L’ex sindaca di San Lazzaro, la più votata del Pd alle elezioni di domenica,
Le ragioni del successo del Pd e dei suoi cespugli in Emilia-Romagna e Umbria? Isabella Conti, ex sindaca di San Lazzaro di Savena, già candidata riformista alle primarie del centrosinistra a Bologna nel 2021 contro Matteo Lepore, ma soprattutto miss preferenze in Emilia-Romagna alle elezioni di due giorni fa con 19.414 voti raccolti, non ha dubbi: “Qui in Emilia, ma è accaduto anche in Umbria, abbiamo messo in campo una squadra di sindaci e amministratori locali pragmatici e capaci, a partire dai candidati Michele De Pascale e Stefania Proietti, che si sono presentati con proposte concrete e credibili. A questo – dice – si aggiunge che abbiamo corso con il centrosinistra al gran completo, compresi i riformisti, senza veti imposti dalle dinamiche nazionali”. E in effetti oltre a lei in cima alla classifica delle preferenze del Pd in Emilia c’è una schiera di ex sindaci: il secondo classificato è Alessio Mammi, assessore uscente all’Agricoltura, ma prima sindaco di Scandiano, poi Barbara Lori, anche lei già in giunta con Bonaccini ma anche sindaca a Felino, nel parmense, e ancora Alice Parma, recordwoman di preferenze a Rimini e già sindaca di Santarcangelo di Romagna. Anche dove il centrosinistra ha perso, in Liguria, dall’altra parte c’era un sindaco, Marco Bucci, che ha vinto anche con i voti di un altro sindaco, il primo cittadino di Imperia Claudio Scajola. Insomma, qualche malizioso potrebbe anche dire che con un’affluenza così bassa governare i territori offre delle ottime leve per vincere. “Non mi nascondo dietro un dito, è un’analisi possibile”, riconosce Conti. “Ma per avere quei voti bisogna aver governato bene. Comunque non credo in un partito di soli sindaci. Come centrosinistra abbiamo bisogno anche di chi fa teoria e sviluppa la visione, la fertilizza, contribuendo a creare per questo nuovo campo un’identità chiara e riconoscibile”. E senza veti? “Penso proprio di sì. La vera responsabilità di tutti deve essere quella di riunirsi attorno a una gerarchia di valori e di punti programmatici, chi ci sta non può essere escluso. In Emilia-Romagna non è accaduto: le dinamiche nazionali non hanno influenzato la composizione della coalizione. Mi piacerebbe che per le politiche avvenisse un processo inverso, ovvero che i percorsi virtuosi sui territori aiutassero a rendere più facile la composizione di questa coalizione larga”.
Da questa inversione di condizionamenti – dal locale al nazionale – Conti crede sia necessario partire anche per trovare quel programma comune che sembra la vera chimera dell’attuale centrosinistra. “E’ la stessa cosa che abbiamo fatto qui in Emilia partendo dalle cose migliori che avevamo fatto come primi cittadini. Penso al lavoro che ho fatto io sulle politiche di emancipazione femminile a partire dagli asili nido e che anche Matteo Lepore sta portando avanti con coraggio a Bologna: entro la fine del suo mandato permetterà a ogni bimbo bolognese di avere un posto al nido. Ma penso anche a lavoro che si sta facendo sulla casa: con l’istituzione di un’agenzia regionale che affianchi quella bolognese e che intermedierà con i proprietari delle case sfitte che, solo lì, sono 13 mila. L’idea è questa: la regione ti garantisce che sarai pagato a un canone del 30 per cento inferiore rispetto a quello di mercato. Guadagnerai meno, ma avrai la certezza di una rendita, senza dover ricorrere a tribunali e sfratti. Dopo quattro anni se vorrai potrai rientrare in possesso del tuo immobile, altrimenti potrai rinnovare la convenzione. A quel punto potremmo garantire degli affitti con un tetto massimo di 550 euro al mese per le fasce grigie – studenti, giovani coppie, anziani soli. Vuoi vedere che se una coppia di 30enni che paga 500 euro di affitto e ha la garanzia di trovare un posto negli asili nido i figli li fa ?”.
Quella delle fasce grigie, e cioè “quelli che ieri ce la facevano e oggi non ce la fanno più”, è per Conti una vera ossessione. “Credo sia un nocciolo politico fondamentale legato a un dato socio-economico. I nostri sistemi di welfare sono tarati su 40 anni fa, quando la nostra composizione sociale era fatta da un dieci per cento di ricchi, un dieci per cento di poveri, per i quali venivano attivate tutte le possibili misure, e in mezzo la classe media che stava bene. Oggi la situazione è completamente diversa: allora tra il più ricco della fascia nera e il più povero di quella grigia c’era una differenza di reddito di 15 milioni di lire, oggi ci sono mille euro, nulla. Per chi sta in questa fascia grigia però il welfare non offre aiuti sufficienti. In Emilia cercheremo di fare una rivoluzione, perché chi ha un Isee di 15 mila euro non ce la fa altrimenti”. Conti, lei sembra già pronta per fare la nuova assessora al Welfare della giunta , ne ha parlato con De Pascale? “La giunta la deciderà in piena autonomia Michele”. Il Welfare le piacerebbe? “Da sindaca mi sono occupata di tante cose, anche di ambiente per dirne una, penso che Michele farà la scelta migliore”.