Nell’incontro con il Mimit, la multinazionale nata dall’acquisizione di Whirpool Europa prefigura uno scenario pesante per l’economia italiana. La sottosegretaria Bergamotto: “Eserciteremo ogni tipo di azione possibile affinché la proprietà cambi strategia”
Entro la fine del 2025 chiuderanno gli stabilimenti della Beko Europe di Siena e Comunanza (Ascoli Piceno) e della linea del freddo a Cassinetta (Varese). In totale stiamo parlando di circa 2.000 possibili licenziamenti, la crisi industriale più pesante in Italia assieme a quella dell’automotive. È quanto comunicato dai vertici di Beko Europe, nata dall`acquisizione di Whirlpool Europa da parte del gruppo turco Arcelik, durante l’incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove sono presenti anche i sindacati e con la sottosegretaria Fausta Bergamotto a guidare il tavolo. Da quanto di apprende, sia le chiusure sia gli esuberi rientrerebbero nei piani dalla multinazionale attiva nella produzione e nel commercio di elettrodomestici guidata dall’ad Ragip Balcioglu. L’annuncio arriva dopo dodici anni di cassa integrazione tra ex Whirlpool e Beko Europe.
Il crollo del mercato nel settore del freddo e del lavaggio, il collasso delle vendite di frigoriferi, congelatori, lavatrici e asciugatrici di marchi europei, a vantaggio dei marchi cinesi, hanno spinto Beko Europe a prefigurare la chiusura degli stabilimenti di Siena (299 dipendenti che producono congelatori), di Comunanza in provincia di Ascoli Piceno (320 dipendenti che fanno lavatrici) e di uno dei tre poli produttivi di Cassinetta in provincia di Varese (940 dipendenti per la produzione di frigoriferi, anche se si sta cercando di scongiurare la chiusura totale). Senza contare il taglio di oltre 700 colletti bianchi, la metà dei 1.500 amministrativi e dirigenti di Beko Europe in Italia.
Anche se non tutto è perduto: il governo avrebbe tempo fino al 31 dicembre 2025 per cercare nuovi partner industriali per i due stabilimenti, ma dovrebbe farsi carico di avere altri 100 milioni di euro di perdite fino alla fine del prossimo anno. Balcioglu aveva in mente di vendere 24 milioni di elettrodomestici in Europa, investendo sugli stabilimenti, ma dopo sei mesi non è arrivato nemmeno alla metà della quota, e ha già chiuso tre poli produttivi. I sindacati si preparano a scendere in piazza e a chiedere al governo di opporsi alla richiesta della Beko. La sottosegreteria Bergamotto non demorde e al termine dell’incontro dichiara: “Non accetteremo conclusioni che non siano condivise con le organizzazioni sindacali. Eserciteremo ogni tipo di azione possibile affinché la proprietà cambi strategia e, se necessario, ricorreremo anche all’azionista di riferimento di Beko Europe per chiedere il rispetto degli interessi del nostro Paese”.
Prima dell’incontro con Beku, il ministro Adolfo Urso era ancora convinto che il golden power avrebbe fatto effetto, come aveva detto all’assemblea di Ance giovani: “Su Beko abbiamo esercitato il golden power per il mantenimento degli stabilimenti e dei livelli occupazionali. Il fatto stesso che in questi mesi Beko abbia annunciato la chiusura di altri stabilimenti in Europa, mentre in Italia sono al tavolo di confronto con i sindacati e con le regioni, garantito e presieduto dal Ministero, ci deve dare più serenità”.