Contro la piaga di un wokismo “che odia i francesi (e gli ebrei) in quanto bianchi”. Dopo Amsterdam: parla G. W. Goldnadel, presidente di Avocats sans frontières
Dopo che i sostenitori del Maccabi Tel Aviv sono stati attaccati per le strade di Amsterdam, al termine della partita di Europa League tra la loro squadra e l’Ajax, alcuni rappresentanti della France insoumise, il partito della sinistra radicale francese guidato da Jean-Luc Mélenchon, hanno cercato di minimizzare o giustificare queste violenze, afferma l’avvocato e saggista Gilles-William Goldnadel. Presidente di Avocats sans frontières, quest’anno, per le edizioni Fayard, ha pubblicato “Journal de guerre. C’est l’Occident qu’on assassine”. Un diario di guerra che inizia il 7 ottobre, giorno del pogrom antisemita di Hamas contro lo stato ebraico. “Una guerra – come si legge sulla quarta di copertina – contro la disinformazione mediatica per motivi ideologici, a partire da quella della televisione pubblica. Una guerra contro la follia che si è impossessata di un occidente in perdizione a causa della piaga di un wokismo che odia i francesi in quanto bianchi”.
“Aggravando la loro posizione, i deputati della France insoumise giustificano ora la caccia agli ebrei nella città di Anna Frank” scrive Goldnadel sul Figaro. “A Fabien Roussel, non certo sospettabile di eccessiva fedeltà al sionismo, che su X ha scritto “ieri sera ad Amsterdam dei tifosi sono stati inseguiti, minacciati e linciati per strada in una città europea perché ebrei”, la deputata della France insoumise nell’Ille-et-Vilaine, Marie Mesmeur, ha risposto senza vergogna: “Queste persone non sono state linciate perché ebree, ma perché razziste e favorevoli al genocidio”. Con lodevole rapidità, il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha sollecitato la procura della Repubblica sul suo caso per apologia di reato. Anche Avocats Sans Frontières e diversi cittadini israeliani feriti si rivolgeranno al procuratore della Repubblica. Con altrettanta rapidità, i suoi colleghi Insoumis hanno dato prova di un ottimo spirito di solidarietà. Del resto Boyard, Panot e altri deputati si sono impegnati alacremente nel cercare, se non di far vietare la partita di calcio Francia-Israele, quantomeno di fare in modo che si svolgesse nelle peggiori condizioni di sicurezza possibili. Ovviamente hanno applaudito lo striscione “Free Palestine” srotolato dagli ultras del Paris Saint-Germain, e falsamente considerato “pro palestinese” e pacifico quando in realtà illustra in maniera bellicosa un guerriero con la kefiah.
La reazione dei media alla caccia agli ebrei nelle strade della città di Anna Frank è stata abbastanza coerente con le varie sensibilità politiche. Mentre la stampa di destra e di centro è stata irreprensibile, Libération ha ritenuto opportuno di dover insistere, senza scusarsi, sul fatto che i sostenitori del Maccabi Tel Aviv, alla vigilia di quello che è difficile descrivere come qualcosa di diverso da un pogrom, si sarebbero comportati male, attaccando una bandiera palestinese o facendo commenti inappropriati. Da parte sua, la televisione pubblica ha fatto pesanti riferimenti agli “scontri” all’inizio della sequenza, e una giornalista di France Info ha parlato venerdì di “ultras del Maccabi inseguiti da filopalestinesi”, senza che fosse chiaro come facesse a sapere che tutti i tifosi israeliani inseguiti avessero delle opinioni estreme. Naturalmente non è nostra intenzione far passare tutti i tifosi di calcio come degli illustri pianisti, ma questo genere di commenti rischia di sminuire la responsabilità delle bande islamiste piene di odio che hanno dato vita a una caccia organizzata e premeditata agli ebrei, grazie soprattutto alle informazioni ottenute dai tassisti che hanno indicato gli alberghi in cui alloggiavano gli israeliani.
Un articolo documentato del Daily Telegraph dell’8 novembre descrive nei dettagli questo linciaggio premeditato: “Gli attacchi ai tifosi ebrei sono stati pianificati e coordinati utilizzando Whatsapp e Telegram”. Uno dei messaggi recitava: “Domani, dopo la partita, di notte, seconda parte della caccia agli ebrei”. Un altro: “Domani, ci occupiamo di loro”. I partecipanti si riferiscono ai tifosi israeliani come “cani cancerogeni”. Per il resto, il Telegraph descrive scene di estrema violenza e odio che giustificano il termine che ho usato sopra e che di solito uso con parsimonia.
La mia immaginazione è impotente nel descrivere la reazione dei media e della politica se un osservatore cercasse di giustificare una “spedizione punitiva” con il fatto che alcuni sostenitori algerini si sarebbero comportati male. Non invidio il suo destino sociale o professionale. Dunque, durante gli incidenti della partita Francia-Algeria, quando la Marsigliese è stata sonoramente fischiata e i tifosi algerini violenti hanno invaso il campo, cosa avrebbero detto gli Insoumis se alcuni deputati avessero giustificato una caccia agli arabi nel centro di Parigi? Sartre, nelle sue “Réflexions sur la question juive”, ha spiegato bene il fenomeno antisemita. Col pretesto che c’erano dei ladri ebrei, tutti gli ebrei dovevano essere puniti. All’estrema sinistra, nella galassia degli Insoumis, questo tipo di ragionamento razzista applicato a pochi ultras ha dato persino l’autorizzazione a rallegrarsi della punizione inflitta a tutti gli ebrei. La reazione dei politici, a parte il già citato partito di estrema sinistra il cui antisemitismo non ha più bisogno di essere documentato, non può essere criticata, perché la condanna è stata unanime. Ci soffermeremo tuttavia su quella del capo dello stato.
Emmanuel Macron ha evocato senza esitazione “i momenti più indegni della storia”. Ma la dura verità ci costringe a confessare che lo zig e zag del suo discorso ci fa girare la testa e il fatto che si sia rifiutato di partecipare alla Marcia contro l’antisemitismo islamico (il 13 novembre 2023) ci fa smettere di camminare. Da troppo tempo dico e scrivo che l’odio orientale nei confronti dell’ebreo occidentale non può essere separato dall’odio verso l’uomo bianco. L’odio per l’israeliano non può essere separato dall’odio per il francese d’origine. Non vedo alcuna differenza di odio tra il picchiare un israeliano per le strade di Amsterdam e il picchiare un francese, ebreo o no, per le strade di Parigi. E sono gli stessi delinquenti politici che giustificano queste violenze laggiù come da noi. E’ ora di fermarli senza pietà. A Amsterdam è mezzanotte meno cinque. E’ la stessa ora a Parigi.
(Traduzione di Mauro Zanon)