La foto di Terni c’è. I leader si fanno immortalare insieme, ma per vincere potrebbe non bastare: “Purtroppo il sindaco Bandecchi è ancora popolare e può essere decisivo”
Terni, dal nostro inviato. E’ la piazza che lo chiama. E così tra Elly Schlein, Giuseppe Conte, Fratoianni&Bonelli è tutto un abbraccio, un buffetto e un sorriso ricambiato. Alla fine arriva persino un bacio. Sigillo di un’alleanza che in Umbria piace sia alla base del Pd, sia a quella del M5s. Dopo la foto di Narni, cinque anni più tardi, ecco la foto di Terni. Il centrosinistra spera che questa volta vada meglio e che Stefania Proietti, sindaca di Assisi, batta la governatrice uscente, la leghista Donatella Tesei. Lei nel dubbio, in sit-in contro la mala sanità regionale davanti all’ospedale Santa Maria di Terni, nel bel mezzo della mattinata, prende per mano uno a uno i leader. E quelli, in ordine alfabetico, preparano con le loro parole il suo intervento finale. “Se ve volete menà, menatevi dentro le stanze, ma fuori dovete sta’ insieme”, strilla Rita, pensionata ternana, travolta da una passione che le fa interrompere persino il sermone di Conte. “Io – spiega – sono figlia di un deportato, nera non ci voglio morì. Voto Pd ma quello che conta oggi è il centrosinistra unito”. Il suo entusiasmo contagia i presenti. E così la piccola folla davanti al caffè Terni intona “Unità, unità, unità”.
L’appuntamento era fissato per le ore 10. Prima delle 11 però non si vede nessuno. “Porta bene”, garantisce Marina Sereni, ex parlamentare Pd e responsabile Sanità della segreteria di Schlein. Tra lei e Conte, assicurano entrambi gli staff, nessuna gara a chi fa aspettare l’altro. A differenza di quanto fatto trapelare ieri dal M5s – “ci incontriamo ma è un caso” – l’operazione è stata messa a punto insieme, sul territorio. Ci hanno pensato Thomas De Angelis, coordinatore in Umbria del M5s, e il segretario regionale del Pd, Tommaso Bori, supportato dal segretario Pd a Terni Pierluigi Spinelli. Quindi vi eravate organizzati? Chiedono i cronisti a Conte appena arrivato. E lui sornione: “Alla fine, cosa conta? L’incontro c’è o non c’è?”. Serve prudenza. La dicitura “progressisti” e la scelta di campo, quello sinistro, è tra i quesiti che il M5s ha pubblicato ieri per sottoporli agli iscritti. In caso di flop su questa linea, spiegano da Via di Campo Marzio, sarà Conte ad andarsene.
Non è certo una canonica chiusura di campagna elettorale. Cassa, microfono e contatto con le persone. Roba da corteo studentesco. Nessun palco o palchetto a dividere i leader dalla propria gente. E’ la sinistra sit-in che sta in mezzo al proprio popolo “non – per dirla con la segretaria – come Meloni che da due anni è chiusa nei palazzi e ha perso il contatto con le persone, con la realtà”. Certo prima dell’arrivo dei leader militanti del Pd e attivisti grillini hanno fatto fatica a fare amicizia. Le buone intenzioni non mancano, ma davanti a questo baretto preospedaliero è come stare in un posto dove si svolgono due manifestazioni parallele: da un lato sventolano le bandiere dei 5 stelle, dall’altro quelle del Pd. L’infettivologo e senatore Andrea Crisanti e Walter Verini, che in Umbria è stato commissario regionale del partito, si aggirano tra i militanti del M5s come ambasciatori in terra straniera. Sorrisi e pacche sulle spalle. Popoli diversi si annusano e cercano di volersi bene. Pamela Cutino, 50 anni, ex oss, adesso senza lavoro per assistere il figlio malato, è una grillina della prima ora. Nel giorno in cui Conte ha pubblicato anche il quesito che serve a liquidare defintivamente Beppe Grillo, dice: “Conte è il migliore. Grillo deve fare come un buon padre: lasciare andare suo figlio”. E questa alleanza con il Pd, la convince? “Con Renzi non si poteva parlare, ma Schlein è brava, dobbiamo andare insieme”. Anche Tiziana, signora sulla settantina, ma vera bimba di Conte, non ha dubbi: “Andare uniti è l’unico modo per togliere di mezzo questa destra”. Basterà?
Più che crederci, da queste parti ci si spera. “Quando Zingaretti mi nominò commissario nei circoli c’era un’enorme delusione”, racconta Verini. “Elly ha riportato entusiasmo. In Umbria abbiamo ripreso comuni importanti: da Bastia a Spoleto, passando per Montefalco e Marsciano. Sono segnali ottimi”. Lo rincuora anche Fabrizio Bellini, ex sindaco di Amelia e segretario del partito nella provincia di Terni: “L’altro giorno all’evento elettorale che abbiamo organizzato ad Amelia c’erano 400 persone, una cosa mai vista”. A preoccupare è Stefano Bandecchi, l’istrionico sindaco livornese di Terni, proprietario dell’università Niccolò Cusano ed ex presidente della Ternana. Con la sua Alternativa popolare sogna di fare quello che ha fatto Claudio Scajola in Liguria: Terni come Imperia, decisiva per la vittoria del centrodestra. “Purtroppo è ancora molto popolare, se la partita si decide per qualche migliaio di voti può essere decisivo”, riconoscono dal Pd. Alle Europee di giugno Bandecchi ha preso 7.245 voti, quasi cinquemila nella provincia di Terni. Non è un caso dunque che questo sit-in di fine campagna elettorale per Schlein, Conte & Co sia proprio qui: a Terni si decide la partita.
Gli interventi dei leader si somigliano tutti: la sanità depredata dai privati, l’autonomia smantellata dalla Corte costituzionale, il flop della destra sui migranti in Albania. A unire è sempre un’idea resistenziale. Proietti nel suo intervento sventola una copia della Costituzione: “Si può andare a votare con questa in mano”, dice evocando la scena finale di un film che questo anno a sinistra ha accesso forti passioni.“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Un domani ci sarà anche per questo centrosinistra?