La realizzazione delle opere per Milano-Cortina 2026 è passata da essere un progetto appassionante a una via crucis piena di ritardi e costi in più. Fatta eccezione per l’ateneo milanese, che ha dato il via al primo laboratorio in Italia per tecnologie degli sport invernali
Poteva essere un comodo e appassionante slalom gigante e invece la realizzazione delle opere per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 è diventata una via crucis. A partire dall’Arena di Santa Giulia, dedicata all’hockey ma che è risultata “fuori norma” per il Coni, per non parlare delle 24 strutture che subiranno ritardi e non saranno pronte prima del 2027, dopo la conclusione dei Giochi Olimpici. Tra queste la variante del Longarone, che ha un costo di più di 395 milioni di euro.
Ma c’è chi è sempre un passo avanti, proprio in vista delle Olimpiadi invernali: è il Politecnico di Milano. Lo ha ricordato la rettrice Donatella Sciuto – durante l’apertura dell’anno accademico – parlando di ricerca: “Il Politecnico di Milano è infatti un punto di riferimento come dimostra lo Human Performance Lab, con sede al Polo di Lecco, le cui attività vanno dalla valutazione della performance sportiva e all’ergonomia di protesi e ausili, così come il CryoLab, unico laboratorio in Italia per gli sport invernali”. Il professor Francesco Braghin (dipartimento di Meccanica), coordinatore del progetto CryoLab (Polimi) spiega al Foglio: “Il laboratorio nasce per studiare il comportamento di strutture civili e materiali nelle basse temperature. Siamo partiti alcuni anni fa con una struttura in grado di testare dal materiale alle componenti fino a meno 250 gradi. Recentemente abbiamo aggiunto un tunnel da 65 metri (in fase di realizzazione) per provare materiali e componenti in movimento relativo (strisciatura). Il costo si aggira sui 5 milioni di euro. Pensiamo a testare gli sci, i pattini, tutto ciò che striscia su ghiaccio e neve. Abbiamo ottenuto, assieme al finanziamento dell’ateneo, fondi del Pnrr: i tempi sono stretti e l’impianto dovrebbe essere pronto per la fine del 2025. Sono interessate molte aziende e l’auspicio è che aiuti la nostra ricerca e quella delle imprese del settore. Oltre alle aziende sportive è interessato anche il gruppo Pirelli, per gli pneumatici”. Anche questo laboratorio trova spazio a Lecco.
Il professor Marco Tarabini (dipartimento di Meccanica) responsabile dell’attività dello Human Performance Lab (Polimi), che riunisce un team interdisciplinare d’élite, spiega al Foglio: “Abbiamo aggregato le diverse anime dell’ateneo che si occupano di ricerca e di sport, costituendo un laboratorio in grado di occuparsi della persona, delle sue prestazioni sportive, non solo delle tecnologie e dei materiali. Abbiamo deciso di collocarlo nel polo territoriale di Lecco. Chi frequenta il laboratorio sono gli atleti, come Beatrice Colli (campionessa mondiale di arrampicata Speed), che viene ad allenarsi al laboratorio ogni 15 giorni. C’è anche una squadra di pallavolo di serie B.
Il laboratorio è un accentratore di strumenti che permettono di valutare la prestazione sia fisiologica che cognitiva in diversi tipi di sport. Facciamo accordi con le società sportive che ci mandano gli atleti per i test e, a differenza di un qualsiasi laboratorio per lo sport, noi abbiamo una cassetta degli attrezzi che lavora sulle prestazioni degli atleti. Con un gruppo di bambini abbiamo analizzato i movimenti relativi al salto e alla corsa, con obiettivi scientifici, senza badare alle prestazioni in questo caso”. Il Laboratorio è impegnato nella preparazione delle Olimpiadi invernali? “A Cortina la pista per il bob non è ancora pronta e allora stiamo facendo dei test con un simulatore (una piattaforma gigante con un sistema di analisi del movimento) per riprodurre le vibrazioni e le sollecitazioni della pista e per aiutare gli atleti a conoscere e memorizzare, nel modo più verosimile possibile, il tracciato della pista”. In attesa del vero impianto il Poli ha creato una pista virtuale per gli atleti del bob. In attesa di poterli vedere correre sull’agognata pista olimpica.
Il campione olimpico Filippo Ganna – presente all’apertura dell’anno accademico del Poli – ha spiegato come “ultimamente la tecnologia faccia parte quasi più dell’80 per cento della prestazione atletica. Oltre alla performance fisica, il materiale utilizzato, i componenti e lo studio che ci sono dietro fanno parte di un lungo percorso che comunque sono anni che va avanti”. La tecnologia, la preparazione, i materiali sono necessari ma per vincere occorre pur sempre un campione.