Mentre il mondo sobbolle come mai. La Terza guerra mondiale, la chiama il Papa. Nascere proprio adesso, Giovanni, che incosciente. Ma io, dopo annosi turbolenti travagli, ho deciso di fidarmi di Dio. Sono qui che ti aspetto, bambino
All’alba del 6 novembre ho aperto lo smartphone: Trump. Mi sono raggomitolata sotto le coperte. Quanto dolce il letto, in una mattina fredda. Il letto è un limbo in cui stamane vorrei insediarmi stabilmente. Mala tempora currunt, mi dico da sotto le coperte. Per fortuna sono chimicamente attrezzata. Allungo una mano al comodino. Tavor. Tuttavia, sto male. Siamo fra un criminale e un pazzo. Per non parlare del Medio oriente. Un’ora buia. Missili ipersonici circumnavigano il pianeta, russi, nordcoreani. Ci passano sulla testa – noi, distratti. Speriamo sappiano fare bene i calcoli. M’immagino una sala dei comandi con colonnelli e generali, e decine di computer, e ufficiali chini sulla tastiera. Corrono sullo schermo algide incomprensibili formule, “Agree?”, chiede infine un computer. E il soldato preme. (Da noi, nei centri commerciali, milioni di palle per l’albero).
Personalmente sono da tempo disposta a levare il disturbo. Ma, i figli, e i nipoti all’asilo. E poi lui, Giovanni, il primo bambino di mia figlia, atterraggio previsto il 15 dicembre. Dentro a quest’ora buia. Che momento per nascere, rifletto cupa, senza voglia di alzarmi dal letto. Poi mi ricordo che mia madre è del 13 ottobre del 1915: a Londra, in una notte di bombe. Mio padre è del ’14: un mese prima di Sarajevo. Un anno dopo, suo padre sul Piave. Otto anni dopo, la Marcia su Roma. E lui, a 28 anni, con la Julia in Russia. Un T-34 sovietico una notte, nella neve, appena fuori da un’isba, gli passò accanto. I cingoli a un passo, sferraglianti. Lui con un balzo disperato si spostò. Se lo sognava, a Milano, quand’ero bambina. Nella notte un urlo, un tonfo. Mio padre cadeva dal letto: era il T-34, ancora. Tuttavia, quei due hanno avuto tre figli, quattro nipoti, due pronipoti – per ora. E adesso c’è Giovanni: dicembre 2024. Mentre il mondo sobbolle come mai. La Terza guerra mondiale, la chiama il Papa. Nascere proprio adesso, Giovanni, che incosciente. Ma io, dopo annosi turbolenti travagli, ho deciso di fidarmi di Dio. Sono qui che ti aspetto, bambino.