L’Unione europea ha le prove di una fabbrica russa di droni nello Xinjiang

La Russia ha iniziato a produrre droni militari nella regione occidentale della Cina: un nuovo passo nell’internazionalizzazione e nell’escalation della guerra contro l’Ucraina. La reazione di Bruxelles

Bruxelles. L’Unione europea ha prove “concludenti” che la Russia ha iniziato a produrre droni militari nello Xinjiang, regione occidentale della Cina, in quello che sarebbe un nuovo passo nell’internazionalizzazione e nell’escalation della guerra contro l’Ucraina. “Abbiamo avuto notizie da fonti di intelligence dell’esistenza di una fabbrica russa dentro la Cina che produce droni da consegnare alla Russia. Abbiamo prove chiare che questo sta accadendo. Dobbiamo vedere se c’è una cooperazione diretta tra Russia e Cina”, ha detto un alto funzionario dell’Ue. Lunedì i ministri degli Esteri dei ventisette stati membri discuteranno dei droni militari russi prodotti in Cina e della possibile reazione. Non ci sarà una decisione. L’Ue non ha ancora chiaro quale sia il livello di coinvolgimento della leadership cinese.

Ma nessuno a Bruxelles è disposto a credere che la fabbricazione di droni russi nello Xinjiang sia avvenuta senza almeno il consenso del presidente Xi Jinping, se non con il sostegno esplicito – soprattutto perché riguarda una delle regioni più sotto controllo dalla leadership cinese, i cui prodotti da esportazione sono sotto sanzioni in diversi paesi occidentali per via dello sfruttamento del lavoro forzato degli uiguri. “E’ difficile credere che questo possa accadere senza che le autorità cinesi ne siano a conoscenza”, spiega al Foglio l’alto funzionario dell’Ue. Sarebbe il superamento dell’unica vera linea rossa fissata dall’Ue alla Cina. L’Ue ha adottato sanzioni contro tutti i paesi terzi che hanno fornito assistenza diretta alla Russia (Bielorussia, Iran e Corea del nord). La reazione dovrebbe essere la stessa per la Cina, a meno che non decida di chiudere la fabbrica russa e bloccare la fornitura di droni militari come le chiederanno di fare gli europei.

Xi Jinping finora ha sempre assicurato agli europei che la Cina non aveva e non avrebbe mai fornito materiale militare e armi alla Russia. L’Ue ha usato i suoi canali per protestare contro il trasferimento di tecnologia e beni a uso duale (civile e militare) che venivano ritrovati sul campo di battaglia in Ucraina. I ventisette hanno anche imposto sanzioni ad alcune imprese cinesi coinvolte nell’elusione delle sanzioni occidentali. Ma la fornitura di droni è considerata di “altro livello”, spiega un diplomatico: la svolta è “seria e grave”. A settembre, Reuters aveva rivelato sulla base di documenti di intelligence che Iemz Kupol, una sussidiaria della società di armamenti statale russa Almaz-Antey, aveva sviluppato e testato in volo in Cina un nuovo modello di drone chiamato Garpiya-3 con l’aiuto di specialisti locali. Inoltre, Kupol aveva comunicato al ministero della Difesa russo che era in grado di produrre droni su larga scala in una fabbrica in Cina in modo che le armi potessero essere usate nella “operazione speciale militare” in Ucraina. “Finora non avevamo mai auto prove di trasferimento di materiale militare. Ora stiamo avvicinandoci a una situazione diversa”, conferma l’alto funzionario. La linea rossa era stata fissata non soltanto dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che hanno più volte avvertito Xi che la fornitura di materiale militare avrebbe conseguenze “significative” nelle relazioni con la Cina. Anche diversi capi di stato e di governo hanno lanciato lo stesso avvertimento. “Penso che ci sarebbero conseguenze”, aveva detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, interrogato all’inizio della guerra sulla possibilità di sanzionare la Cina per la fornitura di armi alla Russia.

Secondo le fonti del Foglio, l’Ue inizialmente prenderà tempo per cercare una soluzione amichevole con Pechino. Le informazioni di intelligence a disposizione dell’Ue non permettono ancora di confermare l’effettiva consegna dei droni militari alla Russia. Inoltre “stiamo verificando anche il livello di coinvolgimento del governo cinese”, spiega l’alto funzionario dell’Ue. La prima occasione per chiedere conto a Xi Jinping ci sarà lunedì, durante il summit del G20 a Rio de Janeiro in Brasile, dove saranno presenti anche diversi leader dell’Ue e dei paesi europei. Ma, per l’Ue e i suoi stati membri, la reazione ai droni militari russi prodotti in Cina è una prova di credibilità e determinazione, nel momento in cui potrebbero restare da soli sul fronte ucraino per il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il superamento da parte della Cina della linea rossa fissata dall’Ue sulle forniture di armi alla Russia confermerebbe anche l’emergere di un “asse di avversari” all’opera nel campo di battaglia in Ucraina.

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