Nuovi azionisti per una nuova Montepaschi

Banco Bpm, Anima, gruppo Caltagirone e Delfin rilevano il 15 per cento della banca senese. Lo stato rimane con una quota di poco superiore all’11 per cento

Comincia con il botto la giornata di Montepaschi a Piazza Affari (più 10 per cento in apertura di contrattazioni) dopo che il Mef ha collocato presso investitori istituzionali una nuova tranche di capitale pari al 15 per cento e nell’operazione sono entrati Banco Bpm con il 5 per cento, la società del risparmio gestito Anima con il 3 per cento, il gruppo Caltagirone e la holding della famiglia Del Vecchio, Delfin, entrambi con i 3,5 per cento. Un gruppo di investitori di primo livello che apre una nuova fase nella banca senese dove lo stato a questo punto resta con una quota di poco superiore all’11 per cento, che dovrebbe essere compatibile con gli accordi di privatizzazione presi con l’Europa.

“Non abbiamo bisogno di banche di stato”, ha detto ieri sera il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, contraddicendo quello che per un certo periodo è sembrato essere invece l’obiettivo della Lega insieme con l’ambizione di creare un polo bancario pubblico in Italia. A questo punto, è molto probabile che il Mef resti come azionista di minoranza di una banca privata fino a quando la necessità di fare cassa non suggerirà l’uscita definitiva. Ma si vedrà.

Intanto la novità più importante è rappresentata dal nuovo azionariato del Monte, fatto di tantissimi investitori istituzionali entrati con i precedenti due collocamenti (ma sotto la quota del 2 per cento) e il gruppo di nuovi grandi soci, con obiettivi e ambizioni probabilmente anche molto diverse. Per quanto l’ad della banca milanese, Giuseppe Castagna, si sia sempre detto disinteressato all’affare senese, negli ultimi tempi qualcosa è cambiato complice le riserve di capitale accumulate con gli extra profitti, che hanno già favorito l’offerta pubblica su Anima Holding con l’obiettivo di dar vita a una nuova realtà in Italia leader nel settore della bancassicurazione. Banco Bpm ha dichiarato che non chiederà l’autorizzazione a salire oltre la soglia del 10 per cento, percentuale che potrebbe quasi raggiungere grazie all’acquisto dal Mef del 5 per cento più le partecipazioni in Mps che porterà in dote Anima (in totale 4 per cento) se l’opa promossa sulla società va in porto. E questo farebbe pensare che Castagna non coltiva l’ambizione ad un’aggregazione con Siena che difatti ha sempre smentito ma intende estendere il raggio d’azione di Bpm facendo leva sugli interessi in comune nel settore delle polizze vita. Intanto, il Mef incassa 1,1 miliardi dalla vendita della terza tranche in Mps portando i proventi complessivi della privatizzazione a 2,7 miliardi circa (esclusi i dividendi).

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