Differenze sostanziali di linea fra il cancelliere uscente e il candidato della Cdu non si intravedono. E nelle ore in cui Joe Biden permette a Kyiv di usare i missili a lungo raggio Atacms contro il territorio russo, Berlino insegue la Casa Bianca, promettendo droni
Berlino. Cambiare una strategia con una telefonata: è questa l’accusa mossa al cancelliere tedesco Olaf Scholz da chi non ha gradito quel suo colpo di telefono all’ingombrante Vladimir Putin. All’infuori del premier ungherese Viktor Orbán, nessuno in Europa parla con il leader del Cremlino e financo la neutrale Austria ha concluso nei giorni scorsi il processo per staccarsi del tutto dalle forniture di gas estratto nella Federazione russa. Il gas, appunto: ecco cosa ci sarebbe dietro a quel colpo di telefono sulla linea Berlino-Mosca. Oggi c’è la guerra in Ucraina ma chissà che un domani possa ripartire l’afflusso di metano tramite il gasdotto Nord Stream che unisce direttamente le coste del baltico tedesco con i giacimenti d’oro blu nella Russia europea. Ma che gas e gas, ha replicato ore dopo Scholz ferito nell’orgoglio dall’autarca russo: i militari agli ordini del Cremlino hanno sferrato il peggior attacco di sempre contro obiettivi civili in Ucraina ore dopo la conversazione fra Putin e il cancelliere socialdemocratico. “Ho cercato un dialogo con il presidente russo per dirgli che non si aspetti un indebolimento del sostegno della Germania, dell’Europa e di molti altri nel mondo (all’Ucraina)”, ha spiegato il leader tedesco in un messaggio pubblicato ore prima dell’inizio del G20 a Rio de Janeiro. “La conversazione è stata molto approfondita, ma è anche servita a capire che le opinioni del presidente russo su questa guerra non sono cambiate molto, il che non è una buona notizia. Ma proprio per questo motivo è così importante che siamo molto chiari sulla questione di principio, vale a dire che l’Ucraina può contare su di noi: non ci saranno decisioni prese sopra la testa dell’Ucraina”. Caso chiuso, quindi, ha messo per iscritto Scholz, ricordando di essere il solo leader titolato a prendere il telefono a chiamare Putin visto che “siamo di gran lunga i maggiori sostenitori dell’Ucraina in Europa, anche quando si tratta di aiuti militari e forniture di armi”.
Ma il cancelliere socialdemocratico, si dirà, ha i giorni contati: il 23 febbraio la Germania torna al voto e a bordo campo si scalda il moderato Friedrich Merz, candidato cancelliere dell’Unione Cdu-Csu. A parole anche Merz è un alfiere occidentale di Kyiv in occidente: difficile però che lo stesso avvocato renano possa superare l’algido cancelliere amburghese in tema di aiuti all’Ucraina. All’indomani delle europee, era il 10 giugno del 2024, un Merz rinvigorito dal buon risultato elettorale della Cdu primo partito in Germania andò in tv per ricordare soprattutto ai filorussi di AfD e del Bsw che “è in corso un’aggressione russa all’Europa”, che difendere la libertà degli ucraini “è difendere la nostra libertà” e che “non ci sarà alcun Chamberlain tedesco”. I soldi e i carri armati a Kyiv, poi, è stato Scholz a darli. E proprio nelle ultime ore il ministro tedesco della Difesa, il socialdemocratico Boris Pistorius, vicinissimo al cancelliere (così vicino che forse gli sfilerà il posto di candidato capolista alle legislative di febbraio), ha dato luce verde al progetto di fornire all’Ucraina 4 mila droni “intelligenti”, capaci di colpire a grande distanza: li ha definiti “mini-Taurus”.
Nelle ore in cui Joe Biden permette a Kyiv di usare i missili a lungo raggio Atacms contro il territorio russo, Berlino insegue la Casa Bianca promettendo droni che, parola di Pistorius, “sono in grado di operare a una distanza di 30 o 40 chilometri di profondità nel territorio, e poi attaccare posti di comando, centri logistici e altri obiettivi”. Differenze sostanziali di linea fra Scholz e Merz non si intravedono anche se in una recente intervista a Stern il leader moderato si è detto, “a certe condizioni”, disponibile a fornire i missili Taurus ai militari ucraini laddove Scholz aveva tracciato su quei missili a lungo raggio una “linea rossa”. Sfumature. Se domani la sua Cdu vincerà le elezioni, per governare Merz avrà bisogno del sostegno dei Verdi, il partito ecologista più atlantico d’Europa, oppure di quello della Spd di Scholz (o di Pistorius o di chi per loro). L’unica differenza sostanziale fra Merz e il cancelliere uscente è lo stile della comunicazione: Scholz ha fatto di tutto per apparire un sostenitore di Kyiv suo malgrado, Merz non si vergogna per nulla di abbracciare l’Ucraina.