Maestre d’asilo diventate soldatesse, i viaggi a Kherson, la consapevolezza che Mosca non si fa da parte e i sospetti sugli alleati
Kyiv. Il 17 novembre, il 998° giorno di guerra totale, l’esercito russo ha lanciato un massiccio bombardamento contro l’Ucraina, attaccando il paese con 120 missili e 90 droni. L’esercito ucraino è riuscito ad abbattere 102 missili e 42 droni, ma la Russia ha comunque causato danni devastanti alle città, soprattutto agli impianti energetici. Dopo questo attacco, a Odessa sono andati via elettricità e riscaldamento per un giorno. Dopo aver respinto l’attacco, l’aeronautica militare ucraina ha pubblicato un video molto simbolico.
Nelle immagini si vede Natalia Grabarchuk, una soldatessa dell’unità missilistica della brigata radiotecnica Galizia-Volyn, distruggere un missile da crociera russo con un sistema antiaereo portatile Igla. Grabarchuk tiene l’Igla da 18 chilogrammi sulla spalla e fa partire un missile antiaereo. Poi si inginocchia, incrocia le mani come in preghiera, attende il risultato: “E’ caduto! Natalia, è caduto!”, grida la voce gioiosa di qualcuno fuori campo. Questo è stato il suo primo lancio in combattimento e si è rivelato immediatamente efficace. Prima di questo momento, Natalia aveva seguito una formazione specialistica di 5 mesi. E’ entrata nell’esercito nel 2021: fino ad allora era stata una maestra d’asilo. “Nel terzo anno di una guerra su vasta scala, continuo a stupirmi, ogni giorno, di come le persone comuni continuino a fare cose assolutamente straordinarie”, afferma Olena Galushka, cofondatrice dell’International Center for Ukrainian Victory. Per esempio, si stupisce di come l’esercito ucraino continui a frenare l’offensiva russa con risorse limitate. Si stupisce dei soccorritori che, sapendo che la Russia molto spesso effettua attacchi ripetuti, si affrettano ancora a tirare fuori le persone da sotto le macerie delle case distrutte dai missili e dai droni russi. “Anche milioni di persone comuni danno il loro piccolo contributo alla lotta. Recentemente, due pensionati ucraini hanno acquistato due droni per l’esercito con i loro risparmi”, Galushka continua a fare esempi della straordinarietà degli ucraini.
Nonostante la difesa prosegua, il 2024 si è rivelato un anno estremamente difficile per l’Ucraina. Per più di sei mesi gli Stati Uniti non sono riusciti ad approvare un disegno di legge sull’assistenza militare e finanziaria a Kyiv per un importo di 60 miliardi di dollari. Il pacchetto è stato sbloccato soltanto il 20 aprile scorso. Poi gli Stati Uniti si sono tuffati nella campagna elettorale presidenziale, concentrandosi su questioni di politica interna. L’Amministrazione Biden ha ritardato per molti mesi la decisione di consentire all’Ucraina di usare armi americane a lungo raggio contro il territorio russo. Nel frattempo, l’esercito di Mosca ha lanciato un’offensiva potente nel Donbas. L’Ucraina, a sua volta, ha lanciato l’operazione Kursk in agosto, catturando parte del territorio russo e molti prigionieri di guerra. A seguito di quattro scambi tra Russia e Ucraina avvenuti dopo l’inizio dell’operazione Kursk, 362 persone sono state rimpatriate in Ucraina. Ma ciò non ha aiutato a fermare i russi nell’est, la situazione nel Donbas ha cominciato a peggiorare notevolmente in autunno. L’esercito ucraino si è ritirato da Vuhledar, importante punto di difesa nella regione di Donetsk. La Russia si è già avvicinata a Pokrovsk, una città che un anno fa era considerata nelle retrovie, e oggi è a sette chilometri dall’esercito russo. In una guerra di logoramento, per l’Ucraina è più difficile difendersi e vincere, spiega Galushka: “Dopo tutto, sono la nostra economia e il nostro settore energetico a essere distrutti dai missili e dai droni russi, siamo noi che dipendiamo dagli aiuti occidentali, mentre la Russia continua a guadagnare centinaia di miliardi di dollari dalla vendita di petrolio e gas, noi abbiamo minore potenziale di mobilitazione”. L’attivista è sicura che l’approccio degli alleati basato sulla “gestione dell’escalation” ha soltanto portato a un aggravarsi della situazione. Mentre le società europee sono sempre più stanche della guerra in Ucraina e rivolgono la loro attenzione ad altro, la Russia sta già coinvolgendo la Corea del nord nei combattimenti.
Poche settimane dopo le elezioni americane, Joe Biden ha consentito all’Ucraina di utilizzare i missili americani Atacms contro il territorio russo. Ma secondo la pubblicazione americana Axios, gli Stati Uniti finora hanno consentito attacchi solo nella regione di Kursk, dove la Russia sta cercando di cacciare le truppe ucraine. Senza aspettare il primo arrivo dei missili americani sul suo territorio, l’esercito russo ha bombardato le zone residenziali di Sumy e Odessa il 17 e 18 novembre. Dopo la vittoria di Donald Trump, il dibattito sui possibili negoziati tra Russia e Ucraina si è intensificato. “Paradossalmente, molti in occidente dicono che Trump è pessimo, ma in realtà sono silenziosamente felici che con il suo arrivo ci saranno dei negoziati”, dice Volodymyr Yermolenko, filosofo e presidente dell’istituto ucraino Pen. Secondo lui, il mondo occidentale simpatizza con gli ucraini, è empatico, ma continua a non percepire questa guerra come propria, quindi sta cercando una sorta di soluzione di compromesso su come fermare i combattimenti il più rapidamente possibile. Ma finora Mosca non ha mostrato di essere pronta a negoziare: il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha già dichiarato che la Russia non si accontenta di congelare la guerra sull’attuale linea del fronte. L’Ucraina invece vuole essere in una posizione forte prima dei negoziati, e non in una posizione debole, come lo è adesso. “Da parte nostra, faremo di tutto per garantire che la guerra finisca diplomaticamente”, ha detto Volodymyr Zelensky in un’intervista alla radio.
Mentre le discussioni sui negoziati continuano, gli ucraini resistono, nonostante la fatica e le condizioni in cui si trovano. Questo è ciò che sorprende Yermolenko durante i suoi viaggi nei territori in prima linea. Per esempio, a Kherson, che viene regolarmente attaccata dai droni e dove le strade della città sono vuote, molti residenti si riuniscono per eventi culturali organizzati nei rifugi. “La gente sorride e si rallegra di questi eventi. Per loro è importante essere sostenuti”, dice il filosofo.
Galushka riassume questa resistenza con un concetto semplice, un fatto di vita, indipendenza: “Nel millesimo giorno dell’invasione russa, gli ucraini continuano ancora a combattere e difendersi, si rendono conto che l’obiettivo della Russia di annettere completamente l’Ucraina non è cambiato”. Poi l’attivista chiarisce: “Gli ucraini, più di chiunque altro, vogliono la pace, ma l’occupazione russa non è pace, è un campo di concentramento”.