“La sentenza della Consulta demolisce la legge Calderoli”. Parla Franco Bassanini

Intervista all’ex ministro per la Funzione pubblica e gli affari regionali: “Tutte le disposizioni fondamentali della riforma vengono dichiarate incostituzionali o interpretate in modo diametralmente opposto a quello che era nelle intenzioni del governo. La legge andrà riscritta”

“La sentenza è un pugno in faccia per Calderoli”. E’ netto il giudizio di Franco Bassanini, costituzionalista e già ministro per la Funzione pubblica e per gli affari regionali nei governi Prodi, Amato e D’Alema, sulla sentenza della Corte costituzionale sull’autonomia differenziata. “In attesa del deposito della sentenza, il comunicato della Corte è abbastanza chiaro: tutte le disposizioni fondamentali della legge Calderoli vengono dichiarate incostituzionali oppure interpretate in modo diametralmente opposto a quello che era nelle intenzioni del governo”, spiega Bassanini al Foglio.

Vantare come un successo il fatto che la Consulta abbia riconosciuto la legittimità costituzionale dell’autonomia differenziata mi sembra un po’ ridicolo. L’autonomia differenziata è prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, quindi la Corte non potrebbe mai dire che essa è incostituzionale. Il punto è come questo articolo viene interpretato”, aggiunge Bassanini, che è stato anche componente del comitato tecnico per l’individuazione dei Lep (Liveli essenziali delle prestazioni), prima di dimettersi insieme a Giuliano Amato, Franco Gallo e Alessandro Pajno.

“Le ragioni che furono dettagliate nella nostra lettera di dimissioni coincidono con i motivi usati ora dalla Corte costituzionale nel definire illegittime le disposizioni chiave della legge Calderoli. Se il ministro ci avesse ascoltato avrebbe evitato questa situazione imbarazzante”, afferma Bassanini. La Consulta ha bocciato sette norme della legge Calderoli, e ha imposto per altre una interpretazione opposta a quella del legislatore (ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che più volte gli è “capitato di promulgare una legge che non condivido, che ritengo sbagliata, anche inopportuna”, ma che una volta approvata dal Parlamento ha “il dovere di promulgarla” salvo “non rilevi evidenti contrasti con la Costituzione”).

La sentenza afferma, innanzitutto, che alle regioni non possono essere trasferite materie ma soltanto “specifiche funzioni legislative e amministrative”. “Le regioni non possono chiedere, per esempio, le competenze in materia di commercio estero, di istruzione o di energia. Possono chiedere specifici compiti – spiega Bassanini – Viceversa, il trasferimento delle competenze di intere materie scardinerebbe lo Stato: in molte di queste materie bisogna oggi fronteggiare sfide globali (come la transizione ambientale e energetica), con politiche comuni concertate in sede europea, altro che spezzettarle per ventuno regioni”, ragiona l’ex ministro.

Un’altra disposizione importante della legge Calderoli bocciata dalla Consulta è quella che prevede che sia il governo a determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. “Ma la Costituzione prevede invece che questi Lep siano determinati per legge. La Corte costituzionale non esclude che la legge possa essere un decreto legislativo, ma il Parlamento deve in tal caso stabilire prima con legge delega idonei princìpi e criteri direttivi”, spiega Bassanini. Il ministro Calderoli sostiene che questi princìpi sono già contenuti nella legge di bilancio per il 2023. “In realtà quelli sono criteri vuoti”, replica Bassanini. “In base a quei criteri, ad esempio, non è possibile capire se i Lep in materia di istruzione devono garantire il tempo pieno a scuola al 20 o al 50 per cento degli studenti o se negli asili occorre avere un educatore o educatrice ogni 5, 10 o 20 bambini. I principi e i criteri direttivi devono invece dare al governo indicazioni precise per la determinazione delle singole prestazioni e servizi pubblici che incidono sull’esercizio dei diritti civili e sociali, e la Corte lo ricorda”. “E’ chiaro che questo significa rinviare di molto i tempi dell’attuazione dell’autonomia differenziata, considerando l’alto numero di prestazioni che riguardano i diritti civili e sociali e la complessità del lavoro di determinazione dei Lep relativi. La legge va rifatta da cima a fondo”.

Nel comunicato la Corte costituzionale fa anche numerosi richiami alla questione degli equilibri finanziari. “Non si può determinare un livello essenziale delle prestazioni in astratto, senza tener conto degli altri livelli essenziali e delle risorse disponibili per finanziarle. Il governo può stabilire che il tempo pieno a scuola debba essere garantito ad almeno il 70 per cento degli studenti, ma se poi per garantire questo non si riesce a finanziare un altro livello essenziale, come le pensioni sociali, si pone un evidente problema di allocazione delle risorse, che solo il Parlamento può risolvere”, dice Bassanini.

L’ex ministro sottolinea l’importanza della parte iniziale del comunicato della Corte, in cui si afferma che l’autonomia va conciliata con i princìpi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell’equilibrio di bilancio e della sussidiarietà: “La Corte respinge l’idea di un regionalismo competitivo. Il regionalismo deve essere cooperativo e solidale, deve servire a dare migliori risposte ai bisogni dei cittadini dove effettivamente serve la differenziazione nell’esercizio di determinati servizi. E’ proprio una radicale contrapposizione all’interpretazione del modello di regionalismo che ha ispirato la legge Calderoli”.

Un ultimo pensiero va alla richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli: quale sarà il suo destino dopo la sentenza della Consulta? “Difficile dare una risposta prima di aver letto il testo della sentenza. Ma se si scopre che tutte le disposizioni che hanno portato alla sottoposizione della richiesta di referendum sono state dichiarate incostituzionali, la Cassazione potrebbe ritenere che non ci sia più materia per il referendum, oppure potrebbero farlo gli stessi proponenti”, conclude Bassanini.



  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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