L’Italia studia una seconda revisione generale del Pnrr. Con l’imbarazzo di Fitto

Le interlocuzioni fra Roma e gli uffici tecnici di Bruxelles sono in corso. Sul tavolo del confronto sono stati messi in modo esplicito i dati del ritardo, investimento per investimento

Accelera la spesa del Pnrr, assicura il ministro dell’Economia Giorgetti, con la notizia che spenderemo quest’anno 20 miliardi, forse in linea con i dati di finanza pubblica, ma non con i target che scadono nel giugno 2026 del piano europeo visto che dovremmo spendere 120 miliardi nei prossimi diciotto mesi. E anche i dati dell’Anac sui pesantissimi ritardi nell’aggiudicazione degli appalti, pubblicati in anteprima dal Foglio, hanno riaperto un dibattito certamente non nuovo sulla puntualità dell’aggiornamento dei dati ufficiali, compresi quelli di Rgs, richiamando in causa da più parti uno studio Ance-Bankitalia presentato a settembre.

Dibattiti che non spostano di un centimetro la questione fondamentale: il Pnrr italiano sta andando fuori binario e i ritardi cumulati sono ormai vicinissimi al punto di non ritorno, se non lo hanno già superato. A tal punto la situazione è grave che sono cominciate già da tempo le interlocuzioni fra Roma e gli uffici tecnici di Bruxelles per preparare un canovaccio buono per una seconda revisione generale del Pnrr. Formalmente si tratta dei consueti monitoraggi tecnici che la Commissione svolge costantemente sullo stato di attuazione della spesa, ma il punto è che sul tavolo del confronto sono stati già messi in modo esplicito i dati del ritardo, investimento per investimento, e non mancano di certo le situazioni irrecuperabili. Sulla data della seconda revisione generale c’è già un accordo informale, si farà il prossimo febbraio. Per questo si lavora alacremente per arrivare al più presto al pacchetto delle opere da stralciare (perché comunque fuori tempo massimo) e di quelle “sostitutive” da inserire. Gli uffici della Commissione, però, vorrebbero accelerare ulteriormente il percorso per arrivare alla revisione prima dell’insediamento della nuova Commissione, con l’anno nuovo. Visto dal lato dell’etichetta comunitaria non sarebbe proprio il massimo di eleganza che il primo atto del commissario Pnrr e vicepresidente italiano della Commissione, Raffaele Fitto (ammesso che passi il voto di gradimento dell’Europarlamento), fosse la revisione del Piano che ha lasciato lui in Italia.

Se possibile, quindi, si tenterà uno sprint per chiudere la pratica – o almeno la valutazione/assessment della Commissione prima del passaggio definitivo al Consiglio europeo – entro dicembre, insieme alla richiesta della nuova tranche di finanziamento per i target di fine 2024. Se questa accelerazione estrema non riuscisse, sarebbe piuttosto imbarazzante che Fitto vicepresidente della Commissione Ue dovesse valutare con l’anno nuovo la proposta di Fitto ministro italiano. Questo implicherebbe un’ulteriore accelerazione, assolutamente necessaria, sul lato italiano: la sostituzione del ministro con un nuovo titolare delle deleghe Pnrr subito dopo il gradimento dell’Europarlamento a Fitto. In questo modo almeno la forma – non certo la sostanza – sarebbe salva: la firma sotto la richiesta di revisione generale la metterebbe il nuovo ministro.

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