Fassino (Pd): “Il verdetto della Cpi può alimentare sentimenti antiebraici. Sbagliato equiparare Netanyahu e Hamas”

“La decisione dell’Aia va rispettata giuridicamente. Ma rischia di pregiudicare i negoziati su cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi. Come se ne esce? Le due figure chiave sono Trump e Bin Salman”

Dal punto di vista giudiziario i paesi che hanno sottoscritto lo statuto della Corte penale internazionale sono impegnati a rispettarne il mandato. Naturalmente, questo non esime dall’essere consapevoli delle conseguenze politiche che questa decisione comporta”. L’onorevole del Pd Piero Fassino commenta col Foglio il mandato d’arresto spiccato nei confronti di Netanyahu e Gallant. Di quali conseguenze parla? “Mettendo sullo stesso piano gli esponenti del governo israeliano e Hamas si offuscano le responsabilità del gruppo terroristico, che con il 7 ottobre ha dato il via alla tragedia di questo anno. Si rischia di pregiudicare i negoziati sul cessate il fuoco e sulla liberazione degli ostaggi. Non si consente il superamento della radicalizzazione del conflitto. Ed è anche una decisione che incide pesantemente sulla dialettica interna di Israele: chi era schierato contro Netanyahu ha dovuto prenderne le difese”. Secondo Fassino, “la Corte Penale internazionale ha individuato delle responsabilità personali, non addebitabili allo Stato d’Israele. E infatti sbagliano i pro Pal a credere che sia un riconoscimento del genocidio”. Ma, pur distanziandosi dalle accuse di antisemitismo rivolte da Netanyahu all’Aia, dice che il mandato di cattura “in un clima già particolarmente infuocato può favorire ancor di più manifestazioni di antisionismo e antiebraismo”. Più nel merito l’ex segretario dei Ds nota come tra i paesi che più spingono perché la Cpi punisca Israele c’è il Sudafrica, “che non ha minimamente eccepito sulla proposta di ingresso dell’Iran tra i Brics”.

Ma allora, adesso, come se ne esce? “Io credo che i due attori principali siano da una parte Trump e dall’altra Bin Salman. Trump ha un rapporto molto forte con Netanyahu, è l’ideatore degli Accordi di Abramo, e ha solide relazioni con l’Arabia Saudita. Per quanto riguarda Riad, non dimentichiamo che Hamas ha scatenato l’attacco del 7 ottobre per impedire la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita. Io credo che Bin Salman abbia l’autorevolezza per ottenere da Israele il sí alla creazione di uno Stato palestinese e in cambio garantire a Israele che la sua sicurezza non sarà in pericolo. Serve un gesto forte, come quello che fece l’ex presidente egiziano Al-Sadat recandosi a Gerusalemme per sottoscrivere accordi di pace con l’allora premier israeliano Begin”.


Luca Roberto

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

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