendance per gli ospiti e piscine. Molte cose però non si costruiranno, restano progetti, ma si possono vedere in questa mostra i bozzetti, i disegni, con quel lettering gigantesco con cui FLW firmava i suoi lavori. Wright fece anche gli interni dell’ufficio di Edgar Jr. nel suo grande magazzino con pannelli in cipresso, e modellini da mettere in display tra gli shopper degli anni Cinquanta.

Non lontano dalla casa della cascata disegnò anche Kentuck Knob per gli amiconi dei Kaufmann, gli Hagan, produttori di gelato per cui fece poi anche un edificio commerciale. E poi, per lanciare Pittsburgh nel futuro, FLW disegnò un grosso parcheggio a spirale, alto cinque piani, che, seppur mai costruito, anticipa le forme del museo Guggenheim di Manhattan che verrà tirato su diversi anni dopo. Pennsylvania come rilancio di carriera, Pittsburgh come esercizio per i capolavori del futuro. Non sappiamo molto del rapporto tra Wright e le mogli di Kaufmann e di Hagan, ma l’architetto, vero dongiovanni, era noto per avere delle storielle con le consorti dei suoi clienti, una sorta di ius primae domus.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.