La sindaca di Amsterdam sotto attacco dopo le violenze antisemite

La detesta l’estrema destra, la rinnega l’estrema sinistra: la sindaca di Amsterdam è diventata l’involontaria protagonista dei Paesi Bassi dopo gli attacchi di Piazza Dam. La città è in subbuglio, mentre lei cerca un equilibrio tra pluralismo e sicurezza

Amsterdam. La detesta l’estrema destra, la rinnega l’estrema sinistra, da una settimana è nel caos – di qualunque colore – dopo gli attacchi di Piazza Dam, e da una settimana cerca una complicata sintesi tra gli opposti: Femke Halsema, la sindaca di Amsterdam nella sua ora più delicata, è diventata l’involontaria protagonista dei Paesi Bassi. C’è chi vuole le sue dimissioni, in quanto prima responsabile della confusione nella capitale. C’è chi la considera una traditrice, reazionaria sotto mentite spoglie. Questo succede a usare il lessico dell’equilibrio. Nel corso di queste giornate, Halsema ha detto di “provare vergogna”. Non ha avuto alcuna esitazione a parlare di “caccia all’ebreo, squadrismo mordi e fuggi, pogrom antisemita” (ribadendolo, quando le è stato chiesto di ritrattare). E allo stesso tempo, ha rifiutato categoricamente la narrativa dell’allarme islamico che invece gli ultranazionalisti come Geert Wilders vanno alimentando. “Gli Amsterdammer ebrei non diventeranno più sicuri se gli Amsterdammer musulmani diventeranno meno sicuri. Al contrario”.

Giovedì sera, Halsema ha consegnato un appello ai social: “Alla follia anteponiamo l’onestà e la ragione. Alle provocazioni la calma. Lo scempio nella nostra città inganna: noi siamo tanti di più! Noi siamo gli abitanti di Amsterdam che vogliono lavorare insieme, avere un dibattito pubblico pluralista e contribuire a mantenere una vita pacifica. Prendiamoci cura l’uno dell’altro”. E’ difficile affermare che sul piano logistico la prima cittadina sia esente da colpe: oltre 300 arresti, vandalismi e una metropoli in stato di emergenza sono sintomo di un fallimento civico. E’ ancora più difficile però indicare dove avrebbe potuto fare meglio. Soprattutto a partire da quella fatidica notte (quando i servizi segreti israeliani avvertirono invano le autorità locali: ministeri, intelligence; non certo una sindaca).

Ma oltre i riflettori dell’attualità, chi è Halsema? 48 anni, nata nella vicina Haarlem, una lunga militanza nel progressismo olandese. Dal 1997 fa parte di Sinistra verde, è stata parlamentare fino al 2011 e in seguito è rimasta una storica attivista del movimento. Nel 2018 è diventata la prima donna a ricoprire la carica di sindaco di Amsterdam. E’ stata rieletta a febbraio di quest’anno. Durante il suo mandato si è contraddistinta per una serie di politiche di grande eco mediatica: dal contenimento dell’overtourism alla stretta su luci rosse e cannabis negli spazi pubblici (per recuperare il decoro di un centro storico allo stremo). Ed è la sindaca dell’Amsterdam hipster e multiculturale: paladina delle minoranze – etniche, religiose, Lgbtq – critica del passato coloniale olandese (con tanto di “scuse ufficiali per il nostro ruolo nella storia della schiavitù”).

Un microcosmo di istanze contrapposte, che Halsema si è ritrovata a dover tenere insieme all’indomani del 7 ottobre. Nell’ultimo anno ha sempre riconosciuto e condannato “ogni forma di antisemitismo”, recandosi in visita ad Auschwitz subito dopo gli attentati (repertorio tabù per la nostra sinistra). Quando poi la celebre Pride Walk cittadina aveva definito presenza sgradita “i sionisti e le bandiere d’Israele”, Halsema l’ha attaccata duramente. Al contempo, non ha mai vietato i cortei filopalestinesi. Nemmeno nell’anniversario del 7 ottobre. Soltanto prima di Ajax-Maccabi, ricevendo per questo diverse critiche, aveva richiesto che si tenessero lontano dallo stadio: i disordini successivi l’hanno portata a sospendere il diritto a manifestare fino a giovedì, per motivi di sicurezza. Chi ha aggirato il divieto, scontrandosi con la polizia, è furibondo anche con Halsema.

Più in generale, oggi non c’è voce bipartisan che non voglia le sue dimissioni. Il governo e i sovranisti – Wilders in testa – sostengono che ad Amsterdam è in corso una “crisi di autorità, fuori controllo e tendente all’anarchia”. Mentre i politici di Denk, il partito che cura gli interessi degli olandesi con retroterra migratorio, ritengono che la sindaca “ha aumentato il senso di insicurezza e tensione nella città”. Di fronte agli estremi, Halsema predica lucidità. “Ci troviamo di fronte a un cocktail tossico di antisemitismo, razzismo, teppismo e grande rabbia per la guerra in corso in Palestina e Israele. L’illegalità incontrerà legge e punizione. Le nostre minoranze, protezione e solidarietà”. E’ in gioco un sogno di convivenza, che la prima cittadina non ha alcuna intenzione di degradare a incubo.

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