Dare a Grillo un incarico “esclusivamente onorifico” oppure eliminare il ruolo di garante. Fare accordi con altri partiti oppure “vietare ogni forma di alleanza”. Conte prova a strutturare il partito tra superamento del limite dei due mandati e cambio di nome. Il voto degli iscritti
“Eliminare il ruolo del garante” oppure fargli ricoprire “un ruolo esclusivamente onorifico”. Dare al presidente (Giuseppe Conte) e non solo a Beppe Grillo il potere di fare cambiamenti sul simbolo e sulla “modifica statutaria”. Superare il limite dei due mandati modificando il Codice etico. Dichiararsi forza “progressista” o mantenere “la storica distanza dalla destra e dalla sinistra”. Condizionare le alleanze con “punti programmatici non negoziabili” oppure “vietare ogni forma di alleanza”. Sono solo alcuni dei dodici quesiti all’ordine del giorno su cui gli iscritti al Movimento 5 Stelle sono chiamati a esprimersi con una votazione online che durerà da oggi fino al 20 novembre in vista dell’Assemblea degli iscritti, che si terrà la settimana prossima tra il 21 e il 24.
Il presidente Giuseppe Conte ha un unico scopo: liberare il Movimento dal suo fondatore. Tra modifiche allo statuto, cambio di nome, programmi di alleanze con altre forze politiche, Conte prova a strutturare il partito a sua immagine avendo capito che dal 2013 di tempo ne è passato e che dopo le ultime deludenti elezioni – sia alle Europee che in Liguria è stato superato da Alleanza Verdi e Sinistra – la necessità di una riorganizzazione interna è forte.
I quesiti sul ruolo di Beppe Grillo
La figura di Grillo è diventata troppo ingombrante per il presidente e questa votazione serve anche e soprattutto per “eliminare” il suo ruolo oppure ridimensionarlo, limitando il suo potere “di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente Statuto”. Gli iscritti saranno chiamati a scegliere se trasformare il suo incarico da “a tempo indeterminato” a “per un periodo di quattro anni rinnovabile per non più di due mandati consecutivi” o se fargli ricoprire un “ruolo esclusivamente onorifico” riconoscendo una funzione di natura “consultiva non vincolante”. Fino a ora, il garante ha avuto anche facoltà di “chiedere la ripetizione della votazione che, in tal caso, s’intenderà confermata solo qualora abbiano partecipato alla votazione almeno la metà più uno degli iscritti aventi diritto al voto” se questa aveva a che fare con delle modifiche allo Statuto: uno dei quesiti tenta di “eliminare questa facoltà”.
Un altro quesito riguarda il cambio del nome e del simbolo. Lo Statuto ancora in vigore impone che questa decisione sia presa “di concerto” tra il presidente e il garante, invece se dovesse passare la proposta di modifica, il compito spetterebbe “al presidente o al garante” con una successiva approvazione dell’assemblea degli iscritti.
Il limite dei due mandati
Uno dei dodici quesiti tenta poi di superare un principio fondante del Movimento delle origini: il limite dei due mandati. Le proposte fatte agli iscritti prevedono di aggiungerne uno (e arrivare a tre), di “consentire la possibilità di ricandidarsi dopo aver osservato una pausa minima di cinque anni”, di calcolare solo i mandati “portati a termine” oppure di “eliminare i limiti per il livello comunale”.
Riguardo ai ruoli istituzionali, c’è anche la proposta di limitare gli incarichi rendendo “incompatibile la carica di presidente del Movimento con incarichi istituzionali quali: presidente del Consiglio, presidente della Camera o del Senato, ministro”.
Progressisti o equidistanti?
Gli ultimi due quesiti hanno al centro l’identità politica del partito e chiedono quale posizionamento avere sia in base alla propria storia che rispetto alle alleanze. “Dichiararsi forza “progressista” in quanto forza autenticamente democratica e pacifista, non riducibile solo alle più tradizionali forze di sinistra. Dichiararsi forza di “sinistra”, in ragione delle “nostre battaglie per l’equità sociale e i diritti civili” oppure “non dichiarare alcun posizionamento, ritenuto riduzionista, e mantenere la storica distanza dalla destra e dalla sinistra”. Invece sulle alleanze politiche si chiede se in futuro sarebbe meglio “condizionarle ad alcuni fattori da allegare al Codice etico” come l’elaborazione di un “documento che dichiari i valori e i punti programmatici non negoziabili”, la condivisione di un “accordo programmatico preciso” e la ratifica “della base degli iscritti” oppure in maniera più netta “vietare ogni forma di alleanza”.