I 1.935 licenziamenti annunciati dalla Beko, un colpo al metodo Meloni-Urso

Altri schiaffi al governo sull’industria. È la crisi più ampia dal punto di vista occupazionale degli ultimi anni ed è un inedito per un governo attento al consenso delle fasce medio-basse

La Fim-Cisl lo ha definito “un piano di distruzione industriale” ma l’annuncio da parte dei turchi della Beko della chiusura di due stabilimenti di elettrodomestici in Italia (a Comunanza e Siena) e di una fabbrica nel sito di Cassinetta di Varese – per un totale di di 1.935 licenziamenti – si presenta come un clamoroso schiaffo al governo Meloni. Innanzitutto perché la mossa Beko porta allo scoperto tutte le contraddizioni dell’uso del golden power come strumento di politica industriale. Il ministro Adolfo Urso l’ha fortemente voluto ai tempi del passaggio degli asset da Whirlpool a Beko e oggi si trova a doverlo applicare come deterrente per i licenziamenti. Operazione tutt’altro che facile visto che il golden power era nato con altri presupposti (difendere il know how italiano da acquisizioni predatorie). Ma non è tutto. Lo schiaffo è ancora più sonoro perché tra gli emendamenti alla legge di bilancio ce n’è uno presentato dal leghista Alberto Gusmeroli che prevede, per l’appunto, un contributo del 30 per cento all’acquisto di elettrodomestici. Cornuti e mazziati. Ma al di là delle contraddizioni giuridiche e politiche per il governo Meloni i licenziamenti Beko si riveleranno uno stress test tutto da valutare.

E’ la crisi più ampia dal punto di vista occupazionale degli ultimi anni ed è un inedito per un governo attento al consenso delle fasce medio-basse (vedi alla voce manovra). In più, nella compagine Meloni il ministro del Lavoro deve dimostrare di avere una formazione adatta a gestire circostanze di questo tipo che per la delicatezza della missione richiederebbero doti tipiche dei vecchi ministri “laburisti” della Dc I. Infine – dettaglio non secondario – la spericolata mossa dei turchi di Arcelik, azionisti di Beko, finisce per rafforzare lo sciopero generale di fine mese. Landini e Bombardieri fino a ieri erano a corto di argomenti per validare la loro scelta ma ora potranno quantomeno mettere alla testa del corteo lo striscione degli operai Beko.

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