Le due paginette del documento confermano l’impegno a seguire le linee guida fissate dalla presidente della Commissione, con una nuova maggioranza più risicata. I tedeschi dell’Spd potrebbero votare contro von der Leyen la prossima settimana. Ma di fronte all’elezione di Donald Trump, l’Ue non può permettersi una crisi politica interna
Bruxelles. I gruppi del Partito popolare europei, dei socialisti e dei liberali di Renew hanno trovato un accordo per confermare Teresa Ribera e Raffaele Fitto nella prossima Commissione europea, ma Ursula von der Leyen potrebbe ritrovarsi con una maggioranza molto diversa nel voto del Parlamento europeo del 27 novembre che deve confermare la sua nuova squadra. Escono i Verdi e una parte dei socialisti ed entra una parte del gruppo sovranista Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia. E’ una conseguenza del patto negoziato tra Manfred Weber per il Ppe, Iratxe García Pérez per i socialisti e Valérie Hayer per i liberali di Renew, con la benedizione di Pedro Sánchez, Giorgia Meloni e di von der Leyen. L’intesa ha provocato una rivolta interna al gruppo socialista, mentre i Verdi di fatto sono già esclusi dalla maggioranza. L’Ue nei prossimi cinque anni sarà molto più a destra e probabilmente molto più instabile.
Il 18 luglio 2025 Ursula von der Leyen era stata eletta per un secondo mandato con i voti del Partito popolare europeo, dei socialisti, dei liberali e dei Verdi: 401 a favore, 284 contro. Il 27 novembre 2025, nella stessa plenaria di Strasburgo, la Commissione von der Leyen II sarà confermata da una maggioranza meno europeista e probabilmente più risicata. Il patto Weber-García Pérez-Hayer nasce dall’esigenza di mettere ordine dopo che il Ppe ha minacciato di far saltare la nomina della socialista spagnola Teresa Ribera e i socialisti hanno preso in ostaggio la conferma dell’italiano Raffaele Fitto. Di fronte all’elezione di Donald Trump, l’Ue non può permettersi una crisi politica interna. Deve prevalere il “senso di responsabilità”. Bisogna smetterla con le guerre partigiane, tanto più che né Ribera né Fitto sono stati contestati durante l’audizione di conferma. En passant, occorre anche approvare il commissario ungherese, Oliver Varhelyi, perché se venisse bocciato Viktor Orbán potrebbe decidere di non nominare un altro candidato impedendo alla nuova Commissione di entrare in carica.
Oltre alla conferma di Ribera, Fitto e Varhelyi, il patto dei tre leader prevede un documento con il quale si impegnano a seguire le linee guida fissate da Ursula von der Leyen a luglio. I socialisti vogliono che i popolari escludano esplicitamente di collaborare con l’estrema destra (anche se non dovrebbe più includere l’Ecr). Ma il documento non è un contratto di coalizione. Non c’è niente di vincolante. Due paginette da usare come foglia di fico per convincere i deputati dei socialisti e dei liberali a votare von der Leyen, nonostante la presenza di Fitto e Varhelyi. Weber, il capogruppo del Ppe, non si sente vincolato. Per lui la prossima legislatura avrà maggioranze fluide a seconda dei temi. Sull’immigrazione e il Green deal, il Ppe si sentirà libero di votare con l’estrema destra. Sul digitale o lo stato di diritto si schiererà con socialisti e liberali. Nei fatti l’Ecr è uscito dal cordone sanitario. Il gruppo sovranista è diventato frequentabile. E prende il posto dei Verdi nella maggioranza europeista di luglio.
In vista del voto in plenaria del 27 novembre sull’intera Commissione non ci sono certezze, salvo il fatto che a von der Leyen basterà la maggioranza semplice per passare. La presidente può permettersi una serie di defezioni rispetto ai 401 voti conquistati a luglio. I Verdi, che dopo le elezioni europee avevano insistito per entrare nella maggioranza europeista per salvare il Green deal, sono stati esclusi dai negoziati. Nemmeno von der Leyen li ha invitati agli incontri con Weber, García Pérez e Hayer. “Finora non abbiamo ricevuto alcun segnale dal gruppo del Ppe che vuole una maggioranza pro europea con noi”, ha riconosciuto la copresidente dei Verdi, Terry Reintke. Altre defezioni ci saranno nel gruppo dei Socialisti & Democratici.
La priorità della capogruppo socialista, Iratxe García Pérez, era salvare la sua connazionale e compagna di partito Ribera. Ma la sua decisione di cedere al ricatto del Ppe, accettando di sostenere Fitto, ha provocato una rivolta interna al gruppo. Le delegazioni francese, belga e dei paesi nordici sono sul piede di guerra. L’eurodeputato Christophe Clergeau ha ricordato l’impegno assunto da tutti i socialisti europei a Berlino prima delle elezioni europee di fronte agli elettori: “Non coopereremo mai né formeremo una coalizione con l’estrema destra”. I tedeschi dell’Spd, già in campagna elettorale, potrebbero votare contro von der Leyen la prossima settimana.
Nell’Ue è normale che le maggioranze cambino tra il voto di luglio per eleggere il presidente e quello in autunno per la conferma di tutta la Commissione. Nel 2019 von der Leyen ottenne 383 voti a favore (e 327 contro) al momento dell’elezione e 461 voti a favore (e 157 contro) al momento del voto di conferma della Commissione a novembre. Cinque anni dopo i numeri potrebbero invertirsi, tanto più che non tutto l’Ecr voterà a favore della sua nuova squadra (i polacchi del PiS dovrebbero optare per il “no”). La crescita dell’influenza dei sovranisti sull’Ue è il risultato delle elezioni europee di giugno. Ma il cambio di maggioranza non è un buon segnale per la stabilità e la governabilità dell’Ue. La conflittualità tra socialisti e liberali da un lato, e Ppe e sovranisti dall’altro, è destinata ad aumentare.