Perché è difficile che Musk riesca laddove fallì Reagan: tagliare le agenzie federali

Donald Trump si è ben cautelato: al ceo di X concede i riflettori, ma non i denti per mordere. Sotto il profilo dell’ordinamento statunitense, il Doge non è affatto un dipartimento dotato di poteri esecutivi: quelli li può istituire solo il Congresso

Si legge in Italia e in Europa che Elon Musk e Vivek Ramaswamy, la coppia di accaniti suoi sostenitori che Donald Trump ha posto alla testa del Department of Govern Efficiency meglio noto con l’acronimo Doge, è pronta a usare la mannaia verso migliaia di dipendenti pubblici federali, ad abolire interi dipartimenti dell’esecutivo, e a mutare regole e apici delle maggiori agenzie federali. In effetti, in campagna elettorale Musk ha detto di essere pronto a indicare 2 mila miliardi di dollari da tagliare sui 6.750 miliardi di spesa pubblica federale, e Ramaswamy si è detto convinto della necessità di fare a meno del 75 per cento dei 3 milioni di dipendenti pubblici federali, abolendo anche Fbi, Irs (che è l’equivalente della nostra amministrazione tributaria tra Mef e AgEntrate), nonché l’intero dipartimento dell’Educazione.

La realtà è però molto diversa. Trump non è così pazzo come spesso ama sembrare. Utilizza Musk negli Stati Uniti e nel mondo come un maglio a sostegno della rivoluzionaria volontà innovativa che collega al suo ritorno alla Casa Bianca. Ma allo stesso tempo Trump si è ben cautelato, a Musk concede i riflettori ma non i denti per mordere. Il Doge, infatti, sotto il profilo dell’ordinamento statunitense, non è affatto un dipartimento dotato di poteri esecutivi: quelli li può istituire solo il Congresso, non la Casa Bianca. il Doge sembra invece una commissione cui è affidato il compito di avanzare proposte entro due anni dall’istituzione. Nessuna di queste proposte entra in vigore se non è fatta propria da un ordine esecutivo presidenziale o senza l’approvazione dei componenti del governo ai vertici dei dipartimenti.

Il Doge potrà proporre audit nelle diverse branche dell’amministrazione, non promuovere indagini con facoltà di assumere misure di responsabilità civile, penale o amministrativa contro capi o funzionari dell’amministrazione pubblica accusati di dilapidazione di risorse del contribuente. Diverse figure di primo piano del mondo libertario pro Trump sono infatti rimaste deluse, nell’apprenderlo, pregando su X Musk e Trump di evitare di bagnare le polveri della rivoluzione antistatalista proprio ora che c’è la possibilità di farla. Senza testi precisi sui compiti affidati al Doge, l’interrogativo resta aperto. Ma Trump, negli ultimi giorni di campagna elettorale, da una parte ha ripetuto che Musk al Doge sarà l’equivalente di un nuovo “progetto Manhattan”, cioè di una bomba atomica sull’apparato pubblico federale degli Stati Uniti. Dall’altra ha invece dichiarato “il Doge ci darà consigli e linee guida da organo estero al governo, li darà alla casa Bianca e all’Office of Budget management per incisive riforme”.

Certo, difficile pensare che tante fanfare per Musk diano luce solo a una vana commissione di studio, come una delle tante abortite in Italia nei decenni sulla riforma della Pubblica amministrazione. Trump è animato da una sete di vendetta fortissima contro il Deep State, considerato una permanente ombra che spinge la politica americana verso statalismo e socialismo. Ma è anche vero che, nella recente storia degli Stati Uniti, il progetto di riforma dell’amministrazione federale affidato da Bill Clinton al suo vicepresidente Al Gore entusiasmò le sinistre europee con lo slogan “Reinventing Government”, ma negli States fu un fallimento. E sinanco Ronald Reagan, che pure nel suo discorso d’insediamento ci entusiasmò con lo slogan “il governo non è la soluzione al problema: è il problema”, dovette anche lui abbandonare l’idea di abolire intere agenzie e dipartimenti federali.

Chi scrive è molto scettico sul fatto che Trump riesca dove Reagan fallì. Nel Congresso i difensori delle agenzie e dei Dipartimento federali son o fortissimi. Mentre una fortissima deregulation, quella sì che si può fare con ordinanze esecutive presidenziali e schierando in prima fila il dipartimento di Giustizia e quello del Commercio. Speriamo di avere in tempi brevi i testi normativi della rivoluzione antistatalista annunciata. Ma certo è che, sinora, sono fattualmente infondate le urla europee contro Musk eversore dei check and balance della democrazia americana. Sono solo un’altra prova del tribalismo deviato con cui in Europa si guarda a ciò che sta avvenendo negli States.

Leave a comment

Your email address will not be published.